Veterinario e giornalista
E’ ora di finirla con i discorsi dei politici. Si passi ai fatti e i veterinari compiacenti vadano in galera, invece di subire un buffetto dai relativi Ordini. Forse l’avete già visto a Striscia la notizia, ma per chi lo avesse perso lo racconto qui, con qualche riflessione. La voce di Stoppa fa già capire che, nel servizio, si parlerà di cani importati dall’Est Europa. Sì, vero, non è certo una novità, ma questo spezzone che va in onda fa capire come sia complesso spezzare il triangolo di queste spedizioni della morte. L’automobile inquadrata è targata Zagabria e Striscia ha evidentemente ricevuto una preziosa imbeccata. Segue l’automobile perché sa che nel baule e al suo interna c’è pieno stipato di cuccioli importati illegalmente dall’Est. Improvvisamente il conducente svolta e si dirige verso una clinica veterinaria dove lo attende uno o più (dalle immagini non risulta ben chiaro) veterinari compiacenti. Solita irruzione di Stoppa e dei suoi tecnici all’interno della clinica dove un veterinario, opportunamente oscurato, cerca di svicolare malamente raccontando un sacco di balle. Sul tavolo ha una scatola di microchip, quei dispositivi che la legge prevede vengano iniettati sotto l’orecchio del cane, per iscriverlo all’anagrafe canina e identificare il suo legale proprietario.
Il veterinario cerca una improbabile difesa, arrampicandosi sopra mille specchi, mentre entrano le forze dell’ordine che contesteranno poi una serie di reati, dal maltrattamento all’occultamento di cadavere. Infatti, dentro un congelatore, gli agenti scoprono dei cadaveri di cuccioli d’ignota provenienza. In mezzo al “bottino” sequestrato, stretta in una minuscola gabbietta , una Callithrix un gioiello miniaturizzato di scimmia che abita le foreste sudamericane.
Lo scandalo dei “cani dall’Est” è ormai un fatto quotidiano. Pochi giorni fa, tra Emilia e Lombardia, la Forestale ha scoperto importatori di frodo e veterinari compiacenti, già assolti in passato per gli stessi reati, che attendono di comparire davanti ai tribunali di mezza Italia. Nel frattempo il fenomeno non si placa, viste anche le pene scarse e incerte che vigono nel nostro paese. E così, in un ben noto luogo dell’Ungheria, migliaia di cuccioli che assumono ancora il latte salgono sui camion dove, dopo un viaggio senz’ acqua né cibo, molti muoiono e la maggior parte si ammalerà a casa dell’incauto acquirente che, grazie al veterinario compiacente, penserà di avere acquistato un cane italiano, visto il microchip (falso).
C’è un solo modo per combattere questo fenomeno dilagante di cuccioli ancora lattanti che provengono dalla repubblica Ceca, dall’Ungheria e dalla Polonia. Vietare il commercio dei cani provenienti dai paesi orientali europei, almeno fino a quando questi non dimostreranno di avere standard d’igiene e cura simili a quelli delle altre nazioni più avanzate.
Nessun commento:
Posta un commento