lunedì 31 ottobre 2022
Adios Bolsonaro
Questa è San Paolo, che stanotte è stata letteralmente invasa dai festeggiamenti per la vittoria di Lula.
Che immagine incredibile.
La festa della Liberazione.
Lorenzo Tosa
domenica 30 ottobre 2022
sabato 29 ottobre 2022
venerdì 28 ottobre 2022
giovedì 27 ottobre 2022
La Meloni non sa nemmeno cosa sia la poverta'
Ieri Giorgia Meloni è venuta a raccontarci che - tenetevi forte - “il tetto ai contanti penalizza i poveri”.
Le ha risposto ieri Lucio Caracciolo nell’unico modo possibile. Così, chiaro e semplice.
“Se hai 10.000 euro in contanti, non sei povero”.
Ah, eccole qui, le famose “priorità” del Paese.
Lorenzo Tosa
Christian Vieri
Vieri e Ronaldo ai tempi dell'Inter
"Una notte di luglio del 2002, alle tre e mezzo ero al Pineta a far serata.
Vedo la tasca che si illuminava, è il telefonino: è Moratti.
"Ciao Bobo senti io sono qui con Marco Tronchetti Provera."
"Pres non mi dire che stiamo per parlare di Ronaldo?"
"Vuole andare via Bobo."
"Non ci pensare nemmeno, non puoi venderlo. Così sfasci tutto!"
"Con Cuper non lega proprio."
"I problemi si risolvono."
"Vuole cambiare".
"Non facciamo cazzate Pres, proprio ora che sta bene.
Ma l'hai visto al mondiale? No Pres, io ti conosco, finisce che poi andiamo male, i tifosi si incazzano e te lo rinfacciano, e cacci il mister dopo tre giornate.
Ti ricordi di Lippi? allora fai una cosa vendi anche me, cosa resto a fare qui, a non vincere niente?"
"No Bobo tu non te ne andrai, sei l'idolo della gente.
Vedrai che faremo una grande squadra."
Quelle parole mi colpirono molto, Moratti era sincero.
Mi fece sentire importante e mi diede la forza di guardare avanti.
Ma ero triste.
Io con Ronaldo stavo da Dio.
Nella mia vita non mi sono mai sentito inferiore a nessun compagno, ma con lui era diverso.
Stavo un passo indietro, il Fenomeno era il Fenomeno, altrimenti lo avrebbero chiamato il Bidone.
Mi ha sempre fatto sentire un fratello maggiore, non si è mai eretto a primadonna, mai e poi mai. Quando gli saltò il ginocchio andai spesso a trovarlo.
Dopo l'operazione era in lacrime: "Bobo non torno più in campo, me lo sento".
Mi si strinse il cuore: "Ronie, tornerai più forte di prima, ne sono sicuro. Giocherai e ci farai sognare".
Non si è mai dimenticato quelle mie visite, e me lo ha fatto capire tante volte.
Per esempio la volta in cui a Piacenza, nel 2001, ci venne fischiato un calcio di rigore a favore negli ultimi minuti, per un fallo sul Fenomeno, io presi la palla e gliela diedi, il rigorista era lui: "tiralo tu Bobo", mi disse, "così vinci la classifica cannonieri".
Sapeva che ci tenevo molto e con quel gesto mi voleva dire che era con me, che la mia felicità era la sua felicità.
O quella in cui, a casa sua, senza dirmi niente andò a prendere il Pallone d'Oro 1997: "E' tuo Bobo".
Non lo accettai, ma sono sicuro che me lo avrebbe dato veramente.
Quando andò via lui faticai parecchio a convincermi di avere un futuro all'Inter.
Certo, Ronaldo non aveva mai digerito Cuper.
Se gli davi un pallone da spupazzare, Ronie era capace di stare in campo due giorni di seguito; ma era un pò pigro e quando c'era da correre impazziva.
In questo Cuper era poco elastico.
Per il mister eravamo tutti uguali, si faticava alla stessa maniera e Ronaldo doveva adeguarsi.
Io avevo una grande stima per Cuper, però ci sono giocatori ai quali non devi dire niente. Ronaldo era una cosa a parte.
Noi sì che avevamo bisogno di allenarci, lui no, lui era il calcio, era un marziano, era il Fenomeno."
Christian Vieri, dalla sua autobiografia: “Chiamatemi Bomber”
I no vax continuano a strumentalizzare su Fb le morti per i loro giochetti politici
Augias da una lezione alla Santanche'
Santanché a dei bambini: "Il denaro è l'unico vero strumento di libertà, mi è stato insegnato che chi paga comanda”.
Augias: “Chi condivideva questa filosofia era il capitalismo aggressivo. Tutto quello che c’è scritto nella Costituzione contraddice quello che ha detto la Santanché. Erigere il danaro a metro di giudizio dicendo che chi paga comanda è un’assurdità indemocratica”.
Graie ad Augias per aver rimesso moralmente ed eticamente al suo posto la Santanché, le cui affermazioni e pensieri sono francamente aberranti.
Leonardo Cecchi
mercoledì 26 ottobre 2022
California Alligator Club
Pic Nic alla California Alligator Farm di Los Angeles, dove dal 1907 al 1953 si poteva mangiare in acqua con alligatori addestrati a stare con gli umani...😲
La destra italiana e' nemica dei poveri
Quanto è facile fare retorica sull’Rdc. Tanti hanno applaudito quando la Meloni ha detto “Va tolto a chi può lavorare”. Quindi a chi non è disabile o invalido, ad esempio.
Perché uno, quando sente così, si immagina un giovane aitante che a 35 anni vive da pascià a spese dello Stato. E dice “bene brava, via tutto”.
La realtà è un po’ diversa e forse per chi come la Meloni quella realtà non la vive, dato che sono vent’anni che è a carico del contribuente, addirittura inesistente.
La realtà di donne e uomini che a 50 anni si ritrovano in mezzo a una strada perché magari l’azienda ha delocalizzato, perché un divorzio li ha rovinati o perché è scaduto un contratto. Gente che per venti o trent’anni ha fatto un solo mestiere, che sa fare solo quello perché siamo umani, e che ore si ritrova senza più niente. Gente che ha due braccia, due gambe, ma che nessuno si sognerebbe di assumere perché ha 50 o 60 anni.
Queste persone - la maggioranza rispetto a qualche furbo - possono lavorare. Ma non le fanno lavorare. O che magari farebbero lavorare da precari a 50 km di distanza e se rifiuti sei un mostro e ti devo togliere il sussidio. E se prendono 400 euro al mese per evitare di dormire davvero sotto un ponte, non sono criminali. Criminale è la politica che si accanisce su di loro.
Discutiamo di come modificare lo strumento, punire i furbi. Ma basta retorica contro le persone in fragilità sociale.
Leonardo Cecchi
Henry Winkler
UN PREMIO PIU' CHE MERITATO.
Emmy Award 2018, per la prima volta un premio a Henry Winkler, il Fonzie di Happy Days, un vero trionfo per l'ex Fonzie.
Winkler vince per Barry. Assegnato ad Henry Winkler il famosissimo Fonzie di Happy Days, Emmy Award 2018. Nella notte degli oscar della TV, Winkler ha vinto per il ruolo di Gene Cousineau in "Barry" come attore non protagonista. L'attore ha ricevuto una standing ovation mentre si avvicinava per accettare il premio che segna la sua prima vittoria e la sua sesta nomination agli Emmy.
Nei panni di Fonzie, l'attore aveva vinto 2 Golden Globe, mentre ai Primetime Emmy Awards aveva ottenuto finora altre 5 nomination, di cui 3 per Happy Days, ma senza mai riuscire a portare a casa il premio. Finalmente Fonzie ce l'ha fatta... volevamo dire, Henry ce l'ha fatta!
L'espressione di Henry Winkler nella foto per noi vale come il premio. Congratulazioni.
Presa di Lisbona
Dopo la vittoria nella battaglia di Ourique, al termine della quale venne acclamato come primo Re del Portogallo, Alfonso Henriques di Borgogna proseguì la lotta contro i Mori: nel marzo del 1147 i portoghesi presero Santarem e agli inizi di luglio diedero inizio all'assedio di Lisbona, sostenuti da un massiccio contingente di 11 mila crociati inglesi, tedeschi e fiamminghi, originariamente diretti in Terrasanta ma costretti ad attraccare a Porto a causa di una burrasca. Grazie alle macchine da lancio e alle torri mobili fornite da tedeschi e inglesi, l’esercito cristiano poté investire le mura di Lisbona. Dopo quattro mesi di assedio, ormai ridotta alla fame, il 24 ottobre la guarnigione moresca si arrese in cambio dell’impegno da parte cristiana a rispettare la vita e le proprietà dei musulmani residenti in città. Tuttavia una volta che i crociati furono entrati a Lisbona queste condizioni non vennero rispettate. Dopo la presa della città una parte dei crociati vi si stabilì mentre gli altri proseguirono verso la Terrasanta come nelle intenzioni originarie. Lisbona divenne la capitale del Regno di Portogallo nel 1255. La vittoria fu un punto di svolta nella storia del Portogallo e della Reconquista, che venne completata nel 1492.
Nati per la Storia
Le stronzate intelletuali della Fallaci
"A me dà fastidio perfino parlare di due culture: metterle sullo stesso piano come se fossero due realtà parallele, di uguale peso e di uguale misura. Perché dietro la nostra civiltà c’è Omero, c’è Socrate, c’è Platone, c’è Aristotele, c’è Fidia. C’è l’antica Grecia col suo Partenone e la sua scoperta della Democrazia. C’è l’antica Roma con la sua grandezza, le sue leggi, il suo concetto della legge. Le sue sculture, la sua letteratura, la sua architettura. I suoi palazzi e i suoi anfiteatri, i suoi acquedotti, i suoi ponti, le sue strade.
C’è un rivoluzionario, quel Cristo morto in croce, che ci ha insegnato (e pazienza se non lo abbiamo imparato) il concetto dell’amore e della giustizia. C’è anche una Chiesa che mi ha dato l’Inquisizione, d’accordo. Che mi ha torturato e bruciato mille volte sul rogo, d’accordo. Che mi ha oppresso per secoli, che per secoli mi ha costretto a scolpire e dipingere solo Cristi e Madonne, che mi ha quasi ammazzato Galileo Galilei. Me lo ha umiliato, me lo ha zittito. Però ha dato anche un gran contributo alla Storia del Pensiero: sì o no?
E poi dietro la nostra civiltà c’è il Rinascimento. C’è Leonardo da Vinci, c’è Michelangelo, c’è Raffaello, c’è la musica di Bach e di Mozart e di Beethoven. Su su fino a Rossini e Donizetti e Verdi and Company. Quella musica senza la quale noi non sappiamo vivere e che nella loro cultura o supposta cultura è proibita Ed ora ecco la fatale domanda: dietro all’altra cultura che c’è? Boh! Cerca cerca, io non ci trovo che Maometto col suo Corano e Averroè coi suoi meriti di studioso".
Oriana Fallaci, "La rabbia e l'orgoglio".
Socrate
Come e perché Socrate è stato ucciso?
Socrate, il più grande filosofo di tutti i tempi, era in realtà l’uomo più odiato di Atene. Venne accusato di empietà e corruzione dei giovani. Il tribunale popolare, l’eliea, lo condannò a morte: e Socrate, una delle menti più brillanti della storia, morì sorbendo una tazza di cicuta. Ma perché tanto accanimento?
Apparentemente Socrate non faceva nulla pericoloso: poneva domande, parlava con chiunque, con i nobili, con i comuni cittadini, con i giovani. Ma proprio le sue domande, nella loro schiettezza, nella loro semplicità demolivano le certezze dei suoi interlocutori, li costringevano a confortarsi con la vacuità delle proprie certezze, con l’incoerenza dei propri ragionamenti. Insegnavano a dubitare.
Socrate era un personaggio fin troppo scomodo con i dubbi che instillava. Aveva avuto l’ardire di smascherare i politici corrotti e i falsi maestri che, credendo di sapere, dispensano false verità e falsa conoscenza. Ecco perché venne messo a morte. Era una minaccia allo status quo, un pericolo da eliminare.
Durante il processo, Socrate non volle pentirsi o implorare clemenza. Rifiutò persino di ricorrere all’aiuto di un oratore (antesignani dei nostri avvocati). Perché? Perché secondo Socrate: «Non puoi usare la tua arte retorica giocando con le parole, incantando la folla, magari mentendo, neppure se è in gioco la mia vita”. L’intelligenza è scomoda, questo ci insegna il processo contro Socrate. La massa vuole illusioni e non verità, desidera in poche parole essere adulata. Gli uomini intelligenti vengono messi alla gogna.
Sono banditi, ostracizzati, disprezzati, poiché turbano il sonno delle masse, mettono in dubbio l’autorità, svelano gli inganni delle istituzioni.
Su richiesta ho ricondiviso questo articolo per i nuovi lettori.
G.Middei, anche se voi mi conoscete come Professor X Cari amici, è appena uscita la quarta ristampa del mio romanzo Clodio, se vi piace la storia e la filosofia, potete leggerne un estratto gratuito a questo link: https://amzn.to/3E5zM9W
#storia #filosofia #socrate #cultura
martedì 25 ottobre 2022
Don Carlo Gnocchi
Si è parlato molto di “merito” a scuola in questi giorni. Facendo a volte un po’ finta di non vedere che il merito non dipende solo dalle proprie capacità, ma anche dai mezzi che si dispongono.
Ecco allora vale la pena ricordare oggi un uomo che questa cosa la vedeva bene. Si chiamava don Carlo Gnocchi. Ex cappellano militare, dopo aver collaborato con la Resistenza e aiutato diversi ebrei a fuggire in Svizzera, nel dopoguerra si dedicò ad orfani, bambini malati e quelli chiamati “mutilatini”, bambini rimasti mutilati in guerra.
Si dedicò a loro aiutandoli a studiare in un mondo che, se avesse seguito principi di un mero “merito”, li avrebbe scartati. Fece costruire collegi, utilizzò metodi di studio e di apprendimento consoni. Non li fece mai sentire fuori posto, mai in competizione. E furono migliaia. Migliaia a cui grazie a Carlo Gnocchi venne data l’opportunità di costruirsi un futuro là dove, se fosse regnato solo quel tipo di “merito”, non ci sarebbe stato un domani.
Don Gnocchi, che nasceva oggi, fui una persona straordinaria. E come ultimo gesto, dopo vent’anni di lavoro per i bambini, donò i suoi occhi a due ciechi per ridare loro la vista. “Grazie di tutto” furono le sue ultime parole.
Nel ricordarlo oggi, siamo noi a ringraziare lui.
Leonardo Cecchi
Marion Ross
Milioni di fan conoscono Marion Ross per i suoi 11 anni passati ad interpretare la parte di Marion Cunningham nella sitcom della ABC Happy Days , con Ron Howard, Henry Winkler, Anson Williams, Tom Bosley e Donny Most. Divete sapere che sono state anche molte altre le apparizioni televisive a cui ha partecipato.
Queste le sue parole sulla serie TV Happy Days.
Parlando di successo, è arrivato Happy Days . Cosa ti è stato detto del personaggio di Marion Cunningham?
Non molto. dicevano che la madre era una parte così insignificante, quindi hanno detto: "Sei buona per la madre". La mia parte era tipo "Oh, Howard! Oh, Richie! Non stai mangiando. " Cose così. Non era una parte importante. Era una storia sui ragazzi adolescenti che andavano a scuola. Mi dissero che avremmo letto la sceneggiatura intorno al tavolo un lunedì mattina e Garry Marshall e tutti gli altri presenti mi hanno detto: "Marion, per favore leggi tutte le parti delle ragazze". Wow. Mi preparai. Stavo facendo il provino per tutti gli autori di Happy Days.
Alcuni degli episodi preferiti dal pubblico di Happy Days erano quando Marion era una frustrata casalinga e voleva di più dalla vita.
Ho avuto un meraviglioso Tom Bosley che interpretava mio marito, dice l'attrice, aveva vinto il Tony a Broadway, quindi era un uomo molto importante su quel set.
Poiché Happy Days è stato ambientato negli anni '50, avere la madre interessata a una carriera significativa diversa dalla casalinga non sarebbe stato contemporaneo ai tempi.
Chiesi a Garry Marshall: "Non potresti scrivere altre scene per Tom, me e i ragazzi?" disse di no. Non su di te. Non si tratta di te. Riguarda questi ragazzi.
Eri infelice facendo Happy Days o hai mai sentito che il tuo talento non veniva utilizzato al massimo?
Te lo dico, ero così grata di avere il lavoro. Era un momento difficile e io ero divorziata. Avevo due figli da crescere. Sono stato fortunata ad avere il lavoro e ad avere lo spettacolo un tale successo. Quindi sono stato fortunata. Sì.
lunedì 24 ottobre 2022
Erin Marie Moran Fleischmann
In questo giorno nasceva Erin Marie Moran Fleischmann (Burbank, 18 ottobre 1960 – Corydon, 22 aprile 2017) è stata un'attrice statunitense.
Il suo primo ruolo fu in uno spot pubblicitario.
Interpretò la sorella minore di Richie Cunningham, Joanie, detta "sottiletta" nella versione italiana del telefilm Happy Days (1974-1984), ruolo che le diede fama in tutto il mondo. Insieme a Henry Winkler, Marion Ross, Tom Bosley e Anson Williams è l'unica ad aver sempre fatto parte del cast dalla prima all'ultima stagione della serie. Nel biennio 1982-1983 ha interpretato lo stesso personaggio nel relativo spin-off Jenny e Chachi, insieme a Scott Baio (già suo partner in Happy Days): grazie a questo ruolo, ha vinto lo Young Artist Award nel 1983 come miglior giovane attrice.
Liliana Segre
“Ho visto una vicenda familiare in cui mio papà aveva un unico fratello, che era un fascista della prima ora, si amavano molto, ma discutevano spesso. Lo zio si era sposato in camicia nera. Dopo anni di confronto, mio zio si tagliò dalle foto del matrimonio, mia zia sembrava fosse sposata da sola. Mio zio dopo aver perso tutta la sua famiglia con le leggi razziali, si ritrovò con il rimorso e fare i conti con il fascismo, che gli aveva ucciso ad Auschwitz il padre, la madre e il suo unico fratello. Se mi chiedi se esista ancora l’antifascismo, io ricordo mio zio che la notte sognava ancora di tirare giù suo padre dal treno per Auschwitz, ed ecco, io spero che esista ancora l’antifascismo.
Per fare la pace con tutta la morte che c’era in me ci sono voluti tanti anni, ma sicuramente io sono una donna di pace e in pace".
La senatrice Liliana Segre a "Che tempo che fa".
(Immagine dal Web)
domenica 23 ottobre 2022
A NOSTRA IMMAGINE
Il male è un mistero, si dice. In realtà ci è fin troppo nota la sua linea di condotta, nota e familiare. La teologia e la filosofia hanno iniziato ad indagare il peccato, la crudeltà, l'anima nera della storia, che sono fonti di tormento per l'intera umanità e per ogni persona. Il male è da sempre, si dice. Ma il sempre da quando e come inizia? Questo è l'interrogativo che percorre tutta la trama di "A nostra immagine". Il testo teatrale di Isabella de Paz, che lo dirige nella prima rappresentazione, è ispirato agli scritti scientifici sulla Eva mitocondriale, che è al centro del libro Eva Africana di Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la medicina nel 1997. Eva mitocondriale sarebbe l'antenata di tutti gli esseri umani, vissuta, in Africa fra i 99.000 e i 200.000 anni prima di ogni altra specie. Questa ipotesi genetica non universalmente accettata, sembra, però, confermata da un'importante verifica del metodo scientifico utilizzato, di cui è stata provata la validità applicandolo, pensate un po', al METEO. Vedete tutti che da qualche tempo ci permette di ottenere previsioni metereologiche esatte!Adamo Eva e Dio sono, come si sa, i protagonisti di questo esordio biblico della specie Sapens sul pianeta Terra. Visto, però, il contrasto tra i dogmi impliciti nella Genesi e le scoperte più recenti della Scienza, si configura l'ipotesi di un falso. Le serpi, uomo e donna, considerando il fatto che all'arrivo del maschio c'erano già nel mondo moltissime femmine, fanno una ipotesi scellerata: che Dio, proprio lui, sia responsabile di una immensa mistificazione. Serpe lui e Serpe lei, definita qui "en beautè", perché fa di tutto per sembrare bella celando la sua vera immagine "orribile", si improvvisano detective e, per svelare il mistero, fanno parlare i testimoni, che, in questo caso sono tre, sempre gli stessi: Adamo, Eva e Dio. Non mancano, per bocca di Mefistofele in gonnella, amare e lucide condanne della civiltà violenta e prevaricatrice della nostra specie, colpevole di aver ceduto alle lusinghe del serpente, sfidando Dio e la legge di natura.
Estremamente originale l'interpretazione di Sergio Pennisi che dà vita a un Adamo fragile ma capace di sostenere gli attacchi di Lucifero. Pina de Cesare e Luisa di Bartolomeo sono le Eva estreme, rispettivamente rivoluzionaria-intellettuale e passionale-ambiziosa, innamorate del creatore piuttosto che del compagno Sapiens. Edoardo Terzo è la voce di Dio potente e materna, spesso impaziente ma carezzevole. Giuseppe Castelluzzo è la Serpe maschio, presenza forte in scena a dispetto di un fisico esile ed elegante che serpeggia in scena come si conviene a una luciferina presenza. Accanto a lui la Serpe en beautè rappresenta il lato dionisiaco e passionale di Lucifero. Il video di fondo realizzato da Luca NIcotra con luminose immagini di galassie e buchi neri, esplosioni stellari e meteore. Scandisce i tempi scenici la colonna musicale ideata ed eseguita da Pierluigi Assogna, mentre la fiarmonica di Menotti Pergoli, grande esecutore capace di raccontare con le note i sentimenti, gli uomini e i luoghi, apre e chiude i tempi della narrazione in armonia con la performance di un'autentica diva: Anna Dell'Agata scultrice, storica dell'arte e artista, qui nel ruolo dell'imbonitore, autrice di una tela intitolata "Messer lo frate sole", che domina la scena ed è al centro della Locandina. Un quadro simbolo che, come dice il personaggio, rappresenta il suo respiro nell'universo.
Isabella De Paz
INIZIA LA BATTAGLIA DI EL ALAMEUN
Il 23 ottobre 1942 alle 21:40 circa ad El Alamein, in Egitto, l’offensiva britannica capitanata dal generale Montgomery aprì il fuoco d’artiglieria contro le truppe dell’Asse comandate dal feldmaresciallo Rommel. Questo segnò l’inizio della seconda battaglia di El Alamein. Dopo giorni di intensi combattimenti dall'esito alterno e pesanti perdite per entrambe le parti, l'Armata corazzata italo-tedesca fu costretta a ripiegare con i pochissimi mezzi rimasti, di fronte alla netta superiorità numerica e materiale britannica.
Interi reparti dell'Asse, soprattutto italiani, furono costretti alla resa perché sprovvisti di veicoli a motore. Il ripiegamento venne inoltre ritardato dagli ordini di Adolf Hitler che imponevano una resistenza estrema sul posto, nonostante il parere contrario di Rommel. Nonostante ciò i soldati italiani tennero la posizione e la difesero fino allo stremo mentre gli alleati tedeschi si ritirarono. Al termine della lunga battaglia si contarono, fra i soldati italiani e i tedeschi, circa 30 mila prigionieri, 9 mila morti o dispersi, e 15 mila feriti. La vittoria britannica in questa battaglia segnò il punto di svolta nella campagna del Nordafrica, che si concluderà nel maggio 1943 con la resa definitiva delle forze dell'Asse in Tunisia.
CroniStoria
Antonio De Rosa
Lo crivellarono di colpi per un’unica colpa: un giubbino di pelle simile a quello di un camorrista condannato a morte.
Antonio De Rosa era un medico di base di Giugliano, Napoli. Un padre di famiglia e una brava persona. Uno di quei medici che si fa il giro di tutti gli anziani nella zona anche solo per una visita di cortesia. Quel tipo di persona che diceva: “Non ce la faccio a dire di no” quando stava per uscire con la famiglia e riceveva una chiamata da uno dei suoi pazienti che gli chiedevano di andare da loro.
Non ebbe colpa alcuna quel 23 ottobre, se non essere scambiato per un camorrista della zona. Ucciso mentre parlava con alcuni condomini. Ucciso due volte, in realtà. Perché la moglie, immotivatamente, venne lasciata sola da tutti, amici, parenti, conoscenti. Sola con due figli piccoli da dover gestire, da dover crescere. Sola perché quando ti toccano le mafie diventi un problema, anche se non c’entri niente.
Nel ricordare questa vittima innocente della mafia, ricordiamo anche tutti i tragici problemi che derivano come conseguenza di episodi altrettanto tragici. Problemi su cui spesso lo Stato manca, non fa abbastanza, lascia soli. E sui cui occorrerebbe invece lavorare moltissimo.
Leonardo Cecchi