martedì 25 dicembre 2012

Se si paga la bolletta senza avere una casa



 Il comune di Roma presenta il "conto" alle famiglie sgomberate all'Idroscalo di Ostia. Dal 2010, non hanno più una casa e nonostante le promesse di Alemanno vivono ancora nei residence. Storia di una assurda odissea, tra Tar e ordinanze anomale


Se si paga la bolletta senza avere una casa

Un amaro regalo sotto l’albero e il terzo Natale passato sotto casa. Così le 34 famiglie dell’Idroscalo, dopo esser state sgomberate nel 2010, hanno ricevuto in queste ore un modulo da compilare per pagare le bollette di una casa che non hanno. I nuclei, ospitati nel residence “Borgo del Poggio” sull’Ardeatina, hanno ricevuto un form che sarà trasmesso agli enti erogatori di Luce, Gas e AMA, per la redazione di contratti nominativi, quindi al futuro pagamento delle utenze. Le famiglie furono sgomberate nel 2010 e ancora non si vede uno straccio di casa per tutte loro. Lì, a due passi da dove morì, 37 anni fa, Pierpaolo Pasolini.

LA STORIA – L’odissea degli abitanti dell’Idroscralo parte dal 2010. Il 23 febbraio di quell’anno, oltre 300 agenti della polizia municipale si sono presentati per effettuare una ordinanza di sgombero del sindaco di Roma per tutela della pubblica incolumità. Proteggere cittadini dalle frequenti mareggiate e dal rischio esondazione della foce. Invece: “Loro sono entrati e hanno demolito” racconta la Comunità Foce del Tevere, che da anni si batte per la causa e la riqualificazione del lungomare di Ostia. Quel giorno non ci fu nessuna calamità, ma in compenso furono abbattute diverse abitazioni perché ritenute abusive. “Ci sono persone che stavano lì da 60 anni – precisano – Noi abbiamo numero civico, abbiamo luce e acqua diretta. Quando si entra con una ordinanza della protezione civile, al momento della fine dell’emergenza si ritorna a casa”.

SENZA SOLUZIONE – Allora perché ancora non si torna al focolare? Per un “pasticcio” del comune. L’assistenza alloggiativa è prevista dalla delibera del Consiglio Comunale n.163/98 ma alla luce di quanto affermato dal dipartimento le famiglie, composte da neonati, bambini e anziani, sono destinate a fare la pallina da ping pong da un residence ad un altro perché “non inserite in alcuna graduatoria per l’assegnazione di case popolari che vedono liste di attesa di 14 anni”. Eppure Alemanno (nel 2011) promise loro la costruzione di nuove strutture per riportare tutti al tredicesimo municipio. Ma ancora nulla. Il comune paga e presenta anche il “conto”: “Non esiste che dobbiamo pagare, pagare cosa? L’Idroscalo non pagherà assolutamente nulla: la calamità è finita adesso si deve tornare nelle proprie case”. Gli abitanti, qualche mese dopo lo sgombero, hanno fatto ricorso al Tar, vincendolo. A stabilirlo il 9 Giugno 2010, una sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, II Sezione. Con una memoria depositata il 3 Giugno, il Comune di Roma, difeso dall’avvocato Rodolfo Murra, ha dovuto ammettere che lo sgombero del 23 Febbraio 2010 è stato completato in data 5 marzo. Se alcuni sono fuori, altri resistono ancora proteggendo il proprio tetto. I lavori del Frontwater, che dovevano garantire la riqualificazione dell’area e la messa in sicurezza, vanno a rilento. E oltre trenta famiglie passeranno il Natale ancora “fuori casa”: “E’ il terzo buttati dentro il residence. Dopo una certa ora i parenti devono andare via e per passare oltre tre giorni fuori, bisogna certificare con varie autorizzazioni”.

Nessun commento:

Posta un commento