Il principe Nayef (Reuters)
Stando al quotidiano al-Riad, Nayef sarebbe morto a Ginevra, in Svizzera, dove aveva una residenza. Nessuna indiscrezione, tuttavia, sulla malattia dalla quale sarebbe strato affetto lo scomparso. Tutti i mass media sauditi alla notizia hanno immediatamente interrotto la normale programmazione per trasmettere al suo posto la recita di "sure" del Corano sullo sfondo di immagini della Mecca: è nella Grande Moschea della principale città santa dell'Islam che domani pomeriggio si terrà una «preghiera per l'anima» del defunto principe, è stato reso noto. Subito dopo, come da tradizione musulmana, seguirà la sepoltura.
Da ciò era scaturita la leggenda, forse non del tutto infondata, di un atteggiamento sostanzialmente anti-occidentale: ma era anche un pragmatico, e dunque sempre disposto ad allacciare e a intrattenere rapporti con qualunque governo, e non solo, la cui alleanza potesse essere positiva per Riad. Il suo motto pare fosse «No al cambiamento, sì allo sviluppo».
Non a caso, oltre a difendere a spada tratta gli interessi petroliferi nazionali, si adoperò per un deciso ammodernamento della macchina militare saudita, coltivando affari fruttuosi anche per i partner, pur di essere in grado di fronteggiare quella che giudicava la peggiore minaccia per la stabilità del Paese: al-Qaeda, di cui stroncò con feroce determinazione ogni seppur timido tentativo di alzare la testa in patria. Specie nel corso del quadriennio 2003-2006, durante il quale reagì da par suo alle accuse americane di non aver assunto una posizione sufficientemente forte nei confronti dell'estremismo, neppure dopo gli attentati dell'11 settembre 2001 a New York e a Washington.
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-06-16/morte-principe-nayef-arabia-saudita-151717.shtml?uuid=AbRAKXtF
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