giovedì 18 novembre 2021

Roberto Saviano

 


“Mi fecero fare testamento a 27 anni, quando arrivò la condanna dei casalesi. Un consiglio della sicurezza: va' dal notaio e risolvi le tue cose... Ma chi è che fa testamento a quell'età?


Ho vissuto per alcuni anni con l'ossessione di essere ammazzato. Non credevo di arrivare a 40 anni. Poi è subentrato un sentimento più feroce: non sono morto, quindi agli occhi di molti sono diventato un fake proprio perché non sono morto.


A volte mi sento in colpa di essere vivo. Anche dentro di me avevo fatto il calcolo di morire presto. E ora mi tocca confrontarmi con una condizione per cui non sono pronto.


Per un verso è come se avessi ancora vent'anni: sento di dover fare ancora un sacco di cose. Cazzeggiare, sì, al primo posto metterei il cazzeggio. Essere imprudente come lo si è a vent'anni, spensierato, leggero. Andare a letto e svegliarmi perché suona la sveglia e non perché le angosce e gli attacchi ti rendono impossibile il sonno.


E poi mi manca camminare senza meta, passeggiare, andare sulla moto che avevo ordinato pochi giorni prima della nuova vita sotto protezione, anche solo abbassare il finestrino della macchina blindata per prendere il vento in faccia. Far circolare l'aria è un lusso che non posso permettermi".


-  Roberto Saviano

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