lunedì 14 maggio 2012

Chi sono gli anarchici del Fai Narcisi stregati dalla pistola

nucleo Olga, anarchici informali 
 
«Con piacere abbiamo riempito il caricatore», «impugnare una pistola, scegliere, seguire... un confluire di sensazioni piacevoli», «piombo nelle gambe», «imperituro ricordo»: qualcuno aveva scritto che la rivoluzione non è una passeggiata, nessuno aveva osato paragonarla ad un orgasmo.

Men che meno l’aveva messa in pratica con la soddisfazione di chi “sente” di aver correttamente interpretato un manuale di piacere solitario. Ma loro l’hanno fatto, o almeno così scrivono, quelli del nucleo “Olga” (Fai-Fri), la sigla para-anarchica che si dichiara responsabile del ferimento di Roberto Adinolfi.

Narcisismo e polvere da sparo: questa è la strada, annunciano gioiosi. Intanto, per chi come noi ha seguito le comunicazioni ufficiali del vecchio terrorismo “di sinistra”, più che un documento, il loro messaggio pare una cartolina dalle vacanze. Teorizza poco e niente, trasmette un’appassionante esperienza. Cara mamma, qui è tutto bello, ho trovato la mia dimensione, avevi ragione tu, Stefania è una stupidina ma verrà il giorno... Il senso della scrittura sta un po’ qui.

Solo che questo luminoso orizzonte di liberazione privato si attiva con grande esclusività se si delega l’iniziativa ad una risibile parte del corpo umano: l’indice, quello che, in genere, si incarica di premere il grilletto di una pistola. Quindi, con grande onestà, parte della cartolina viene impiegata per far sapere alla “mamma” quanto sia bello sparare. Lennon cantava «Happiness is a warm gun», la felicità è una pistola calda; ma non si riferiva all’attrezzo di morte che un giorno l’avrebbe bruscamente tolto dalla scena. Arrischiamo: neppure quelli dei Fai si limitano a rintracciare un freddo senso meccanico in una automatica madre di tutte le felicità.

Molto lontani in questo dalla matrice anarchica che invocano e poi liquidano assieme agli anarchici di altre generazioni e componenti. Li accusano infatti di essere dei pavidi, li tacciano di «cittadinismo», di contribuire cioè «al rafforzamento della democrazia»: hanno scritto proprio così. Solenni, citano Bakunin, teorico dell’anarchia, come piace a loro, e cioè alla svelta, e lo battezzano “Michael”, lui che da buon russo non influenzato dalle anglicizzazioni on line, si chiamava Mikhail. Strafalcione o sgarbo? Che importa, se nella premessa epistolare si spingono a difendere «l’irrazionalità» dagli agguati del binomio «scienza-tecnologia»?

Ma questa posizione che affida felicità e pistole calde al Caos, addolcito da un generico appello a «quant’è bell’a’natura», non appartiene forse al movimentismo anti-tecno dell’estrema destra? «Potevamo colpire alla ricerca del consenso», spiegano, ma non l’hanno fatto, sganciandosi così da un’economia dell’agire che considerano una maledizione. Confessano di aver scoperto che vincere la paura di impugnare una pistola - rieccoci - non è stato difficile. Ma non serve coraggio per impugnare un’arma che dà la morte; serve per deporla, per rinunciare a quel «piacere».  

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