"Partimmo alla volta di Corea del Sud e Cina per una tournée precampionato. Io ero ancora la pecora nera e Guardiola si teneva a distanza.
Se voleva qualcosa, mi mandava qualcun altro, e intanto i media erano come impazziti, era tutta l’estate che andavano avanti con i loro: «Quale sarà il destino di Zlatan?», «Verrà venduto?», «Rimarrà?».
Cominciavo a ticchettare come una bomba: mi sentivo preso di mira e infuriato e volevo davvero esplodere.
Non si trattava più solo di guerra, cominciava la lotta sul mercato dei trasferimenti e quello è un gioco che mi piace, lo sapete, e al mio fianco avevo il migliore: Mino.
Ne discutemmo a lungo e alla fine decidemmo di giocare duro e d’astuzia: Guardiola non si meritava nient’altro.
In Corea del Sud ebbi un incontro con Josep Maria Bartomeu, il nuovo vicepresidente del club.
Facemmo una chiacchierata in albergo, e almeno lui fu chiaro: «Zlatan, se hai delle offerte conviene valutarle», disse.
«Io non vado da nessuna parte» risposi. «Sono un giocatore del Barcellona. Io rimango al Barça.»
Lui assunse un’aria stupita.
«Ma come la risolviamo questa cosa?»
«Un’idea ce l’avrei» risposi.
«Davvero?»
«Potete telefonare al Real Madrid.»
«E perché dovremmo?»
«Perché se davvero devo lasciare il Barça, voglio andare al Real. Potete fare in modo che venga
venduto a loro.»
Josep Maria Bartomeu si spaventò.
«Stai scherzando?»
«Niente affatto.»
«No?»
«Abbiamo un problema» continuai.
«Abbiamo un allenatore che non è abbastanza uomo per dire che qui non mi vuole. Io voglio restare. Ma se lui vuole vendermi, che lo dica, chiaro e tondo. E
l’unico club dove voglio andare è il Real, tanto perché lo sappiate.»
Lasciai la stanza. Si era veramente messo in moto tutto. Real, avevo detto. Ma ovviamente era
solo una mossa, una provocazione.
In realtà avevamo in ballo il Manchester City e il Milan, e certo, ero a conoscenza di tutte le cose incredibili che erano successe al City, di tutti i soldi che
sembravano esserci da quando erano subentrati gli sceicchi. Il City poteva sicuramente diventare un
grande club nel giro di poche stagioni. Ma io stavo per compiere ventinove anni, non avevo tempo
per piani a lungo termine, e i soldi non sono mai stati la cosa più importante.
Volevo andare in una squadra che potesse diventare forte subito, e nessun club in Europa aveva la tradizione del Milan.
«Puntiamo sul Milan» dissi."
[Zlatan Ibrahimovic]
Fonte: Io, Ibra.
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