lunedì 17 dicembre 2012

Da Bosch a Dali', artisti tra normalita' e follia



Dal 17/2 al Mar di Ravenna anche opere di Ernst, Klee, Basquiat


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Karel Appel, Senza titolo, 1971, olio su tela, cm 55x81, Collezione in Ca' La Ghironda, Modern Art Museum, Zola Predosa (Bo

Thodore Gericault, Le medecin chef de l'asile de Bouffon, olio su tela, Collezione privata.

Victor Brauner, La maman du poete, 1948, olio su tela, Collezione privata

Jean Dubuffet, Arabe au palmier, 1948, pittura alla colla su carta, Collezione privata, courtesy Galleria Tega

Andr Masson, Homme et femme, 1956, olio su carta, Collezione privata

Mattia Moreni, Autoritratto n.2, 1986, olio su tela, Galleria d'Arte Contemporanea Vero Stoppioni, Santa Sofia (FC)

Antonio Ligabue, Autoritratto - inv.177, 1954, olio su masonite, cm 199,7x130,3, Collezione Banca Popolare di Bergamo

Paul Klee, Gebrde eines Antlitzes, 1939, colore a colla, acquarello e matita su carta, Museo del territorio biellese

Salvador Dali': Paesaggio angelico; olio su tela; 1977; Musei Vaticani; Palazzi Apostolici Vaticani; Collezione di Arte Religiosa Moderna

ROMA - L'ambiguo confine tra la creatività dei folli e il disagio espresso dall'arte ufficiale dell'ultimo secolo è al centro della mostra che sarà allestita dal 17 febbraio al Mar-Museo d'Arte della città di Ravenna. Esposte opere di grandi pittori dell'età moderna e del '900, tra cui Bosch, Bruegel, Goya, Klee, ma anche Viani, Baj, Dali', Ernst, Masson e molti altri per esplorare gli incerti confini dell'esperienza artistica al di là delle categorie stabilite nel corso del XX secolo. La mostra, che si intitola 'Borderline. Artisti tra normalita' e follia. Da Bosch a Dalì, dall'Art brut a Basquiat', è stata curata dal direttore scientifico del museo Claudio Spadoni e da Giorgio Bedoni, psichiatra e psicoterapeuta. Una collaborazione indispensabile visto che la rassegna torna ad approfondire ancora di più le tematiche già affrontate dal Mar. Quelle cioé relative alla cultura europea del '900, quando diversi protagonisti delle avanguardie e psichiatri innovatori iniziarono a guardare sotto una luce nuova le esperienze artistiche nate nei luoghi di cura per malati mentali.
Le ricerche di quegli anni avevano infatti avviato una revisione radicale di termini quali 'arte dei follì e 'arte psicopatologica' e presero in esame tali produzioni sia come sorgenti stesse della creatività sia come una modalità propria di essere nel mondo, da comprendere al di là del linguaggio formale. Quello che oggi si individua con il termine 'borderline', vale a dire una condizione critica della modernità, antropologica prima ancora che clinica e culturale. Il percorso espositivo si snoderà in sette sezioni incentrate su diverse tematiche, ma tutte accomunate dalla presenza di opere di Art Brut, realizzate da non professionisti o ricoverati di ospedali psichiatrici, quindi al di fuori delle norme estetiche convenzionali.

(ANSA)

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