lunedì 20 maggio 2013


Taormina: 'Macché hacker. Preite lavora per la divisione anticrimine dell'Interno'

di Maria Luisa Mastrogiovanni
Anonymous
Lecce. Gianluca Preite, ingegnere informatico di Ugento, già collaboratore del Sismi. Dal caso Calipari ad Anonymous. Un giallo in salsa governativa
Sarebbe stato ingaggiato dalla divisione anticrimine del ministero dell'Interno e inviato sotto copertura a lavorare per la Polizia postale, sotto il comando diTommaso Palumbo

Non un hacker qualsiasi dunque, né un ricattatore, bensì un infiltrato in Anonymous con l'incarico di contribuire a smantellarne la struttura. E' questa la linea difensiva diGianluca Preite, ingegnere informatico di Ugento e titolare di un'impresa di sicurezza informatica, ai domiciliari nell'ambito dell'operazione "Tango down", così come l'ha illustrata il suo avvocato, il principe del foro Carlo Taormina. Preite ha un rilevante passato da 007 (di cui riferiremo oltre) e il suo arresto ai domiciliari tinge di giallo la vicenda, trasformandola in una spy story. 

L'operazione "Tango down"
, nata dalla collaborazione tra Procura di Roma e la Polizia postale ha portato 4 persone agli arresti domiciliari, mentre altri 6 indagati sono stati denunciati a piede libero. 

Secondo gli uomini del Cnaipic insieme ad un gruppo di esperti informatici avrebbe preparato attacchi al Vaticano, al sito della Polizia di Stato e dei Carabinieri e altre Istituzioni pubblici e private. Alcuni componenti del gruppo l'avrebbero fatto per perseguire gli ideali del movimento Anonymous, altri, tra cui Preite, l'avrebbero fatto invece con scopi ricattatori: buttando giù i siti bersaglio, si proponevano poi alle aziende come esperti informatici per risolvere il problema. 
Avrebbero quindi agito, secondo gli inquirenti, come una sorta di ala ‘deviata' di Anonymous. 

Il movimento però sul suo blog ufficiale non rinnega l'attività degli arrestati, anzi, promette vendetta. 

Gianluca Preite giovanissimo genio dell'informatica, a soli 26 anni, è stato collaboratore del Sismi (la vecchia denominazione dei servizi segreti militari italiani), addetto alla registrazione delle telefonate satellitari tra terroristi islamici intercettati dall'intelligence. 
Mentre era addetto a svolge tale mansione, si trova a sentire una telefonata che non avrebbe mai dovuto sentire: uno dei rapitori della giornalista del ManifestoGiuliana Sgrena diceva che la macchina su cui viaggiava la Sgrena e Nicola Calipariera imbottita d'esplosivo per spingere gli americani a fare fuoco sugli italiani. Insomma quella telefonata era la prova che la morte di Calipari era un incidente ma un disegno premeditato. 

Wikipedia nella pagina dedicata a Nicola Calipari recita: 
Da questa intercettazione si evincerebbe come la morte di Nicola Calipari non sia stata causata da un incidente, ma da un disegno criminoso ben preciso al quale avrebbero partecipato anche alti ufficiali militari italiani. Nel corso della conversazione, uno dei rapitori della Sgrena avrebbe riferito che la vettura su cui viaggiavano Calipari e la Sgrena in realtà era un'autobomba diretta all'aeroporto, proprio per accettarsi che gli americani aprissero il fuoco sugli italiani. 
La versione dell'ingegner Preite sembrerebbe essere stata confermata dal fatto che nel corso di un interrogatorio dei servizi segreti giordani a un detenuto, Sheik Husain, che viene definito come un ex leader della cellula di Bagdad di al Qaeda, è emerso che per il riscatto della Sgrena sarebbero stati pagati 500 mila dollari e che lo stesso Husain, una volta incassata la somma, avrebbe denunciato con una telefonata anonima la presenza di esplosivo nella macchina su cui si trovavano i tre italiani, pronta a saltare in aria all'arrivo all'aeroporto, circostanza che convinse i soldati americani ad aprire il fuoco al suo passaggio. 
Sull'intercettazione telefonica sono state affettuate varie perizie, una ordinata dai Magistrati del Pool Antiterrorismo della Procura della Repubblica di Roma (Franco Ionta, Pietro Saviotti ed Erminio Amelio), l'altra effettuata per conto della difesa del Preite, impegnato nel processo che lo vede posto a giudizio per accesso abusivo ad un sistema informatico e altri reati connessi, nonostante in sede processuale sia stato già accertato il suo lavoro per il SISMI. C'è processo in corso presso il Tribunale Penale di Roma, nel quale Gianluca Preite è difeso dal penalista Carlo Taormina. Il 7 Dicembre 2011 sul Sito dell' Agenzia Parlamentare per l'informazione politica ed economica, per la prima volta e in esclusiva, viene pubblicato l'audio dell'intercettazione telefonica effettuata da Gianluca Preite nel 2005.
 


Nel corso del processo Preite, dopo essersi visto rinnegare dal Sismi, che ha negato di averlo avuto a libro paga, ha potuto poi dimostrare che il committente di quelle intercettazioni erano proprio i Servizi segreti, per cui lavorava. 

Giuseppe Lodeserto, capo della Polizia postale di Lecce, che abbiamo sentito, ha affermato di non aver mai avuto tra i suoi collaboratori Gianluca Preite che, al contrario, secondo Lodeserto, millantava amicizie tra gli inquirenti. 

Ora dunque un altro capitolo, l'ultimo, che rende ancor più torbida questa spy story: Preite è davvero un agente segreto defenestrato o un geniale mitomane? 


17 maggio 2013 
Anonymous, un salentino tra gli arrestati 

Tra le quattro persone finite ai domiciliari nell'ambito dell'operazione "Tango down" della Polizia postale c'è anche un 34enne della provincia di Lecce 

LECCE – C'è anche un leccese tra le quattro persone arrestate stamattina dallaPolizia Postale nel corso di un blitz disposto dalla Procura di Roma. L'operazione prende il nome di "Tango down" ed è stata condotta dagli uomini del Cnaipic, il Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche della polizia postale e delle comunicazioni. 

Ai domiciliari è finito G.P, 34enne della provincia di Lecce; oltre a lui, anche J.R., 26enne della provincia di Torino, L.L, 20enne di Bologna, e S.L, 29enne di Venezia. Una decina, invece, le perquisizioni eseguite. 
Secondo le ricostruzioni i quattro, facendosi passare per i vertici dell'organizzazione internazionale di hacker "Anonymous", avrebbero preparato attacchi informatici ai danni di multinazionali e siti istituzionali come quelli del Vaticano, della Polizia di Stato e dei carabinieri. 

L'operazione della Polizia postale non si conclude con gli arresti. Altre perquisizioni sono in corso anche Roma, Ancona, Torino, Venezia e Bologna. Un ingente quantitativo di materiale informatico, sequestrato dagli inquirenti, è attualmente sotto esame.

Nessun commento:

Posta un commento