venerdì 11 maggio 2012
Politica e divisioni
Il Terzo polo appare ormai archiviato, superato. Ma cosa verrà dopo, è ancora un’incognita. Tanto che non è più così scontato che Pier Ferdinando Casini, Gianfranco Fini e Francesco Rutelli procedano ancora a braccetto. E intanto tra i loro partiti la tensione si fa palpabile, tra scambi di accuse e sospetti, neanche troppo dissimulati.
Le macerie dei moderati - E’ un piccolo tsunami, quello che i risultati delle amministrative hanno scatenato tra i terzopolisti. Dopo le deludenti performance elettorali di Udc, Fli e Api, è stato il centrista Casini a suonare il de profundis della creatura nata il 14 dicembre 2010, sull’onda di un voto di sfiducia al governo Berlusconi. I moderati si sono risvegliati “sotto un cumulo di macerie”, ha detto senza mezzi termini Casini dopo il voto delle comunali, osservando l’incapacità di Udc, Fli e Api (anche perché divisi in moltissimi comuni) di ‘lucrare’ sul crollo del Pdl e affermare il Terzo polo come ‘ago della bilancia’ sulla scena politica nazionale.
“Il Terzo polo è stato importante per chiudere la stagione Berlusconi non è in grado di rappresentare la richiesta di cambiamento e novità”, ha scritto su Twitter Casini, certificando la fine di un’avventura durata poco più di un anno.
La nuova stagione – Ma l’uscita del leader dell’Udc non è affatto piaciuta agli alleati di Fli e Api. Ha voluto “buttarla in caciara” per confondere le acque dopo il deludente risultato elettorale, ha sussurrato nei corridoi parlamentari qualcuno particolarmente irritato. Ma Casini ha ribattuto che, d’accordo con Fini e Rutelli, il processo per superare il Terzo polo in un nuovo soggetto più ampio (il Polo della Nazione) che unisse anche pezzi della società civile, era stato avviato già prima delle amministrative. Lui, ha spiegato, ha solo preso atto che il voto di domenica ha aperto “una nuova stagione”, tutta da costruire. E che il nuovo soggetto non potrà essere solo una riproposizione allargata del Terzo polo. Ma “se altri – ha aggiunto - ritengono che le cose vadano bene così, vadano avanti”. Ognuno per la sua strada.
L’aspro confronto – La mossa di Casini ha creato il gelo anche con Fini e Rutelli. Tant’è che un confronto a tu per tu con il presidente della Camera si è reso necessario mercoledì sera. “Con Fini siamo d’accordo anche quando fingiamo di non esserlo”, ha cercato di sdrammatizzare Casini al termine dell’incontro (descritto dai giornali come molto aspro). A Rutelli, invece, nessun accenno. Anche se il leader dell’Api ripete ostinato che no, il Terzo polo non è morto: “Ce n’è bisogno oggi più di ieri”. E anche Fini, aggiunge, concorda che “il progetto non deve finire in soffitta e non sarebbe serio farlo via comunicati stampa”.
Intanto dentro i partiti i sospetti, le perplessità, la confusione regnano sovrane.
Giovedì Fini ha riunito i suoi ‘colonnelli’ per dettare la linea: bocche cucite, nessuna esternazione e soprattutto nessuno sbilanciamento per non creare ulteriore scompiglio in questa delicata fase. Ma basta ripescare le poche battute trapelate negli ultimi giorni via twitter o comunicati stampa, per percepire il clima. “Non crediamo sia sufficiente l’arretramento di qualche punto decimale nei voti dell’Udc, per mandare in soffitta un progetto politico di respiro più ampio”, hanno affermato i senatori dell’Api Franco Bruno e Cristina De Luca. “Su Massimo Costa a Palermo non ci sbagliavamo, su Pierferdinando Casini speriamo di sbagliarci…”, ha scritto velenoso su Twitter il finiano Carmelo Briguglio. “Fini rimetta in campo la nuova destra repubblicana e legalitaria. Altro che moderatismo”, ha sbottato, sempre in un tweet, un altro ‘falco’ finiano come Fabio Granata.
La risposta di Casini? “A me interessa il rapporto personale con Fini: non è che mi sveglio pensando a Granata e mi addormento pensando a Briguglio”. Ma la controreplica non si è fatta attendere: a momenti “anche Casini ci deferiva ai probiviri!”, ha detto Granata, facendo riferimento alla cacciata dei finiani dal Pdl nel 2010. Nervi a dir poco tesi, insomma.
Il futuro – Cosa succederà adesso, nessuno è pronto a scommettere. Casini, corteggiato sia dal Pdl che dal Pd, prende tempo. E si prepara a un ‘viaggio sul territorio’, perché “parlando di alleanze la politica si distrugge”. Mentre l’Udc annuncia che subito dopo i ballottaggi avvierà una campagna (con i primi appuntamenti a Roma, Milano e Napoli) “in vista della costruzione del nuovo soggetto politico”.
I finiani, dal canto loro, fanno intanto sapere che non intendono sciogliersi (ma il più confederarsi) in quel nuovo soggetto: “Lo scioglimento di Fli non è nel novero delle cose possibili”, dice Italo Bocchino. Una nuova conferenza programmatica del partito si farà a giugno. Mentre sul fronte delle alleanze, si attendono gli sviluppi del quadro politico e di una eventuale nuove legge elettorale: “L’ideale – spiega Italo Bocchino – sarebbe una coalizione che tagli le ali estreme e che coinvolga il Terzo polo, il Pd e le anime moderate del Pdl”. Ma, aggiunge, se nel Pdl “davvero ci sarà una svolta con un appello sincero a una nuova confederazione dei moderati, si dovrà valutare la percorribilità di questa opzione”.
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