Tumore al polmone: micro-RNA per diagnosi e cura?
RUBRICA SCIENZA&SALUTE
Tac ed esame del sangue: nuovo test efficace per la diagnosi del tumore al polmone, ma non solo
Molto più di un esame diagnostico. La combinazione tra Tac (tomografia assiale computerizzata) a basse dossi, ed esame del sangue si è rivelata un ottimo strumento per individuare precocemente il tumore al polmone. Permettendo così di intervenire con circa due anni di anticipo sulla malattia e ridurre i casi di diagnosi errata. Ma non solo, proprio l’analisi dei micro-RNA presenti nel sangue, in futuro, potrebbe essere la base per una nuova terapia oncologica, a cui i clinici di tutto il mondo stanno già lavorando da anni.
Oggi possiamo parlare di un nuovo e rivoluzionario test diagnostico.Finora l’unico strumento a disposizione dei clinici per la diagnosi precoce del tumore al polmone era la Tac spirale. Test che aveva suscitato non poche polemiche in precedenza – nonostante fosse risultata efficace nel ridurre la mortalità del cancro polmonare secondo uno studio americano supportato dal National Cancer Institute – per via dei numerosi falsi positivi: ovvero casi in cui veniva erroneamente segnalata la presenza di un tumore. I fumatori abbastanza di frequente presentano noduli che possono essere scambiati per tumore, ma nella gran maggioranza dei casi non lo sono, e «il problema della Tac è che non riesce a distinguere le lesioni benigne dai tumori e nemmeno intercettare i tumori più aggressivi, prima che diano origine a metastasi e siano incurabili» spiega a Linkiesta Ugo Pastorino, Direttore di Chirurgia Toracica presso l’Istituto Nazionale dei Tumori (Int) di Milano e coordinatore dello studio pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Clinical Oncology. Lo studio condotto dall’Istituto Nazionale dei Tumori (Int) di Milano, dimostra come la Tac in combinazione con un esame del sangue in grado di rilevare e analizzare 24 tipi di micro-RNA sia in grado di ridurre dell’80% i casi di falsi positivi e praticamente ridurre a zero i casi di falsi negativi (casi in cui il test è negativo, ma il tumore è presente).
«Con la Tac il tumore viene scoperto quando ormai è troppo tardi e la malattia è presente in tutto il corpo» continua Pastorino «l’analisi dei micro-RNA invece, ci permette di scovare il problema con due anni di anticipo e di distinguere tra le forme più o meno aggressive, dandoci la possibilità di fare terapie più personalizzate e in funzione del tipo di tumore. Il vero obiettivo però è riuscire a modificare il destino di quei pazienti che sviluppano una malattia più aggressiva: sia agendo in anticipo, ma soprattutto adattando le terapie al profilo biologico individuale. Oggi usando i farmaci disponibili, domani usando sostanze in grado di interagire con i micro-RNA e modificarne l’effetto che queste molecole hanno sull’evolversi del tumore».
I micro-RNA non sono dei semplici marcatori come quelli usati per altri tumori, ma delle sostanze che modulano la crescita cellulare. Sono delle piccole molecole che circolano nel sangue e possono inibire sostanze protettive, che bloccano la formazione del tumore, o attivare sostanze oncogeniche, che promuovono la crescita del tumore. «Nel primo caso i pazienti hanno bassi livelli di sostanze protettive nel sangue – continua Pastorino – l’idea è di rilevare questi livelli e riattivare le sostanze protettive che sono inibite. Viceversa nel secondo caso, quando i livelli di sostanze promuoventi il tumore sono elevate, le dovremmo bloccare. Se noi siamo in grado di modificare questi modulatori, possiamo cambiare in maniera significativa l’evoluzione dei tumori più aggressivi. Non domani certo, ma nel futuro, fra anni, sì».
Oggi l’esame del sangue e l’analisi dei micro-RNA è “solo” una test diagnostico, domani potrebbe essere una terapia. Inoltre il test fornisce informazioni sul tipo di tumore con cui si ha a che fare, dando la possibilità di trattare il paziente in maniera differente a seconda del rischio individuale. «L’importanza di questa scoperta non è solo l’anticipazione della diagnosi – precisa Pastorino – ma anche la capacità oggi di scegliere la terapia migliore per il singolo paziente sulla base del suo profilo biologico. E un domani usare sostanza specifiche, in grado di agire selettivamente».
Certo per ora si tratta solo di un’ipotesi, ma l’oncologo dell’Int guarda il futuro con ottimismo, grazie anche ai nuovi modelli che oggi si hanno a disposizione, e che permettono di testare una nuova sostanza molto più rapidamente di come non si facesse in passato. Non con studi sull’uomo ma usando dei “topi-avatar”. «Oggi possiamo valutare l’evolversi del tumore e vedere come reagisce alle terapie, trapiantando i tumori umani nel topo. Questo ci permette di testare le sostanze in tempi più brevi e in una maniera più simile alla realtà clinica. In futuro ogni paziente potrebbe avere un avatar, un animale con lo stesso tumore del malato, su cui vengono testate le sostanze potenzialmente attive, prima di somministrarle al paziente stesso. I nostri pazienti, che entrano negli studi clinici di diagnosi precoci, lo hanno già, e il modello funziona bene. È molto dispendioso ma è una realtà che si espanderà nel tempo, perché ci permette di definire a priori come trattare i tumori più aggressivi».
Tornando al test diagnostico, oggi ci sono buone prospettive di sviluppare uno strumento più efficace della sola Tac nel diagnosticare il tumore al polmone nei soggetti a rischio, ma quale sia la combinazione migliore ancora non si sa. Per questo nel 2013 è partito un nuovo studio che intende valutare quale sia il sistema diagnostico migliore. «Per ora continuiamo a usare la combinazione tra i due – afferma Pastorino – perché dobbiamo offrire, la massima protezione a chi chiede una diagnosi. In futuro l’esame del sangue potrebbe diventare il primo esame diagnostico, seguito da eventuali esami radiologici, come la Tac, solo in certi soggetti. Ma per arrivare a questo punto sono necessari studi clinici che dimostrino l’efficacia del solo esame del sangue. Ed è quello che stiamo valutando ora».
In Italia quindi, sebbene il test non sia ancora entrato nella pratica clinica, è possibile usufruirne gratuitamente aderendo allo studio clinico. «Ora abbiamo una fase di sperimentazione che durerà un paio di anni, durante i quali chi vuole sottoporsi al test può farlo iscrivendosi allo studio clinico controllato con una semplice telefonata» chiarisce Pastorino. Lo studio è rivolto a fumatori oltre i 50 anni di età, che abbiano fumato un pacchetto di sigarette al giorno per 30 anni o due pacchetti per 15 anni; o fumatori minori con altri fattori di rischio, come presenza in famiglia di altri casi di tumore, esposizione a sostanze cancerogene come l’amianto, polmoniti ricorrenti e così via. Per il momento sono escluse persone che non abbiano mai fumato o sotto i 50 anni, perché in questo caso i rischio di effettuare la diagnosi superano i benefici: «La probabilità di avere un tumore in questi casi è talmente bassa – conclude Pastorino – che esporremmo persone a raggi x per nulla, e i danni a lungo termine dovuti alla Tac, potrebbero essere più dannosi del tumore stesso. Un altro aspetto positivo del test del sangue, è proprio l’assenza di questi effetti collaterali che invece si hanno con la Tac».
http://www.linkiesta.it/test-diagnostico-tumore-polmone
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