domenica 17 marzo 2013

La cinghia di trasmissione


Senato Vito Crimi Paolo Becchi Beppe Grillo

 di Paolo Becchi

 Cerchiamo di ragionare a mente lucida su quello che è successo con l’elezione dei Presidenti di Camera e Senato. Il primo dato di fatto è che i nomi dei candidati del centrosinistra che circolavano erano fino a venerdì Dario Franceschini alla Camera e Anna Finocchiaro al Senato. Ma questi sono stati sostituiti in sede di votazione da due nuovi nomi: Laura Boldrini alla Camera e Pietro Grasso. Due figure che, indipendentemente dal giudizio che possiamo darne, sono per la prima volta in Parlamento e fuori dal quadro politico istituzionale. Si sarebbe avuto questo risultato senza la forte presenza del Movimento 5 Stelle in Parlamento?

 Certo, si tratta di volti nuovi della vecchia politica, ma intanto questo primo piccolo risultato d’innovazione è da attribuirsi comunque al Movimento 5 Stelle. Bersani ha piazzato due personalità della sua coalizione, ma due personalità non “politiche”, la prima per altro neppure appartenente al suo partito. Per raggiungere l’en plein ha sacrificato la sua identità politica. Se a ciò aggiungiamo la fine ingloriosa di Rigor Montis che ha dimostrato tutta la sua incapacità autocandidandosi a ruolo di Presidente del Senato per poi, deluso, far votare ai suoi scheda bianca, possiamo concludere che qualcosa è cambiato in Parlamento. Anche la scelta di Berlusconi di ripresentare Schifani è il segno dell’incapacità di comprendere quanto stia avvenendo nel nostro paese. E ora passiamo alle dolenti note.

 Alla Camera il comportamento dei cittadini portavoce è stato del tutto coerente: dall’inizio alla fine il proprio candidato è stato votato all’unanimità. Il mal di pancia è cominciato al Senato e solo per via del ballottaggio finale tra Schifani e Grasso. Sappiamo di riunioni concitate e tutto ciò è un bene, Quello che è male è che alla fine sia mancata una decisione unitaria e compatta. Discutere va bene, ma poi ci si conta e alla fine la linea maggioritaria dev’essere accettata da tutti senza tentennamenti, anche se con qualche dubbio. Questo a quanto pare non è avvenuto al Senato. E invocare una presunta libertà di coscienza non risolve il problema che si è aperto.

 È quindi del tutto opportuno che il capo politico del Movimento abbia, con un comunicato, richiamato all’ordine i dissidenti. Forse quel richiamo al proprio codice deontologico firmato da tutti i parlamentari del Movimento 5 Stelle doveva essere fatto anche prima. Se questo sia avvenuto non lo so, anche perché la riunione non era in streaming. Possiamo criticare - e giustamente - coloro che al Senato non hanno seguito le indicazioni della maggioranza, ma dobbiamo anche riconoscere che in momenti così decisivi è al capo politico del Movimento che spetta di indicare la via da seguire ricordando, se è il caso, i precedenti impegni assunti.

 Onde evitare nel futuro errori ancora più gravi, occorre trovare una “cinghia di trasmissione” tra un capo che si trova al di fuori del parlamento e i cittadini portavoce. È stato un episodio certamente non irrilevante, di immaturità politica, ma, non dimentichiamolo, sono i primi passi di un bambino che procede ancora a tentoni. Aiutiamolo a crescere, questa è la cosa principale.

http://www.tzetze.it/2013/03/la-cinghia-di-trasmissione.html

Nessun commento:

Posta un commento