La denuncia arriva dalle Nazioni Unite, le quali hanno reso noto come esistano "motivi fondati" per ritenere che in Siria si stiano utilizzando armi chimiche, seppure in quantità limitata. Una conferma questa, che andrebbe ad avallare i timori che nei mesi sono stati esposti da più fronti. Tra chi incolpava dell'utilizzo di veleni i lealisti e chi invece puntava il dito contro i ribelli, anche il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama s'era messo in allarme, dichiarando che se l'utilizzo fosse stato provato, le forze americane sarebbero intervenute.
Per fare luce sull'avvenuto, l'Onu ha incaricato recentemente una Commissione ad hoc, la quale ha dovuto indagare sulle eventuali violazioni dei diritti umani e sull'utilizzo di armi tossiche nel conflitto che ormai da due anni si sta trascinando, provocando oltre 70mila morti. Sebbene si supponga che sia stato utilizzato il Sarin, il micidiale gas che agisce sul sistema nervoso, non è stato possibile determinare con esattezza quali siano le sostanze adoperate, così come chi, effettivamente, ne abbia fatto uso. Anche se, ovviamente, i sospetti ricadono sui militari in forza a Bashar al Assad, anche in relazione alle numerose denunce ricevute da parte dei ribelli.
Le indagini della Commissione, presieduta dal brasiliano Paulo Pinheiro si sono concentrate principalmente su quattro episodi d'attacco: quelli di  Khan Al-Asale di Oteiba, entrambi del 19 marzo, quello che ha visto colpire il quartiere di Aleppo, Sheikh Maqsud il 13 aprile e, infine, quello di Saraqeb del 29 dello stesso mese. Secondo i commissari, quasi sicuramente in queste occasioni sono state utilizzate armi chimiche, sebbene anche "altri incidenti rimangono sotto inchiesta”.
La difficoltà nel trovare risposte soddisfacenti e definitive nasce dal fatto che le Nazioni Unite non sono ancora in grado di poter effettuare analisi sui campioni di terra dei siti in cui si teme possano essere state utilizzate le armi chimiche, in quanto il regime ha fin'ora impedito agli ispettori dell'Onu di accedere nel Paese. Per adesso, dunque, le conferme hanno origine soltanto dalle dichiarazioni e dalle testimonianze dei rifugiati, dei medici e dei feriti siriani. Nonchè dal governo francese, che proprio ieri ha annunciato di possedere prove inconfutabili al riguardo. Il Ministro degli Esteri, Laurent Fabius, ha infatti dichiarato che la Francia ha effettuato alcune analisi su dei campioni raccolti in Siria ad aprile e, in essi, è stata riscontrata la presenza dell'agente chimico del sarin. Queste rivelazioni sono state inserite in un report, ora in mano all'Onu, nel quale vengono passati in rassegna anche diversi casi di tortura e massacri ai danni dei bambini, le vittime preferite di questa guerra.
Se tutto ciò risultasse vero, allora l'intervento delle grandi potenze sarebbe ad un passo. Gli Usa, infatti, partirebbero alla volta della Siria schierandosi con i ribelli, scontrandosi, di conseguenza, con la Russia che appoggia Assad. Un'eventualità, questa, che farebbe tremare il mondo e, proprio in virtù di ciò, ci si augura che l'incontro che si terrà prossimamente a Ginevra, tra le due superpotenze, possa in qualche modo sciogliere le tensioni che aleggiano, intensificatesi dalla richiesta d'embargo per l'opposizione, voluta da Putin.
In questa panoramica, e in previsione di un'eventuale terza guerra mondiale, il Palazzo di Vetro cerca di frenare e prender tempo, ricordando che è necessario, prima di tutto, che "il gruppo di esperti Onu, guidato dal professor Sellstrom, possa condurre indagini sulle armi chimiche e biologiche, avendo possibilità di entrare liberamente in Siria", procrastinando dunque le strategie degli stati esteri a una volta che saranno ottenuti riscontri definitivi.