venerdì 11 maggio 2012

Complimenti al PD



Pier Luigi Bersani aveva chiarito subito dopo le elezioni: “I nostri elettori hanno compreso la scelta di sostenere il governo Monti”. Eppure alcune scelte rimangono incomprensibili. Non c’è alibi che tenga. Monti o non Monti. Come quella di votare contro l’emendamento presentato il 2 maggio dai senatori Idv Belisario, Pardi, Lannutti e Bugnano che ha reso possibile un taglio alle stellari pensioni dei funzionari di Stato (a votare a favore, addirittura, anche la maggior parte dei senatori del Pdl): ben 69 senatori targati Pd (su 94 totali) hanno deciso di votare contro. Anna Finocchiaro, capogruppo Pd al Senato, ha subito precisato: “Ce l’aveva chiesto il Governo”. Come se fosse una giustificazione più che valida. Ma il Governo non ci sta a tagliare lì dove si potrebbe tagliare. Ci mancherebbe. E infatti, in discussione alla Camera, ha proposto di reinserire la norma cancellata. Secca risposta del partito che ha presentato l’emendamento: “L’IdV non consentirà che alla Camera si riproponga una norma iniqua e vergognosa in un momento così drammatico per la nostra economia”, ha detto Antonio Di Pietro. Smascherando (politicamente) l’esecutivo.
Intanto, però, il Partito Democratico, proprio non ce la fa a dire di no al Governo e agli interessi della Casta che si nascondono dietro tante delle misure adottate dall’esecutivo (quello stesso esecutivo che a novembre blaterava parlando di equità). E infatti ne ha dato nuovamente dimostrazione. Ieri, durante i lavori, le Commissioni riunite Affari Costituzionali e Giustizia hanno dato parere favorevole alla norma presentata dal deputato Pd Roberto Giachetti. Un emendamento inserito nel ddl anticorruzione che, in pratica, pone uno stop al cumulo di stipendi, pensioni e incarichi per i magistrati fuori ruolo. In pratica, se la norma dovesse passare, il servizio in posizione di fuori ruolo svolto da magistrati, avvocati e procuratori dello Stato “non può essere prestato per più di cinque anni consecutivi” e comunque in nessun caso “può superare complessivamente i dieci anni”. E, soprattutto, sarà vietato cumulare il doppio stipendio.
Norma più che mai condivisibile in un periodo di crisi. Eppure, mentre tutti gli altri partiti hanno votato a favore in Commissione, l’unico ad astenersi è stato il Partito Democratico (tranne Paola Concia e Rita Bernardini). Quello stesso Partito Democratico di cui fa parte il  relatore dell’emendamento, Roberto Giachetti. “Sono davvero amareggiato per il fatto che il mio partito non l’abbia votata - ha detto a caldo Giachetti - Si chiedono sacrifici a tutti, non è accettabile che ci siano degli intoccabili come, in questo caso, i magistrati”. Evidentemente il suo partito la pensa diversamente.
C’è, però, una possibile spiegazione. Come accaduto per l’emendamento Idv sulle pensioni d’oro, anche in questo caso il Partito Democratico ha seguito a ruota i diktat dell’esecutivo. Il Governo, infatti, ha subito mostrato di non gradire la norma anti-casta: il Guardasigilli Paola Severino, in linea col suo predecessore Francesco Nitto Palma, ha dato immediatamente parere contrario. Insomma, ancora una volta, il Pd si tiene legato a doppio filo a quello che detta Mario Monti. Ipse dixit. Anche a costo di andare contro un emendamento concepito da un proprio parlamentare. Non sia mai qualcuno osi contraddire il Professor Monti. Tanto oramai ci siamo abituati: una volta presi i voti (e le amministrative attestano una crescita del Pd), ora tocca solo perderli.

Nessun commento:

Posta un commento