domenica 20 aprile 2014

La Quinta Colonna islamista di Gaza diretta da Golfo e occidente: Egitto e Siria

Boutros Hussein e Lee Jay Walker Modern Tokyo Times 
331724_US-Saudi-ArabiaSe si vuole vedere il vicolo cieco del radicalismo taqfirista, allora basta osservare il mantra di odio e discordia a Gaza, perché questa realtà estraniata dice tutto sulla realtà internazionale di tale forma d’Islam. L’islamismo taqfirista non si preoccupa dell’identità nazionale, pertanto uccidere connazionali fa parte dell’attuale distruzione delle rispettive civiltà. Tale realtà significa che nazioni come USA, Francia, Israele, Qatar, Turchia, Arabia Saudita e Regno Unito possono dirigerli manipolando vari ordini del giorno. Il risultato è che i “jihadisti internazionali” possono essere manipolati subito, mentre i “jihadisti interni” diventano la quinta colonna, come si vede in Afghanistan, Egitto, Iraq, Libia, Nigeria, Pakistan e Siria. In Egitto e in Siria i militanti islamici interni uccidono egiziani e siriani con gioia, perché la loro visione del mondo schizofrenica segue l’indottrinamento taqfirista e dei fratelli musulmani. Sarebbe stato impensabile, in passato, che i palestinesi desiderassero la jihad contro Egitto e Siria, piuttosto che occuparsi della questione palestinese. Tuttavia, i petrodollari del Golfo e la diffusione dell’ideologia salafita hanno modificato il panorama religioso e politico. Naturalmente, gli islamisti di Gaza non sono abbastanza potenti da cambiare gli eventi in Egitto e Siria. Nonostante ciò, è chiaro che gli islamisti di Gaza possono provocare caos nel Sinai e in Siria grazie ai rifornimenti di armi e partecipando al terrorismo. Allo stesso modo, se gli islamisti rispettano la melodia dei nuovi pifferai magici, continueranno a seminare altre divisioni. Ahimè, nella moderna Siria vari gruppi terroristici islamici taqfiristi, nel 2014 si massacrano a vicenda e ciò viene replicato in Afghanistan e in altre nazioni dove tale virus è libero. I petrodollari del Golfo seminano la frantumazione dei sunniti autoctoni, creando destabilizzazione, diffondendo settarismo, suscitando il terrorismo contro le minoranze non musulmane. USA, Francia, Israele, Turchia e Regno Unito “cavalcano tale tigre islamista” destabilizzando le nazioni che vogliono schiacciare. Naturalmente, l’Afghanistan fu il trampolino di lancio negli anni ’80 e primi anni ’90, ma l’evoluzione e la diffusione del salafismo è molto più potente oggi.
In Libia era necessaria la forza della NATO per bombardare e, naturalmente, agenti segreti erano  sul terreno alleati delle varie milizie e gruppi affiliati di al-Qaida. Allo stesso modo, in Siria è chiaro che gli affiliati di al-Qaida, i vari gruppi terroristici salafiti, collaborano con le potenze del Golfo e della NATO. Pertanto, in Libia e Siria sono principalmente i fratelli mussulmani, assieme ai jihadisti internazionali, che lavorano per USA, Francia, Israele, Qatar, Arabia Saudita, Turchia e Regno Unito. Il colonnello Gheddafi in Libia non poteva mai prevedere che i libici avrebbero apertamente collaborato con le forze della NATO e che i jihadisti internazionali l’avrebbero ritenuto  un apostata. Eppure, la Libia è stata schiacciata tramite la manipolazione del malcontento interno  da parte di nazioni estere, le potenze della NATO e del Golfo e dalla terza trinità, da jihadisti internazionali e predicatori salafiti che istigano all’odio. La Siria affronta la stessa trinità, nonostante gli eventi sul campo siano assai diversi grazie alla persistenza delle Forze Armate della Siria ed altri fattori importanti. E’ interessante notare che mentre il caos abbonda in molte nazioni della cosiddetta “primavera araba”, che in realtà dovrebbe essere chiamata “cooperazione occidentale e del Golfo”, Israele e Arabia Saudita ne sono uscite indenni, mentre i jihadisti internazionali e militanti in Siria sono impegnati a combattere e uccidere in nome di Allah; è evidente che non si preoccupano d’Israele a sud e di Turchia e NATO a nord. Infatti, in più occasioni Israele ha bombardato la Siria e ciò non ha suscitati vere manifestazioni di massa, né convulsioni politiche in Medio Oriente. Allo stesso modo, è evidente che i gruppi affiliati ad al-Qaida siano notevolmente forti nel nord della Siria, potendo utilizzare la NATO in Turchia per i rifornimenti di armi.
In un video diretto ai militanti di Gaza, l’islamista shayq Ahmad Uwayda istiga all’odio verso la Siria, affermando che “è il momento del sangue e della distruzione, dell’invasione e delle battaglie“. Altre osservazioni nel video, durante la manifestazione a Gaza, sono dirette contro Egitto e Siria. Improvvisamente, il ruolo di NATO e Israele appare assai distante e chiaramente per gli intermediari delle potenze del Golfo ed occidentali, ciò è un risultato notevole. Dopo tutto, indica che l’Islam militante può essere usato come “cavallo di Troia” nella destabilizzazione interna. Pertanto, al momento giusto i jihadisti internazionali lavorano per le potenze del Golfo e occidentali. Uwayda ha dichiarato che in Egitto la “lancia dell’Islam punta al petto della spregevole laicità… Sei la nostra speranza che la shariah ritorni a ciò che era prima“.
Il Programma di studio sul terrorismo riferisce che “Post sulle bacheche jihadiste suggeriscono che ora è il momento per i jihadisti di attaccare l’Egitto per vendicarsi dell’esercito egiziano“. “Non è più possibile chiudere un occhio sul fatto ovvio che laici e miscredenti idolatri siano ostili all’Islam e gli  muovano guerra e odio“, ha detto Abdullah Muhammad Mahmud del gruppo jihadista Fondazione per gli studi e la ricerca Dawat al-Haq, scrivendo in un forum jihadista, come ha riportato il Long War Journal. “Se la jihad non viene dichiarata oggi per difendere la religione, quando lo sarà?” continuava: “I musulmani aspetteranno fin quando non verrà vietateo pregare nelle moschee?! Potranno attendere fino a quando la barba diventerà un’accusa punita con la reclusione?! Potranno aspettare fin quando i loro figli saranno nelle carceri a decine di migliaia, torturati, passandovi decine di anni della loro vita?” “O musulmani d’Egitto, se non fate la jihad oggi, allora è solo colpa vostra“. L’Egitto è molto più complesso, perché mentre Golfo e potenze occidentali hanno tutti governi anti-siriani, non succede lo stesso per questa nazione. Arabia Saudita e altri Paesi del Golfo (tranne il Qatar pro-fratelli musulmani e terrorismo) sostengono finanziariamente l’Egitto perché temono di perdere la loro base di potere interna. Infatti, l’Arabia Saudita è contro l’ordine del giorno pro-fratelli musulmani dell’amministrazione Obama che ha provocato lo scontro tra Riyadh e Washington. Tuttavia, la questione della diffusione del salafismo è un problema reale per l’Egitto e altri Paesi come la Tunisia. Pertanto, i petrodollari del Golfo non devono poter diffondere l’ideologia islamista. In altre parole, i religiosi musulmani indigeni devono tendere allo spirito. Le questioni relative ai fratelli Musulmani devono essere risolte, perché tale movimento islamico vuole imporre la sua ideologia al popolo d’Egitto. Al-Ahram Weeklyha riferito nel periodo cruciale dell’anno scorso che: “Muhammad Guma, specialista di questioni palestinesi del Centro di studi politici e strategici al-Ahram, dice che mentre il “rapporto organico” tra Hamas e Fratellanza musulmana è da tempo noto, Hamas rischia di perdere quei legami mentre la brigata al-Qasam attraversa Gaza. Vi sono, dice Guma, differenze all’interno di Hamas su come rispondere agli sviluppi in Egitto. Alcuni nel movimento sollecitano moderazione ed evitano una retorica che possa essere vista come provocazione dall’esercito egiziano. La comparsa di un convoglio di al-Qasam, sostiene, suggerisce che tali voci perdono davanti allo zelo pro-fratellanza musulmana del contingente. Il governo di Hamas vede il Sinai come suo cortile di casa“, dice Guma, “un corridoio di sicurezza per armi e altre esigenze strategiche. Questo è il motivo per cui il movimento sostiene gli attacchi contro le forze di sicurezza egiziane nel Sinai. E spiega perché così tanti elementi palestinesi siano apertamente per le operazioni contro l’esercito“.
Il governo siriano nel frattempo lotta per la sua sopravvivenza contro la trinità blasfema contro questa nazione. Allo stesso modo, l’Egitto affronta convulsioni politiche interne e la minaccia terroristica nel Sinai e in altre parti del Paese. La Libia ha ceduto alla trinità e chiaramente la Siria affronta la stessa combinazione di forze, nonostante le situazioni interne siano molto diverse. Dopo tutto la Libia è stata solo “abbandonata ai lupi”, ma diverse potenti nazioni sostengono la Siria, nonostante il loro sostegno sia insufficiente rispetto a quello dei nemici della Siria. In altre parole, se le potenze del Golfo e occidentali decidono collettivamente la destabilizzazione, chiaramente le nazioni di Nord Africa e Medio Oriente vi sono assai vulnerabili. La grazia salvifica dell’Egitto è che la maggior parte delle nazioni del Golfo si oppone all’amministrazione di Obama, quando si tratta di essa. Tuttavia, la Siria non è così fortunata perché questa nazione affronta la manipolazione estera e la trinità brutale che rifiuta di andarsene. Gli islamisti di Gaza apertamente celebrano l’assassinio dei siriani e istigano all’odio contro questa nazione laica. In nessun punto mostrano la stessa volontà di morire contro Israele o la NATO in Turchia. Allo stesso modo, i jihadisti palestinesi taqfiristi sono coinvolti nella diffusione di terrorismo e caos nel Sinai, e più recentemente gli sciiti in Libano sono aggrediti dalle stesse forze che hanno abbandonato la causa palestinese. Pertanto, la schizofrenia islamista salafita è un ottimo strumento di USA, Francia, Israele, Qatar, Turchia, Arabia Saudita e Regno Unito nel breve termine, nazioni che condividono la stessa visione.
Gli islamisti a Gaza ora esprimono odio principalmente contro la Siria, ma anche contro l’Egitto. Il Long War Journalha riportato, lo scorso anno: “nel mercato aperto della jihad in Siria, i giovani islamci arrivano da ogni dove per combattere” contro il regime di Assad. L’autore stesso s’è vantato che “convogli di mujahidin” di Gaza si recano in Siria per combattere e che alcuni vi sono morti“. In altre parole, l’Islam militante è uno comodo strumento della manipolazione delle nazioni estere che desiderano cambiare il panorama politico e militare. Naturalmente, se l’Afghanistan e la Libia vengono visti nel lungo termine, proprio come la destabilizzazione dell’Iraq e le politiche autodistruttive del Pakistan, allora il lungo termine sarà molto diverso, a meno che non si sostengano Stati falliti, terrorismo, settarismo, misoginia e frantumazione religiosa e culturale.
Gli islamisti di Gaza sono solo un pezzo di un puzzle molto complesso. Tuttavia, se possono abbandonare la loro patria per uccidere altri musulmani e arabi, perseguitare minoranze religiose e partecipare alle politiche antisciite in Siria, allora ciò evidenzia la nuova forza sostenuta dal Golfo e dai circoli occidentali. Infatti, le nazioni estere non hanno bisogno di una presenza sul terreno come in Afghanistan e in Iraq. Invece, la trinità può fare tutto da lontano e, se è necessario un sostegno extra, allora si potenzieranno le ratlines assieme all’ulteriore indottrinamento salafita.
26cnd-hamas.600Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

http://aurorasito.wordpress.com/2014/04/18/la-quinta-colonna-islamista-di-gaza-diretta-da-golfo-e-occidente-egitto-e-siria/

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