sabato 30 marzo 2013

Fiorello affranto, legati da rinascita



'Una vita dissoluta, ma sempre sincero, nel bene e nel male'


 Franco Califano

di Giorgiana Cristalli
"Sono affranto. Questa è una Pasqua da dimenticare": Fiorello è incredulo alla notizia della morte di Franco Califano. "Ieri Jannacci, oggi Califano... E' così triste", sono le prime parole del showman, al telefono con l'ANSA. "Io a Franco volevo veramente bene. Ci legava una specie di rinascita artistica che ci siamo regalati a vicenda", spiega Fiorello. "Mentre, più di 10 anni fa, preparavo lo show di Rai1 'Stasera pago io' - ricorda - dichiarai 'se mi va male pure questo spettacolo, smetto'. Anche Franco veniva da un momento altalenante. Un giorno, non so come, durante le prove accennai la voce di Califano: nacque così una nuova imitazione, che non era nel mio repertorio, ma divenne subito popolare. La trasmissione andò molto bene e lo invitai proprio all'ultima puntata per condividere il successo". Gli esilaranti duetti tra il Fiorello-Califano e il vero Califano sono diventati veri e propri 'cult'.
"Da allora - racconta ancora Fiorello - ci ha legati sempre un grande affetto. E' venuto a trovarmi spesso ai miei show, alla radio, in tv, in teatrò. Tra le tante gag fatte insieme memorabile è la parodia del David Letterman nel 'Fiorello Show' di Sky Uno. A Califano sono legati tanti ricordi. "L'ho sempre seguito - dice Fiorello - dall'inizio della sua carriera nella tv in bianco e nero. Ricordo che ai tempi del liceo le donne impazzivano per lui. Era bellissimo, soprattutto sulla copertina di un album che lo ritraeva con un panama bianco, il sigaro in bocca e la gamba fuori dal finestrino di una cabrio. Franco raccontava delle donne ma non lo faceva da sbruffone... Lui ci giocava, sapeva dire le cose... Ha vissuto veramente una vita incredibile, bisognerebbe farci un film". Per certi versi, Califano si considerava un sopravvissuto, dopo una vita intensa piena di alti e bassi con trascorsi dolorosi come due processi e l'esperienza del carcere.
"Una vita dissoluta - dice Fiorello - ma lui era consapevole di quello che faceva e si riteneva un fortunato. E' stato sempre sincero, nel bene e nel male. Non nascondeva i suoi vizi ed ha dimostrato di essere un uomo con una tempra fortissima". Inevitabile accostare la scomparsa di Califano a quella, solo ieri, di Jannacci. Fiorello è convinto che personaggi di questo calibro non meritino banalità. "Erano unici e irripetibili: Jannacci è Jannacci, Califano è Califano e ha scritto cose meravigliose. Siamo fortunati ad aver potuto conoscere due personaggi così grandi". Fiorello vuole concludere l'intervista ricordando un grande desiderio di Califano che, tra il serio e il faceto, aveva espresso in più occasioni: "una volta, sul palco del Teatro Sistina, ha detto che voleva che sulla sua lapide ci fosse scritto semplicemente 'non escludo il ritorno' (titolo di una sua canzone, ndr). Speriamo che sia così, Franco, io ci credo".
(ANSA)

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