Il livello dei mari destinato ad aumentare di 2,7 metri per il riscaldamento globale. A rischio soprattutto la East Coast

«A New York City, per esempio, l’aumento di appena un metro moltiplicherebbe la frequenza di gravi inondazioni: da una ogni secolo a una ogni tre anni». La costa orientale degli Stati Uniti è perciò una «sorvegliata speciale». Lungo i mille chilometri di litorale su cui si affacciano la Grande Mela, Baltimora, Philadelphia e Boston, il livello del mare sta crescendo ad una velocità fino a quattro volte superiore rispetto al resto del mondo. Da una parte all'altra del pianeta sono però centinaia di milioni le persone che vivono in aree costiere relativamente basse: un aumento del livello del mare interesserebbe in maniera drammatica anche i Paesi più poveri, soprattutto quelli in via di sviluppo, ma anche importanti metropoli in Asia. La conseguenza? Come si evince da una seconda ricerca pubblicata anch’essa sulla rivista scientifica Nature Climate Change, i danni economici sarebbero incalcolabili con il rischio di un vero e proprio esodo di rifugiati.
PUNTO DI NON RITORNO - Le probabilità di restare entro la soglia di 2 gradi esplicitamente inserita nell’accordo di Copenaghen diventa una chimera, sostengono gli scienziati. La continua crescita delle emissioni ha reso tale obiettivo - considerato da molti esperti il punto di non ritorno per il pianeta - estremamente difficile e probabilmente impossibile da raggiungere. Con un forte innalzamento delle temperature di 3 gradi, il livello dei mari salirebbe tra i 2 e i 5 metri, riferiscono dal PIK. L'autore principale dello studio è il ricercatore climatico olandese Michiel Schaeffer. Del team fa parte anche lo scienziato australiano Bill Hare. Entrambi lavorano presso Climate Analytics, un ente no-profit con sede a Berlino, che si occupa di clima e collabora con il PIK.
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