venerdì 11 aprile 2014

Arte: casse vuote, alloggi chiusi e occupati


Rifiuti ins trada: una delle immagini simbolo del degrado del Cep (foto Fornetti)
Rifiuti ins trada: una delle immagini simbolo del degrado del Cep (foto Fornetti)

Genova - Il giallo di via Novella è durato lo spazio di ventiquattr’ore, il giovane trovato morto in un appartamento che avrebbe dovuto essere vuoto si chiamava Sebastian Ciocoiu, 23 anni, romeno. «Si è sentito male, è caduto a terra e così facendo ha rotto un vaso o una bottiglia e si è ferito al volto. Ecco spiegato il sangue», dicono in questura.
Ma il sangue di un ragazzo che nessuno nel quartiere sembra conoscere (uno dei tanti “fantasmi” del Cep) accende ancora una volta i riflettori sul problema delle case che, mentre perdono valore sul mercato immobiliare, restano un obiettivo irraggiungibile per troppe persone.
In via Novella le case sono tinte di rosa e, a guardarle da molto lontano, sembrano quelle di un villaggio vacanza con vista mozzafiato sul porto a fondovalle. Però basta avvicinare un po’ lo sguardo e la realtà è quella del Cep, un quartiere popolare e orgoglioso, poco meno di 3.000 famiglie famiglie suddivise tra 310 palazzoni costruiti su una collina dove l’aria da paese si confonde inestricabilmente con i problemi della periferia. Al Cep si raccolgono le persone che non hanno alternative: la casa popolare è il punto di arrivo dopo liste d’attesa interminabili e speranze incrollabili. Oppure è l’oggetto di conquista di chi, dopo aver provato tutte le altre strade, decide di prendersi quello che non può avere diversamente.
«Vivevo con un anziano, dividevamo le spese - racconta un uomo col volto pieno di rughe - sono partito per fare la stagione su un peschereccio e, al ritorno, lui non c’era più e l’appartamento era chiuso. Era vecchio, penso sia morto, cosa dovevo fare? Ho forzato l’ingresso e vivo ancora lì, ho anche la residenza, alternative non ne ho».
La fotografia del patrimonio Arte
I conti dell’ ex Iacp (istituto case popolari) non consentono di programmare grandi interventi su un patrimonio di case che ogni anno è eroso dal degrado: nove su dieci, tra quelle che ogni anno si liberano, restano vuote a lungo perché sono considerate inagibili. Anzi “bombardate” secondo il lessico dei registri di Arte.
Il piatto piange, i soldi per ristrutturare (il costo medio è di 20.000 euro ad appartamento) non ci sono. E una delle cause principali, a fianco alla crescente morosità degli inquilini,sembra essere l’operazione che ha messo in carico ad Arte tutti gli immobili regionali alienati percoprire i buchi delle Asl nel 2010 e 2011. Facendone, di fatto, la “cassaforte” per un parco immobiliare che è in via di ridimensionamento allo scopo di fare cassa: gli immobili messi all’asta sono 40, la scadenza del bando è fissata alle 12 di mercoledì 23 aprile, quando gli uffici di via Bernardo Castello 3 non accetteranno più offerte.
Per quell’operazione Arte aveva contratto un debito di 104 milioni, a fronte delle entrate da affitti che mediamente si aggirano intorno agli 85 euro per appartamento, la cifra media tra il minimo di 25 euro al mese per le famiglie molto disagiate e 250 per appartamenti grandi abitati da famiglie con un buon reddito Isee.
«Non un solo euro è stato spostato dal capitolo di bilancio delle case popolari a quello della cartolarizzazione della sanità - dice invece l’assessore regionale Giovanni Boitano - e negli ultimi due anni abbiamo recuperato quasi 30 milioni di euro per rispondere alla crescente domanda di case popolari». L’obiettivo è scendere dai mille appartamenti oggi vuoti, perché sfitti, murati o in manutenzione, a una percentuale considerata fisiologica: 600 appartamenti in Liguria, il 5% del totale.
La realtà dei fatti è che a Genova ci sono quattromila persone in lista d’attesa per una casa popolare, una cifra raddoppiata rispetto a solo un paio d’anni fa. Perché i prezzi delle case e degli affitti sono in ribasso, ma le fasce di povertà viaggiano inversamente a velocità molto maggiore.
Le finestre “murate” e le case occupate
Cammini per strada al Cep, alzi gli occhi e vedi finestre chiuse da un muro di mattoni rossi. «Sono gli appartamenti che Arte ha murato dopo uno sgombero per evitare che fossero occupati - racconta qualcuno - e sono tanti. Ma anche le protezioni in mattone non durano molto, qualcuno prima o poi le fa cadere».
Ivano ha 57 anni, la barba e la tuta mimetica rimandano all’icona cubana di Fidel Castro. «Sono invalido al 100%, abitavo in via Molinetti in una baracca, poi qualcuno le ha dato fuoco e sono venuto al Cep. Ho trovato una porta aperta e mi sono stabilito qui con mia moglie». Negli ultimi anni, racconta ha collezionato «quattro “433”, lo sa cosa sono? Codice penale, occupazione abusiva. Ma adesso mi hanno proposto una casa in campagna, a casella. Volevano 250 euro al mese e poi sono scesi a 200, non me la faccio scappare».
Conquistare un tetto significa esistere, potersi mostrare alla luce del sole. Non doversi nascondere come faceva Sebastian Ciocoiu che nessuno nel quartiere sembra aver mai conosciuto «ma viveva in quell’appartamento già da qualche mese, lo incontravo sulla passerella», racconta una vicina che porta a spasso il suo cane, Luna, una meticcia di dubbia genealogia e immensa vitalità.
La “passerella” è una balconata che corre tra il secondo e il terzo piano dei palazzoni rosa, tra finestre dalle quali provengono grida («Non gettarlo nel lavandino che sa di piscio...») e musica. Da una parte rap a tutto volume, dall’altra litanie arabe. Ovunque panni stesi, c’è anche un bandiera italiana lavata e già pronta per il calcio d’inizio dei mondiali.
Quanti sono gli appartamenti teoricamente vuoti? La Regione parla di numeri che saranno riportati presto a livelli fisiologici: «Oggi forse sono il 7 o l’8% del totale, l’obiettivo è scendere entro l’estate a l 5% - dice l’assessore - e abbiamo velocizzato i tempi per rimettere sul mercato ogni appartamento che si libera». E quelli murati? «Sono forse una trentina, legati a vicende giudiziarie. non di più».

http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2014/04/11/AQyHWRRC-alloggi_chiusi_occupati.shtml

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