lunedì 15 luglio 2013

Tassi vicini all'usura,
Equitalia è sott'accusa


IL CASO


Fissata l'udienza dal gup dopo la denuncia di un imprenditore. Anche l'ex direttore Cammisa nell'inchiesta


CASERTA — Un debito di 82mila euro nei confronti di Equitalia che nel giro di un anno arriva a 109 mila euro, senza contare i 10mila già pagati qualche mese prima, come acconto sulla maxi-rata della rateizzazione richiesta. Un tasso di interesse che «spesso, se non sempre» si rivela «superiore al 20 % semestrale». E alla fine scatta l'ipoteca sulla casa. È la vicenda vissuta da un imprenditore casertano, P. M., che circa tre anni fa ha deciso di denunciare per usura l'ormai ex direttore di Equitalia Caserta, Salvatore Cammisa. Sul quale ora pende una richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. Già, perché il pm Antonella Cantiello, sulla base dei risultati di una consulenza tecnica d'ufficio, ha potuto constatare che almeno tre delle cartelle esattoriali notificate presentavano tassi d'interesse superiori a quelli fissati dalla Banca d'Italia e pubblicati trimestralmente dal ministero dell'Economia e delle Finanze. In particolare, secondo il Ctu, la prima aveva un tasso di interesse del 20,22%; la seconda del 27,62%, e l'ultima addirittura del 29,76%. Di qui, la formale imputazione per usura.

LE RATE - «Ottenuto il via libera all'istanza di rateizzazione in 72 rate per un importo complessivo di 82.292,99 euro, di cui la prima rata di 17.626,22 — racconta nella denuncia l'imprenditore — versavo ad Equitalia 10.145 euro, corrispondenti alla metà della prima maxirata, oltre all'intero ammontare della seconda (1.333,70 euro). Pensando di poter ripetere la stessa operazione il 10 febbraio 2009, ma purtroppo, per vari problemi, non riuscivo ad ottemperare. E a ottobre venivo informato che l'agente della riscossione aveva provveduto all'iscrizione di ipoteca sull'immobile di mia proprietà. Per cui, per rendermi conto della situazione debitoria chiedevo agli uffici un nuovo estratto di ruolo, e scoprivo che nel frattempo era divenuto di 109.109,80 euro. Inoltre, mi veniva riferito che i 10.145,00 euro versati a gennaio risultavano già detratti dalle nuove cartelle. E che non sarebbe stato possibile richiedere ulteriori dilazioni, essendo decaduto il diritto, per omesso pagamento di due o più rate. Per cui, se volevo evitare la perdita della casa, in sei mesi sarei stato obbligato a pagare l'intero ammontare del debito».
Per l'avvocato Dezio Ferraro, legale di fiducia dell'imprenditore, «la semplice lettura della voce degli interessi di mora semestrali di ogni cartella fornisce la percezione di essere di gran lunga superiore a qualsivoglia tasso d'interesse annuale consentito dalla legge. Sicché — osserva — il dubbio è che la società concessionaria adotti anche la pratica anatocistica, considerando che nonostante l'imputazione della prima rata alla sorta interessi, gli stessi vengono poi riconteggiati con cadenza costante, tanto da comportare un aumento del 50% annuo». La prima udienza preliminare, tenuta nel marzo del 2011, fu rinviata per dare all'imputato la facoltà di produrre una propria consulenza tecnica. Nell'ultima, poco più di un mese fa, il gup ha stabilito un confronto tra il Ctu e quello di parte. L'appuntamento è per il 24 ottobre.

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