«Lo Stato non cura, uccide»
L'avvocato De Falco: «Non difenderò più Equitalia. Basta stare zitti».
di Enzo Ciaccio
La dolorosa raffica di suicidi
delle ultime settimane (26 persone si sono tolte la vita perché
ossessionate dalla crisi e dalle cartelle esattoriali) ha indotto Gennaro De Falco,
55 anni, avvocato napoletano, a rimettere il mandato e rifiutarsi di
difendere, da ora in poi, Equitalia nelle cause fiscali intentate contro
i cittadini.
«RINUNCERÒ ALL'ONORARIO». Il suo non è stato solo uno sfogo. «Non difenderò più Equitalia», ha detto secco De Falco a Lettera43.it, «e rinuncerò anche al mio onorario per tutte le cause svolte finora».
L'ULTIMO SUICIDIO A NAPOLI. A portare l'avvocato a questa decisione è stato lo sgomento provato dopo il suicidio di Diego Peduto,
un imprenditore immobiliare di 52 anni, sposato e padre di due figli di
14 e 9 anni, che la sera del 25 aprile si è tolto la vita lanciandosi
dal balcone di casa, in via Cilea a Napoli.
IL CONTENZIOSO CON L'AGENZIA. Aveva ricevuto l’ennesima ingiunzione di pagamento da parte di Equitalia con cui aveva aperto da tempo un aspro contenzioso.
Solo due giorni prima, Peduto aveva già tentato di togliersi la vita ma
gli agenti di polizia allertati dalla moglie erano riusciti a bloccarlo
in extremis mentre si stava accostando alla ringhiera antistante un
precipizio in via Petrarca, nella zona collinare.
DOMANDA. Perché il suicidio di Diego Peduto l’ha sconvolta più di altri?
RISPOSTA. Lo conoscevo. I suoi figli hanno l’età dei
miei. Per anni ha gestito un’agenzia immobiliare nel quartiere dove
abito, a pochi passi dal mio studio. Insomma: le nostre esistenze hanno
camminato parallele, ci siamo sfiorati per anni.
D. Eravate amici?
R. L’ho incontrato la prima volta nel 1995: gli chiesi di tentare di vendere un’abitazione di mia proprietà.
D. Nella lettera pubblica che ha inviato al Mattino, fra le righe, si coglie un senso di colpa.
R. Conosco i drammi di chi deve far quadrare i conti
operando in un contesto sbagliato e ostile. Di quella morte mi sento
corresponsabile, sto pensando di devolvere alla famiglia di Peduto il
denaro che percepirò come onorario da Equitalia.
D. Si sente corresponsabile, ma di che cosa?
R. In Italia si è messo in moto un meccanismo perverso
che sta distruggendo con le tasse famiglie, persone, imprese: non è più
possibile star zitti e fermi.
D. A cosa serve rinunciare a Equitalia?
R. Non so se questa mia scelta servirà a qualcosa, ma
so che di sicuro alleggerirà la mia coscienza e forse aiuterà a
restituire qualche briciola di dignità a chi svolge la mia professione.
D. Quale messaggio lancia alla sua categoria?
R. Nessun messaggio. Però, noi avvocati abbiamo
obblighi deontologici da rispettare: tutti dobbiamo riflettere sulla
sostenibilità sociale ed etica della gestione di questa crisi.
D. Un avvocato è tenuto a difendere anche i capimafia e i pluri-assassini.
R. Non è vero che è obbligato. A me comunque non piace più. Preferisco impegnarmi in altre cause.
D. Crede che altri legali di Equitalia seguiranno il suo esempio?
R. Su Facebook sto ricevendo un sacco di condivisioni.
D. E c’è già stato qualche suo collega che ha fatto la sua stessa scelta.
R. Non sono il primo legale ad abbandonare Equitalia:
alcuni hanno preferito mollare in silenzio. E può darsi che altri lo
stiano facendo anche in questo momento. C’è subbuglio nella categoria. E
maretta.
D. Il Comune di Calalzo di Cadore,
in Veneto, è stato il primo a rifiutare i servizi Equitalia. Basta una
delibera comunale e, senza esattore, si risparmiano pure un sacco di
soldi. Cosa ne pensa?
R. Il problema non è l’esattore, ma l’impostazione
fiscale vigente in Italia che non è più sostenibile, così come le scelte
economiche.
D. Dicono che i sacrifici serviranno a guarirci.
R. Altro che guarigione: così, creda a me, si uccide il malato.
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