Entrerà in vigore da domani 2 settembre 2013 il provvedimento che permetterà ai distributori di continuare a vendere prodotti su cui è applicata l'etichetta "da consumare preferibilmente entro" anche oltre la data indicata sul prodotto stesso.
(Foto: Reuters / Phil Noble)
Una donna in un supermercato.
La mossa arriva in un momento storico in cui i consumi greci sono ai minimi, e la scarsa propensione al consumo rischia di far registrare alle aziende produttrici e distributrici perdite sempre maggiori a causa dei prodotti invenduti; d'altro canto il provvedimento potrebbe permettere alla popolazione greca di accedere a prodotti "validi" ad un prezzo più contenuto, alleviando la pressione dell'austerità.
La merce di questo tipo dovrà essere tenuta separata da quella, per così dire, di qualità standard, ed essere offerta al pubblico con un forte sconto e soltanto per un periodo di tempo limitato: i prodotti su cui è indicata una scadenza con giorno e mese potranno rimanere sugli scaffali appositi per al massimo una settimana, quelli con scadenza indicata con mese ed anno per un mese, mentre per quelli su cui è applicato solo l'anno la scadenza definitiva arriverà dopo tre mesi.
Il governo, oltre ad evitare maggiori squilibri alle imprese, vuole andare incontro alle sempre più numerose famiglie con difficoltà economiche (oltre un quarto dei greci in età lavorativa dichiara redditi inferiori alla soglia di povertà), permettendo loro di acquistare prodotti più a buon mercato, senza però, almeno in teoria, causare rischi alla salute dei consumatori: mentre i prodotti la cui data di scadenza è indicata con la dicitura "da consumare entro il" devono essere consumati tassativamente entro tale data per evitare l'insorgere di problemi di salute, la dicitura "da consumarsi preferibilmente entro il" indica semplicemente la data oltre la quale il produttore non garantisce le qualità originali del prodotto.
La Grecia dal 2013 è al guinzaglio della cosiddetta Troika, formata dal Fondo monetario internazionale dall'Unione Europea e dalla Banca Centrale Europea, che, in cambio di 230 miliardi di euro di prestiti, necessari per salvare Atene, hanno imposto manovre di austerità che hanno aumentato la pressione fiscale media di oltre il 50 per cento e fatto prevedibilmente esplodere la disoccupazione, alle soglie ormai del 30 per cento, avvitando una crisi che solo nel 2012 ha ridotto il reddito medio del 18 per cento circa.
Tutte le misure finora sono stati insufficienti per arrivare ad una stabilizzazione della situazione: il governo è riuscito ad ottenere di recente un surplus primario, ma è del tutto insufficiente poiché il debito pubblico, attualmente a 180 per cento del Pil, continua a crescere e con esso gli interessi. Per questo motivo potrebbe essere necessaria una terza tranche di prestiti internazionali e forse anche un altro taglio dello stock del debito pubblico, che questa volta dovrebbe colpire governi e istituzioni pubbliche europee, poiché i detentori privati di titoli pubblici emessi da Atene sono stati già tosati nei mesi scorsi. I governi del Nord Europa, pur riconoscendo (come la Germania) che altri prestiti potrebbero essere necessari, sono fieramente avversi alla ristrutturazione del debito da loro detenuto, e si prospetta, nei prossimi mesi, una nuova battaglia.
http://it.ibtimes.com/articles/55135/20130901/grecia-prodotti-scaduti-austerity.htm#ixzz2dfBqnaoA
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