Come misurare i battiti
per prevenire l’ictus
Federico Mereta
Genova - Questa mattina, appena svegli, mettete l’indice e il medio della mano sul polso dell’altro braccio, rivolto verso l’alto. E, solo per trenta secondi, cercate di percepire i segnali che il cuore vi manda. Magari ripetete questa operazione anche nel pomeriggio. Tutte le pulsazioni dovrebbero essere uguali: se percepite che cambiano di intensità e non sono regolari, o comunque se vi accorgete che si superano i cento battiti al minuto (basta moltiplicare per due il numero ottenuto), parlatene con il vostro medico.
Per chi ha il cuore ballerino, sente uno sfarfallio neltorace, o magari si sente inspiegabilmente stanco – ma più in generale per tutti – c’è la possibilità di parlare direttamente con gli esperti.
La offre Il Secolo XIX, nell’ambito di “In corpore sano” de Il Secolo XIX, in programma mercoledì 13 novembre alle ore 18 presso il Teatro della Gioventù in Via Cesarea a Genova, dal titolo “Cuore e batticuore”. All’incontro, aperto al pubblico, prendono parte Paolo Bellotti, Direttore della Cardiologia dell’Ospedale San Paolo di Savona, Cinzia Finocchi, Responsabile del Centro Cefalee del San Martino di Genova, Giuliano Lo Pinto, Direttore Medicina Interna dell’Ospedale Galliera di Genova e Raffaele Stefanelli, amministratore delegato di Boston Scientific Italia.
Sotto la lente di ingrandimento degli esperti c’è la fibrillazione atriale, l’aritmia più diffusa nella popolazione, che deve essere riconosciuta per tempo e trattata. Il motivo? Questa aritmia, che si presenta soprattutto dopo i cinquant’anni, non è solo pericolosa per il cuore, ma può aumentare fino a cinque volte il rischio di andare incontro ad un ictus cerebrale. Come se non bastasse, gli ictus in presenza di aritmia sono più gravi e potenzialmente mortali. Eppure, tra i 120.000 italiani che ogni anno scoprono di avere questo “problema” elettrico che costa circa tre miliardi di euro al sistema sanitario, molti non sanno che il cuore batte in maniera anomala.
Per ridurre l’avanzata della fibrillazione atriale, legata al progressivo incremento dell’età media della popolazione, basta davvero poco. Se si combattono i classici fattori di rischio cardiovascolari come obesità ipertensione, fumo e diabete, i nuovi casi potrebbero essere dimezzati. Insieme all’automisurazione dei battiti è fondamentale controllare regolarmente dal medico la pressione, perché almeno sette persone su dieci con la fibrillazione atriale sono anche ipertese. Per questo è fondamentale che dopo i cinquant’anni venga misurata ogni mese e trattata adeguatamente se deve essere ridotta. Sul fronte delle cure, oltre ai farmaci che mantengono fluido il sangue ed eventualmente a quelli che agiscono direttamente sull’aritmia, un ruolo sempre più importante è giocato dalle moderne tecnologie. E’ il caso ad esempio dell’ablazione transcatetere, tecnica che attraverso un filo sottile che viene spinto fino al cuore consente di “bruciare” direttamente il pugno di cellule che dà origine all’aritmia.
Ancor più interessante e moderno è poi il trattamento che va a chiudere l’auricola, una piccola appendice dentellata che si trova nell’atrio. E’ in questa zona che si forma la stragrande maggioranza dei coaguli che potrebbero poi risalire fino al cervello. Per questo oggi esistono sistemi che vanno a chiudere questa appendice semplicemente passando attraverso i vasi che arrivano al cuore, dove poi, senza nemmeno dover “aprire” il torace, si può agire direttamente su questa area. Questi trattamenti così sofisticati sono destinati a pazienti selezionati.
http://www.ilsecoloxix.it/p/magazine/2013/11/08/AQ97hIu-prevenire_misurare_battiti.shtml
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