lunedì 28 ottobre 2013

Arrivano le cyber-specie

La classificazione di Linneo mette il turbo


Il cyber-millepiedi Eupolybothrus cavernicolus (fonte: A. Komerički)Il cyber-millepiedi Eupolybothrus cavernicolus (fonte: A. Komerički)
Arrivano le cyber-specie: i criteri per la classificazione delle specie si rinnovano per la prima volta dai tempi di Linneo e si affidano alle nuova tecnologie delle banche dati delle sequenze genetiche. Un millepiedi scoperto in Croazia è la prima specie classificata con la nuova tecnica, descritta sulla rivista Biodiversity Data Journal da uno studio coordinato da Lyubomir Penev, dell'Accademia delle Scienze bulgara.
Alla ricerca ha partecipato anche l'Italia con Marzio Zapparoli, dell'università della Tuscia.

Il metodo è considerato dai ricercatori una versione 'turbo' rispetto al metodo tradizionale ed è una corsa contro il tempo per riuscire a classificare specie che potrebbero rapidamente scomparire. Nonostante ogni anno vengano scoperte migliaia di nuove specie (soltanto nel 2012 sono state 13.494), la biodiversità del pianeta continua a diminuire con una velocità senza precedenti e per gestire la conservazione sono necessari approcci molto più rapidi, che permettano di descrivere le specie velocemente.

La nuova tecnica è stata utilizzata per descrivere un millepiedi chiamato Eupolybothrus cavernicolus, recentemente scoperto in una regione carsica della Croazia. In aggiunta alla tradizionale descrizione morfologica, i ricercatori hanno fornito un codice a barre basato sul Dna, una microtomografia a raggi X per avere dati anatomici e morfologici dettagliatissimi e un video che documenta importanti tratti del comportamento dell'animale.

Cruciale per la sono le cyber-classificazione delle specie sono le tecniche di sequenziamento genetico e i metodi per gestire grandi quantità di dati. ''Le tecniche di sequenziamento di nuova generazione si stanno rivolgendo ad aree come la biodiversità per il monitoraggio degli ecosistemi e la scoperta di nuove specie'', ha osservato uno degli autori, Scott Edmunds, direttore di GigaScience, rivista online open-access che pubblica studi sui big data. ''Il nostro metodo - ha aggiunto - tenta di integrare dati da più fonti e rendere le informazioni più fruibili''.

(ANSA)

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