1. ECCO COME IL FURBETTO RENZI MANDA A GAMBE ALL’ARIA IL FAMIGERATO ART.18 (CIOE', LA LIBERTÀ DI LICENZIAMENTO SENZA GIUSTA CAUSA NELLE AZIENDE SOPRA I 15 DIPENDENTI) - 2. ANZICHÉ IL SINGOLO ARTICOLO, SCEGLIE DI ROTTAMARE IL BERSAGLIO PIÙ GROSSO RAPPRESENTATO DALL’INTERO STATUTO DEI LAVORATORI, “UNO STATUTO DA RISCRIVERE” - 3. RENZIE È UN PROFESSIONISTA NELLA SCELTA DEL NEMICO E ANCHE QUESTA VOLTA, DOVENDO PUNTARE SU QUELLO GIUSTO, NON HA SBAGLIATO NELL’INDICARE IL VECCHIO STATUTO - 3. IN DUPLEX CON GLI ALFANOIDI E FORZAITALIOTI CI SARÀ UNA LEGGE DELEGA CHE RIDISEGNA PROFONDAMENTE IL MONDO DEL LAVORO E LE SUE REGOLE E CI SARÀ UNA FORMA DI SOSPENSIONE DELL’ARTICOLO 18 PER I NUOVI ASSUNTI CHE LO INDEBOLIRÀ PARECCHIO - 4. IL PROBLEMA È TUTTO DEL PD, O DI UNA PARTE. MA IL ROTTAM’ATTORE HA GIÀ DIMOSTRATO CHE QUESTO PER LUI NON È UN PROBLEMA. ANZI, È UNA DI QUELLE COSE CHE LO ECCITANO -
Colin Ward (Special Guest: Pippo il Patriota)
1. ARTICOLO 18, SI FA MA NON SI DICE
“L’articolo 18 è solo un simbolo, un totem ideologico” e per questo “è inutile discutere adesso se abolirlo o meno”. Matteo Renzi è un esperto di totem ideologici e la sua forza sta proprio nella capacità di sceglierli e abbatterli, anzi “rottamarli”. E infatti anche questa volta sceglie il bersaglio più grosso rappresentato dall’intero Statuto dei lavoratori, “da riscrivere”.
Una scelta scaltra, ancora una volta, perché l’articolo 18 riguarda la libertà di licenziamento senza giusta causa nelle aziende sopra i 15 dipendenti e lui non ci sta a fare una battaglia che possa essere riassunta come una battaglia per la libertà di licenziare. Invece lo Statuto è un testo unico dove ci sono tante cose, indubbiamente datato perché disegnato per le industrie degli anni Settanta, ed è probabilmente un qualcosa che migliaia di giovani non sanno manco che cos’è. Sanno genericamente, forse, che è una roba di quarant’anni fa che ha tutelato, più o meno bene, nonni e genitori.
Renzie è un professionista nella scelta del nemico e anche questa volta, dovendo puntare su quello giusto, non ha sbagliato nell’indicare il vecchio Statuto nel suo insieme. Le forze che lo spingono ad abolire l’articolo 18, come l’Ncd di Alfano, hanno capito benissimo la grande apertura che Pittibimbo sta facendo.
Ci sarà una legge delega che ridisegna profondamente il mondo del lavoro e le sue regole e ci sarà una forma di sospensione dell’articolo 18 per i nuovi assunti che lo indebolirà parecchio. Il problema è tutto del Pd, o di una parte di esso. Ma il Rottam’attore ha già dimostrato che questo per lui non è un problema. Anzi, è una di quelle cose che lo eccitano.
2. E’ SOLO UN PROBLEMA DI STRATEGIA
La sensazione che al governo la pensino più o meno tutti alla stessa maniera su articolo 18 e dintorni è assai forte. Il problema è che ci sono i sindacati e un’opinione pubblica che non può essere terrorizzata con riforme “di destra”. Allora è tutto un problema di tattica, come spiega bene il Corriere; “La strategia per superarlo senza scontri. La legge delega e la cautela sui tempi. Il timore di nuove tensioni al Senato”.
In sostanza, riconosce il Corriere, “l’introduzione di un contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, uno dei cardini della legge delega che verrà discussa in Senato a settembre, il punto principale del Jobs act di Matteo Renzi, l’articolo 18 lo manda in soffitta” (p. 3).
Anche Repubblica racconta la strategia del premier: “Renzi sa bene che in Parlamento l’abolizione dell’articolo 18 non passerà mai. Per questo l’idea è quella di allargare molto il perimetro della delega al governo, tanto da includervi quella ‘revisione del contratto di lavoro a tempo indeterminato’ a cui già faceva cenno il decreto Poletti” (p. 2). A questo punto si scriverà in sostanza un nuovo Statuto dei lavoratori, articolo 18 compreso”.
Ancora più esplicita la Stampa: “Ma l’accordo è a portata di mano: via la tutela per i nuovi assunti. Pd e Ncd favorevoli a una ‘sperimentazione triennale’” (p. 2). Libero va al sodo e titola così: “Renzi finge di dire no ma sul lavoro si cambia” (p. 5) E il Messaggero mostra come si cambia, o meglio, il mezzo bicchiere pieno in arrivo: “Più flessibilità, tutele e nuovi incentivi, ecco come cambiano regole e welfare. Stop alle finte partite Iva e ai contratti a progetto per battere il precariato. Semplificazione delle forme contrattuali esistenti, ridotte a un massimo di cinque o sei” (p. 2).
3. LA FRENATA TEDESCA
Brutte notizie anche per l’economia tedesca: “Ordini a picco, anche la Germania frena. La Bundesbank e i principali istituti economici tagliano le stime sulla crescita: il secondo trimestre sarà deludente. Le tensioni tra Russia e Ucraina pesano sul Pil. Male le esportazioni a causa della stagnazione nel Sud Europa”. “Se si ferma la locomotiva tedesca un altro anno di recessione in Italia. Gli economisti: turismo e meccanica i settori che soffriranno di più” (Stampa, p. 7)
Daniel Gros, economista tedesco tra i più influenti, spiega che cosa significa per gli altri paesi dell’Eurozona: “Meno pressioni sull’Europa. Ma il suo rallentamento è negativo per tutti” (Corriere, p. 5).
Intanto, sul fronte europeo, Repubblica tira fuori un’altra magagna: “Lettera Ue bacchetta l’Italia. ‘Non avete una strategia’, a rischio 40 miliardi di fondi. Documento della Commissione sull’accordo di partenariato. Nel mirino ricerca, innovazione, agenda digitale e cultura” (p. 6). Ci lamentiamo tanto, poi quando c’è da spendere i fondi europei facciamo quasi sempre queste figure di cavolo.
4. L’ABBRACCIO DEL CAINANO
Il Banana è in gran forma e le difficoltà del governo sono una chance troppo ghiotta per non approfittarne e guadagnare altro spazio al centro dei giochi. “Berlusconi proporrà al premier un vero Patto per l’economia. Non un aiuto esterno, l’ex premier è tornato a pensare in grande. Dopo l’assoluzione su Ruby l’ex Cavaliere è di nuovo euforico e brucia dalla voglia di riprendersi la scena. A Silvio non interessa entrare nel governo, ma essere centrale. E ha un piano per uno ‘choc fiscale’” (Stampa, p. 3).
Per il Corriere, “Berlusconi rivede l’estate del 2011: poteri forti contro il premier. L’ex Cavaliere: dall’estero un nuovo attacco al governo. Per il leader di Forza Italia “l’Italia rischia tantissimo’. E rilancia la proposta di dialogo sull’economia”.
Intanto, nuovi pettegolezzi e nuove smentite: “Pascale smentisce le voci di crisi: ‘Il nostro affetto è l’unica certezza che ho nella vita” (p. 9). Libero invece rilancia così: “Silvio e la Pascale separati in vacanza. Soggiorno forzato ad Arcore per Berlusconi. La fidanzata è a Villa Certosa ma assicura: ‘Nessuna crisi’” (p. 9).
5. LINGOTTI IN FUGA
Il Corriere cerca di tranquillizzare tutti sulla fusione Fiat-Chrysler e fa il suo dovere: “Fusione Fiat, il progetto non si ferma’. Il gruppo: se per il recesso si supera il tetto di 500 milioni si riparte da zero. In Borsa il titolo recupera: +1,6%. In un eventuale secondo tentativo “si ridurrebbero gli esborsi per la società” (p. 23). La mette giù più cruda Repubblica: “Il Lingotto: anche se sarà necessario un secondo tentativo per la fusione con Chrysler il limite dei 500 milioni resterà uguale” (p. 22). Insomma, il braccio di ferro tra Marpionne e il mercato va avanti.
6. TELECOM-MEDIA DO BRASIL
Oggi giornata importante nella battaglia di Telecom contro il suo socio Telefonica. Il Sole 24 Ore riporta: “Telecom-Vivendi, oggi vertice a Parigi tra Patuano e Bollorè. Nuovo incontro sul piano Gvt-Tim Brasil. Il gruppo conferma la proroga per la cessione dell’Argentina” (p. 21). Il convitato di pietra si chiama Cesar Alierta, il boss di Telefonica che ha fatto la prima mossa per Gvt ed è pure nell’azionariato di Telecom Italia
7. ULTIME DA UN POST-PAESE
In piena stagione turistica, ci facciamo sempre riconoscere: “Non ci sono soldi per i custodi degli Uffizi rimangono chiusi. Firenze è piena di turisti ma il suo museo più famoso il lunedì non si può visitare perché mancano i fondi per pagare i dipendenti. La Cgil: “Hanno diritto di riposare” (Giornale, p. 8). Ok, ma riposare a turno?
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