sabato 30 novembre 2013

Abbracci, asteroidi e rivoluzioni

Facciamo comune-info da poco più di nove mesi. Dicono, quelli che sanno guardare alla profondità della vita, che il primo gesto di chi viene al mondo sia quello di agitare le mani per cercare qualcuno, per essere abbracciati. Ecco, ci pare sia arrivato il momento di cominciare una nuova avventura e abbiamo bisogno di sapere se intorno a noi ci sono persone disposte ad abbracciarci. O, ancor meglio, a intraprendere insieme un viaggio entusiasmante quanto impegnativo e privo di certezze.
Non sappiamo bene cosa sia diventato questo nostro minuscolo asteroide che va a spasso nell’immensa galassia del web. Guardiamo con spiccata antipatia ad ogni stretta definizione, anche per quel che ci riguarda. Non è un caso che in internet il dominio sia una rete di identificazione. Definire, identificare, classificare serve solo a congelare i pensieri e il movimento. Abbiamo un nome: comune. Pensiamo possa bastare. Il resto lo dice quel che facciamo ogni giorno, senza presunzione, con qualche impertinenza, con la modestia e il senso di responsabilità di chi ha scelto di aprire un nuovo spazio pubblico. Uno spazio che, un po’ per gioco e un po’ per amore della dignità che vive nelle esperienze concrete che raccontiamo, non ci piace considerare virtuale. Forse potremmo dire siderale, tanto per dare una suggestione alla necessità di muoversi continuamente e di tenere bene a mente quanto siamo piccoli e inadeguati.
L’avventura che vogliamo tentare è ambiziosa. Si tratta, soprattutto, di raccontare la vita senza il dominio delle cose sulle persone. Un dominio segnato dal mito della crescita infinita e guidato da una macchina impazzita che corre verso l’autodistruzione del pianeta e di chi lo abita. Vorremmo farlo ogni giorno perché è nell’agire comune che può aprirsi la spessa coltre di segni e informazioni inutili che simula la naturalezza di un sistema predatorio e occulta le possibilità di cambiare il mondo. Non abbiamo bisogno di una micro-politica ma certamente nemmeno di una lunga accumulazione e concentrazione delle forze, dobbiamo muoverci da molti punti differenti e con forme diverse. La rivoluzione contro il dominio dell’astrazione e delle transazioni finanziarie “non è un lavoro da esperti”, hanno spiegato il 14 novembre gli studenti e molte altre persone che vivono nei quartieri della capitale. Ed è proprio da Roma, dove viviamo, che abbiamo scelto di far spaziare il nostro sguardo e far vivere il nostro racconto. Le domande che si affacciano dalle pagine dicomune non possono che essere planetarie, ma è fondamentale precisare che il nostro punto di vista nasce da un certo territorio per allargarsi poi alla ricerca non di risposte ma di risonanze al di qua e al di là dagli oceani. Non pensiamo si possa cambiare il mondo con un orizzonte nazionale o mondiale ma abbiamo molti mondi da cambiare ovunque. Il nostro movimento di narrazione è dunque da Roma in poi, non dal mondo a Roma.
Pensare di accumulare forze per una lontana e incerta prospettiva rivoluzionaria è una vana illusione. Abbiamo bisogno oggi di liberare la nostra capacità di costruire relazioni sociali diverse, di vivere in un altro modo, di fare un mondo nuovo. E a noi pare che, tra mille, inevitabili e salutari contraddizioni, quel mondo, quel modo diverso di ribellarsi facendo, si affacci già con una certa frequenza anche nelle pagine che in questi nove mesi hanno tratteggiato il profilo un po’ caotico di comune-info. Guardiamo la realtà con eccessivo ottimismo? Forse, ma crediamo sia soprattutto una questione di punti vista. Il nostro guarda alla crisi del sistema di dominio in modo autonomo: senza il concorso dei dominati non c’è dominio, senza i lavoratori non c’è capitale. Perfino l’Europa delle banche e della tecnocrazia dipende da noi. Se smettessimo di accettarla e di crearla, non esisterebbe. Per questo comune non racconta la crisi dell’egemonia dei mercati, ne racconta il rifiuto. Negli anni in cui la formazione del pensiero critico e il legame sociale subiscono la penetrazione della tecnologia attraverso le accelerazioni continue, l’immediatezza e la semplificazione dei linguaggi, la teoria e la pratica delle società in movimento possono fondersi in un disegno inedito.
La ribellione contro un sistema che impone un’esistenza precaria, dominata dalla paura di immaginarne una diversa, è già un fatto rivoluzionario se si declina nell’aprire spazi di scambio o mercato de-mercificato, nel mettere leconomia sottosopra, nel reinventare il lavoro sottraendolo al profitto e alla schiavitù, nel rifiuto di escludere le persone in base alle origini, nell’occupare teatri, nel fare il pane insieme, nel privilegiare una mobilità dolce e ribelle andando a piedi o in bicicletta. Possiamo aprire ferite profonde nel sistema rifiutando di sottomettere le nostre vite al dominio del denaro. Nel farlo, liberiamo capacità creative che servono a coltivare orti comunitari e sinergici, a rubare spazio al cemento per dedicarci alla creazione di giardini sovversivi, a insegnare ai bambini il valore del riuso. Intorno a noi, crescono ogni giorno esperienze di software libero, di conversione ecologica e sociale, di critica al consumo e alla gestione del risparmio, di difesa dell’acqua e della terra. Ribellarsi facendo, resistere creando, è questo il movimento della rivoluzione dei nostri tempi.
A raccontare, promuovere e accompagnare tutto questo, speriamo possa servire la nostra piccola impresa. L’asteroide di comune viaggia per ora esclusivamente in uno spazio siderale, la rete. Un spazio costellato di insidie. La rete è il principale mezzo attraverso cui penetra un’ideologia che non sembra aver neppure più bisogno di sventolare la democrazia come ornamento decorativo e demagogico. È in primo luogo internet che veicola l’ingegneria del consenso indispensabile all’esercizio del dominio delle cose e dei mercati, eppure è principalmente lì che si è alimentata in questi anni una straordinaria capacità di auto-narrazione. In ogni istante, ovunque, in una trama inedita e con una stupefacente molteplicità di suoni, si leva e s’intreccia l’eco di nuove rivolte e di affermazioni di dignità. La rete non è tuttavia una forza autonoma. Non è un soggetto e non è una cosa, è una forma sociale di rapporti tra le persone. È una forma nascosta dalla sua astrazione, la stessa astrazione che fa sembrare cose del tutto indipendenti dalle persone il denaro, lo Stato, il potere, la famiglia e molte altre relazioni sociali.
Il 2013 sarà un anno importante per molti e diversi aspetti. Noi pensiamo che comunepossa e debba diventare più bello e più forte. Tra le altre cose, vogliamo cambiare abito migliorando la veste grafica che abbiamo tenuto in questi mesi al fine di rendere più agevoli e piacevoli le letture. Pensiamo di poter facilmente moltiplicare la rete delle collaborazioni per raccontare altri luoghi e altri mondi in cui stanno crescendo ribellioni e autogestioni. Vogliamo accompagnare meglio la crescita delle insubordinazioni di cui già ci occupiamo e stiamo pensando a come approfondire lo sguardo su alcuni temi andando anche oltre i confini della rete. Sappiamo che per cominciare a mettere in pratica tutto questo all’inizio del nuovo anno, mantenendo un’assoluta indipendenza dai poteri economici e politici, dovremo cambiare profondamente i ritmi, i modi e le condizioni con cui abbiamo fatto comune fin qui.
Abbiamo bisogno di aiuto, subito. Ecco perché, dopo nove mesi di meticoloso silenzio su noi stessi, cominciamo ad agitare le mani per cercarlo. Non servono necessariamente grandi risorse per intraprendere un viaggio difficile come quello a cui pensiamo, nel 2013 potrebbero bastare 50-60 mila euro. Esclusa a priori l’ipotesi di far leggere i nostri contenuti a pagamento, abbiamo pensato a tre linee di finanziamento.
La prima potrebbe chiamarsi Consigli Comunali ed è l’offerta di banner per promuovere attività, iniziative o anche prodotti a interlocutori selezionati in modo diretto (da noi) e molto, molto rigoroso. È una scelta rara perché richiede capacità, impegno e investimenti che graveranno sulla redazione, ma è il solo modo, lo diciamo sulla base di esperienze più che decennali, per mantenere il controllo della propria indipendenza in un campo minato come quello dell’advertising. L’obiettivo è di raccogliere 20 mila euro netti nel corso del 2013.
La seconda linea si articolerà attraverso iniziative pubbliche (corsi, meeting, progetti, concerti e un lungo eccetera) dedicate ai temi fondanti della costruzione del nostro discorso e dell’agire contro la dominazione che raccontiamo Potrebbe chiamarsi Commūnica!, che in latino vuol dire Metti in comune!, e sarebbe il nostro canale di interlocuzione principale con le realtà organizzate. Stiamo costituendo, a nostra volta, una piccola associazione che si impegni a sviluppare questa linea in stretto rapporto con la redazione. La cifra che ci proponiamo di raccogliere è di 25 mila euro ma comprende anche una parte delle quote versate alla nuova associazione.
La terza è certamente la più importante delle linee proposte. Quella che dovrebbe segnare il profilo (anche in homepage) della nostra impresa e che potrà darci il polso dei consensi che incontra la nostra avventura, oltre a tracciare e correggere la rotta giorno per giorno. A fine anno, poi, sarà questa linea a farci capire, meglio di un illusorio e truffaldino clic sul tasto “mi piace”, se e quanto possiamo o potremmo essere utili a quella rivoluzione della vita quotidiana che non può essere riservata agli attivisti ma deve nutrirsi e saper ascoltare le ribellioni di tutti, anche quelle delle singole persone. Questa terza via, potrebbe dunque chiamarsi Persone comuni, cioè ribelli, secondo la felice espressione del sub-comandante Marcos.
La nostra speranza è che i lettori che vorranno sostenerci in modo concreto possano partecipare acomune facendolo con noi, almeno per un giorno. Offriremo loro uno spazio autorevole in cui ospiteremo quel che vi sta a cuore e ci avrete inviato. Potrebbe essere un disegno, un testo molto breve, una foto della vostra bicicletta, un verso che vi aiuta a pensare, un appuntamento da segnare in agenda, l’autografo di Bruce Springsteen, il ritratto spietato del preside e molte altre cose che scopriremo via via. Speriamo possa diventare un lungo gioco in piena libertà che ci farà sentire vicine le vostre passioni, la fantasia, l’ironia, la rabbia … Sarà un modo per sentirci vicini, per prenderci tutti poco (o molto) sul serio e, soprattutto, per metterci in comune ogni giorno per tutto l’arco dell’anno.
Da questa decisiva linea di finanziamento dovrebbero arrivare altri 18.000 euro. Avremo bisogno di riempire quasi l’intero calendario per contare su 4 quote da 15 euro ogni giorno, per 300 giorni (stima prudente) fa appunto 18.000 euro. È un contributo minore rispetto a quello delle altre due linee ma, lo ripetiamo, è il più importante perché significa che oltre mille persone hanno scelto di essere compagni e compagne (con gli amici fa i soldi facebook) di comune e sono disposte a privarsi di 15 euro l’anno per farlo vivere. Il valore di questa scelta va naturalmente ben oltre l’aspetto monetario ma non ci facciamo illusioni: sarà dura. Quindici euro è più o meno il costo di un libro, noi vi offriamo di leggerci per un anno, fa poco più di un euro al mese. Sappiamo bene che di questi tempi non è un sacrificio da poco, ma è il prezzo della nostra indipendenza e di una piccola libertà. Niente di più, niente di meno.
Qualcuno ci ha detto in questi giorni: «Ormai siete una realtà virtuale consolidata, vi leggo tutti i giorni, ma dove avete la sede della redazione?». Sedi, per ora, non ne abbiamo. Non abbiamo neanche una sedia, per essere più precisi. Come sia potuto accadere che poco meno di duemila persone aprano ogni giorno le pagine che riempiamo con qualche affanno resta un mistero pari a quello della dieta del toxodonte, un ungulato estinto alla fine del Pleistocene senza lasciare discendenti. Alcuni di noi, discendenti ne hanno fortunatamente messi al mondo prima di far nascere comune, ed è soprattutto la necessità di pagarci almeno qualche rimborso che ci impedisce di continuare così. Poi abbiamo urgente bisogno di un nuovo server, di qualche computer, di quattro o cinque scrivanie e di molti, moltissimi abbracci. Pensateci un po’ su, ma fatevi vivi presto. Non basta un clic sulla casella «mi piace», scrivete a info@comune-info.net

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