lunedì 3 dicembre 2012

Manifesto dell'impoesia di Davide Morelli


MANIFESTO DELL'IMPOESIA: Appunti per un nuovo stile

° Pubblicare poesie su internet significa far parte di un sistema
autoreferenziale. Voglio dire semplicemente che leggono le mie poesie
coloro che a loro volta le scrivono. E questo accade anche a me:
anche io navigo in certi siti di poesia e mi metto a leggere le
poesie di miei coetanei o di altri più giovani. Ma Internet è anche
un modo per sentirsi parte di una comunità, anche se ha tutti i
limiti ed i difetti della comunità virtuale. Nascono contatti, scambi
di opinioni tra persone che condividono la stessa passione e che
magari sono geograficamente distanti. Ma forse questo modo di essere
autoreferenziale è un problema più ampio, che investe anche la poesia
ufficiale ed accademica. In fondo Luzi, Zanzotto, Amelia Rosselli,
Pasolini li leggono soprattutto gli aspiranti o i sedicenti poeti.
Viene allora da chiedersi quanti sono davvero i lettori interessati
alla sola lettura ? Montale a tal proposito aveva ironizzato ed aveva
detto che se i poeti facessero un partito andrebbero di sicuro al
governo, perché tutti in Italia si sentono commissari tecnici della
nazionale e poeti.

° In un mondo impoetico l'unico modo di essere testimoni del reale è
quello di scrivere impoesia.

° Bisognerebbe guardare più al "cosa si dice" che al "come si dice".
Utilizzando i termini di F. De Sanctis preferiamo "il rozzo
contenutismo" al "vuoto formalismo" e in un artista non
cerchiamo "l'uomo totale"(si guarda all'artista e non all'uomo,
eccezion fatta per il presunto artista che fa del male al prossimo).
Scriviamo in versi liberi. Talvolta per allenare la mente utilizziamo
anche endecasillabi e settenari, ma la gran parte delle nostre poesie
sono scritte in versi liberi. Per il poeta Frost scrivere versi
liberi era come giocare a tennis senza la rete. Personalmente
preferisco giocare a tennis senza rete piuttosto che senza pallina,
cioè senza il contenuto della poesia. D'altronde continuando la
metafora, se scrivere significa giocare a tennis, manca sempre
qualcosa nella modernità: la condizione- ahimè- universale è quella
della "poesia sentimentale" di Schiller

° Impoesia e prosa poetica sono termini spesso intercambiabili.
L'impoesia comunque ingloba la prosa poetica.

° Nel corso del'900 si è diffuso il verso libero. Questo è avvenuto
non solo tra quelli che vengono definiti dai cattedratici poeti
dilettanti, ma anche da grandi poeti stranieri ed italiani. Laforgue
fu il primo grande poeta ad adoprare il verso libero e a tal
proposito scrisse: "mi dimentico di rimare, mi dimentico il numero
delle sillabe, mi dimentico la distribuzione delle strofe". Il
creatore del verso libero nella poesia inglese fu nientemeno che
Pound, anche se ne fece un uso moderato nelle proprie liriche. I
poeti dell'imagismo scrivevano tutti in versi liberi. E. Lee Masters
nella celeberrima Antologia di Spoon River adoprò spesso nei suoi
epitaffi versi liberi e non prestò molta attenzione al rispetto della
metrica.
Per quel che riguarda il nostro paese i crepuscolari Corazzini,
Gozzano, Govoni, pur utilizzando anche forme metriche tradizionali,
introdussero il verso libero nella poesia italiana. Anche il poeta
simbolista Gian Pietro Lucini scriveva sopratutto versi liberi e
dichiarò che al momento della creazione non cercava delle "misure
prestabilite(versi), nè sequenze numerate di misure(strofe)", nè il
posizionamento di accenti tonici. Inoltre bisogna ricordare che i
poeti vociani Jahier e Boine scrissero solo prose poetiche. Infine i
futuristi utilizzarono solo ed esclusivamente il verso libero. Sono
favorevole all'uso di versi liberi, perchè come esseri umani abbiamo
già notevoli limiti mentali, psichici, gnoseologici, ontologici ed è
a mio avviso fuori luogo aggiungere dei limiti stilistici, che oggi
possono apparire ai più desueti. Se in poesia e in letteratura devono
essere messe delle regole devono riguardare il rapporto tra l'arte e
il tentativo di ideologizzazione dell'arte stessa. Ritornando al
verso libero alcuni intellettuali ritengono che la vera libertà si
acquisca solo nell'ambito delle regole imposte e degli schemi
precostituiti, o almeno questa è la loro giustificazione alla loro
concezione di una poesia, che per essere tale deve adoprare le forme
metriche classiche. Non paghi cercano di ingabbiare anche i versi
liberi, sostenendo che anche questi presuppongono delle regole(
allitterazioni, rimandi melodici come assonanze e consonanze). Altri
intellettuali ritengono invece che nell'arte la libertà non esista,
per cui devono essere accettate le regole imposte dalla tradizione.
Ma non è detto che chi scriva versi liberi e non rispetti la metrica
tradizionale non si imponga altre regole riguardanti altri ambiti.
Impoesia e prosa poetica significa a nostro avviso seguire solo un
ritmo personale, una serie di scansioni interiori, volutamente
associate o dissociate alla musicalità interna delle parole. La
questione essenziale è che il linguaggio privato faccia riaffiorare
immagini e simboli delle strutture profonde della psiche, che le
intuizioni di colui che scrive facciano vedere in modo inaspettato la
realtà.
° Un tempo esisteva il maccaronico, una mistura di italiano e latino.
Oggi esiste un nuovo tipo di maccaronico, composto da italiano ed
inglese. In prosa purtroppo in determinati casi non si può fare a
meno dell'uso di certi anglicismi. Ma nell'impoesia dovrebbero essere
evitati.
° L'impoesia deve al massimo suggestionare, ma mai cercare di
persuadere in modo occulto, altrimenti sarebbe linguaggio
pubblicitario all'ennesima potenza. L'impoesia è l'antitesi del
linguaggio pubblicitario e dei mass-media. L'impoesia denuncia
l'inautenticità della comunicazione quotidiana e della comunicazione
televisiva e giornalistica. L'impoesia si deve distanziare e
sottrarre dai mass-media, dal linguaggio ordinario, dal parlato
quotidiano, che è sempre più modellato dai luoghi comuni dei talk-
show televisivi. Un tempo studiare il parlato quotidiano poteva dare
apporto di conoscenza, ma oggi considerata l'omologazione totale e la
standardizzazione dei codici espressivi dei più riveste poco
interesse. Come ha ben evidenziato l'intellettuale Coletti il rischio
è che l'artista dall'analisi accurata della lingua standard si
ritrovi nei magazzini della lingua "Standa". I dialoghi all'interno
delle liriche possono tuttavia comparire, ma solo se hanno una
funzione dialettica e sapenziale.
° Al progresso scientifico, medico e tecnologico non è corrisposto un
adeguato sviluppo storico, nè un adeguato livello di civiltà. A
nostro avviso è dovuto ad una mancata esplorazione dell'essere, che
comprende non solo le potenzialità della persona, ma anche il
riconoscimento del lato oscuro. L'impoesia quindi prende atto anche
degli elementi barbarici, atavici ed ancestrali dell'essere umano.
Solo esaminandoli possiamo controllarli meglio.
° L'impoesia non è solo ragione e non è solo inconscio.
Nessuna "immaginazione senza fili", nessuna scrittura automatica,
tanto cara ai surrealisti. Piuttosto un ponte tra conscio ed
inconscio.
° Nessun sovvertimento o rifiuto della morale comune, ma una
distinzione tra moralità privata e moralità pubblica.
° L'impoesia si situa tra la cultura d'elite e la cultura di massa,
non riconoscendosi minimamente nè nell'una, nè nell'altra.
° Nei saggi brevi, nelle recensioni, negli articoli, nei consigli di
lettura bisogna cercare di semplificare le cose senza
ipersemplificarle. Utilizzare un linguaggio scabro ed essenziale,
senza infiorettature. Spesso invece molti intellettuali italiani
hanno reso complesse perfino le cose semplici. Flaiano a questo
proposito sosteneva che in Italia la linea più breve tra due punti è
l'arabesco.
° L'impoesia è contraria al modernismo ed al dinamismo dei futuristi
e si pone criticamente nei confronti del dominio della tecnica.
° L'arte moderna non deve essere mimesi della natura, nè
ipersoggettività, nè "rispecchiamento" della realtà(che conduce
spesso al documentarismo). I codici verbali devono descrivere i
codici esistenziali.
° Sono completamente d'accordo con quanto scritto da Carver nella sua
raccolta di saggi e racconti "Per favore, non facciamo gli eroi": una
lirica non deve avere una sequenza narrativa(inizio, azione, fine),
nè deve sottostare al principio di non contraddizione e al rapporto
di causa-effetto, ma deve "emettere scintille": in modo sintetico
deve sprigionare vitalità, energia ed al contempo innescare
interrogativi in chi la legge.
° L'impoesia non ricerca la provocazione a tutti i costi. Non vuole
fare parte del mercato, nè del museo. Vuole essere deviazione dalla
norma, espressione del disagio esistenziale e dell'apatia degli
individui. L'impoesia è ricerca di innovazione verbale, che può
produrre una piccola rivelazione, un minimo stupore nel lettore. Non
cerca a tutti i costi lo straniamento degli oggetti per causare una
sorta di shock, in quanto al mondo d'oggi non c'è ormai più niente
che provochi o scandalizzi.
° L'impoesia non reprime l'inconscio, ma lo utilizza solo nel caso in
cui i salti irrazionali, la concatenazione di immagini, i non sense,
gli sproloqui e le distorsioni del linguaggio riescano a creare
espressioni e simboli originali e sintomatiche della crisi che
attraversa l'uomo contemporaneo. Per attingere dall'inconscio
talvolta è preferibile il dilettantismo ed il gioco linguistico alle
premesse teoriche.
° L'impoesia è continua rielaborazione dei contenuti.
° L'impoesia si compenetra con la filosofia moderna, riflettendo
sulle problematiche che quest'ultima pone.
° Lo scopo che si prefigge l'impoesia non è la quantità di piacere
estetico che l'opera deve dare, ma la riflessione che questa può far
scaturire nella mente del lettore.
° L'impoesia non è mai insieme compatto, ma una serie di frammenti,
che possono comunque essere riuniti in raccolte poetiche.
° L'impoesia esorcizza il tecnicismo e l'intellettualismo, pur
riconoscendo nell'espressione artistica un momento di indubbia
attività intellettuale.
° Alla logica deduttiva e al razionalismo cartesiano è da preferire
l'analogia ed il simbolo.
° Ci sono tre strade sostanzialmente: il realismo, il mito ed il
simbolo. L'impoesia sceglie la terza via.
° Il mondo delle idee non è costituito solo da idee politiche. La
maggioranza delle idee non sono affatto politiche. Riteniamo che
bisognerebbe sospendere il giudizio e mettere da parte le proprie
convinzioni politiche e ideologiche, quando ci si occupa di poesia o
di impoesia. E' sconsigliato essere propagandisti o predicatori.
° In "Poesia e ontologia" il filosofo Vattimo sostiene che l'estetica
dopo Kant ha eliminato dall'arte il concetto di verità. Per quanto la
poesia e la letteratura non hanno utilità ed applicazione pratica,
tuttavia anche a nostro avviso aprono un mondo, riescono a farci
vedere le cose da una angolazione diversa e a farci vedere nuovi
orizzonti.
° Occorre dire il più possibile con più mezzi espressivi possibili.
Siamo contrari all'iperletterarietà della maggioranza della
letteratura italiana trascorsa, che ha causato una inadeguata
popolarità della poesia e della prosa nelle masse. Occorre quindi
essere spesso anche antiletterari. E per interpretare la realtà
adeguatamente bisogna anche utilizzare termini e concetti provenienti
da altre discipline, come la sociologia, la psicologia, la
psicanalisi, l'antropologia. Interdisciplinarità insomma. Il rischio
è il logorio dei codici espressivi
° Siamo contrari allo sperimentalismo tradizionale, che ripesca
unicamente dall'antico e dal classico. Esistono anche i maestri di
pensiero contemporanei, gli scrittori contemporanei, i poeti
contemporanei.
° Attualmente in Italia si è indebolito il legame tra lingua ed
egemonia culturale descritto da A. Gramsci nei Quaderni del carcere.
La povertà linguistica, salvo aree di degrado, è data più che altro
dalla pigrizia, visto e considerato lo scarso numero di lettori in
Italia( nonostante un innalzamento del tasso di istruzione ed una
maggiore fruizione della cultura dovuta ad un minor costo dei libri).
L'impoesia cerca di rivitalizzare il linguaggio, a costo di operare
una sorta di vitalismo disperato della parola.
° Quando l'arte diventa metalinguaggio significa che è a corto di
argomenti e momentaneamente non ha più nulla da dire. Evitare quindi
la riflessione fine a se stessa sul linguaggio. Il rischio è quello
di dare più spazio alla linguistica che alle espressioni verbali, più
spazio alla poetica che ai simboli.
° Il gioco verbale è consentito solo se non è fine a se stesso, se la
parola non si innamora di se stessa, ma riesce a far emergere un
paradosso.
° Meglio il brutto, il non riuscito, l'incompiuto, il materiale
spurio, ma tuttavia originale, piuttosto che il già detto, l'ovvio,
lo scontato, espresso nel modo migliore. Preferiamo di gran lunga una
fotografia sfocata, che rappresenta un aspetto insolito della realtà,
invece che una fotografia messa a fuoco ma banale e convenzionale.
° Fondamentalmente esistono tre aspetti del disagio esistenziale su
cui scrivere: il senso di vuoto riscontrabile nella vita interiore di
ciascuno, la difficoltà di meditazione e di concetrazione, e la
difficoltà di interpretare le dinamiche del mondo attuale, così
frenetico e caotico.
° Impoesia significa cercare fare un'analisi della realtà, registrare
gli eventi, descrivere gli effetti della società sul singolo
individuo, senza però enumerare le cause, nè fornire risposte o
soluzioni ai problemi, perchè questi sarebbero atti faziosi e
tentativi di propinare al lettore le proprie convinzioni ed idee
politiche. L'impoesia non è apolitica, nè impolitica, ma post-
politica.
°l'impoesia è qualcosa di più di un aforisma e qualcosa di meno di
una poesia.
° Nessuno nega l'impegno civile che può essere presente nella poetica
di un autore. Basta che con la scusa dell'impegno civile non si
diventi uomini di parte.
° Impoesia è autenticità.
° Per Freud i simboli potevano avere duplice valenza: potevano avere
significato religioso o sessuale. Noi riconosciamo l'universalità e
l'ambiguità totale e la polisemia del simbolo. Il nostro linguaggio
non è soltanto riferito ad oggetti e non sempre è possibile
contestualizzarlo, perchè fa parte del nostro linguaggio anche
l'indeterminatezza.
° L'impoesia si serve del plurilinguismo.
° Non esistono più ideologie totalmente esplicative della realtà,
tuttavia sono ancora validi alcuni concetti facenti parte delle
ideologie per spiegare la realtà.
° Impoesia è tentativo costante di passaggio dal particolare
all'universale.
° L'impoesia è costituita da concetti, immagini, simboli, analogie,
contenuti mentali, discorsi, sensazioni, stati mentali, associazioni,
immaginazione, osservazioni, divagazioni, tratti della personalità,
ma non da giudizi. L'impoesia non esprime giudizi di valore.
° A nostro avviso non esiste la veggenza dell'artista, anche se
riconosciamo che ci sono artisti che sanno anticipare i tempi e
riescono ad intuire gli scenari futuri della società.
° Le figurazioni oniriche e le trasfigurazioni sono utilizzate per
andare oltre la realtà usurata e per accedere a nuovi orizzonti di
senso.
° L'immaginazione deve avere un posto privilegiato nella lirica.
Riporto quel che scrisse Kant nella "Critica del giudizio"(Sessione
1, Libro 2, Deduzione dei giudizi): "Essa(la poesia) allarga l'animo,
mettendo l'immaginazione in libertà; e, tra l'infinita varietà di
forme che possono accordarsi con un concetto dato, presenta quella
che congiunge l'esibizione del concetto con una quantità di pensieri,
cui nessuna espressione verbale è pienamente adeguata; e si eleva
così esteticamente alle idee. Essa fortifica l'animo, facendogli
sentire quella sua facoltà libera, spontanea ed indipendente dalle
condizioni naturali....".
° Impoesia è allo stesso tempo speculazione, tensione psicologica e
descrizione di atti psichici.
° Siamo particolarmente scettici delle critiche mosse al postmoderno.
Alcuni critici del postmoderno non sono altro che marxisti, che
cercano di trovare il pelo nell'uovo al postmoderno, dato che il
pensiero postmoderno ha denunciato l'inefficacia di metanarrazioni,
come ad esempio il marxismo. La maggioranza di queste critiche è
faziosa e di parte.
° Adorno disse che dopo Auschwitz nessuno avrebbe potuto prendere
carta e penna e scrivere una poesia, senza che questa non fosse
macchiata di un senso di colpa. E la condizione esistenziale del
poeta nel 900 è sempre stata problematica: non più poeta come
legislatore del mondo, come aveva proposto Shelley, bensì
come "saltimbanco dell'anima mia" come scrisse Palazzeschi o come
Totò Merumeni, alter ego di Gozzano(tanto per rimanere in Italia). Si
parla sempre più spesso nella poesia moderna di frammentazione
dell'io e di coscienza lacerata: chi scrive oggi scrive del proprio
disagio interiore. D'altronde anche nella prosa le cose non vanno
meglio. Kafka, Svevo, Pirandello, Musil non hanno concepito l'uomo
come determinato dal Fato, piuttosto come un essere che possiede il
libero arbitrio, ma che non è più capace nè di volere, nè di
scegliere. Hanno descritto l'uomo con un io assente. "L'uomo senza
qualità" di Musil è un titolo volutamente ironico: Ulrich, il
protagonista, ha tutte le qualità, ma non si comporta da uomo: in
realtà esistono le qualità, ma l'uomo è ancora una volta assente,
inetto. Allo stesso modo è alquanto problematica la condizione
esistenziale di chi scrive poesia. Poeta quindi che scrive e si
vergogna di scrivere poesie. E una persona si vergogna di scrivere
poesie, anche perchè la poesia è odiata dalle masse. E' odiata dalle
masse perchè la scuola italiana fa odiare la poesia: a forza di 5
Maggio e di cavalline storne e via dicendo. Non esistono più nemmeno
luoghi di ritrovo. Non ci sono e non ci saranno più altri Caffè delle
Giubbe Rosse a Firenze(Luzi, Montale, Bo,Parronchi, Bigongiari). Non
ci sono e non ci saranno più altre via Veneto(Cardarelli, Longhi,
Macri,Flaiano).
° Insomma l'albatros è stato ucciso e l'aureola è stata perduta
definitivamente ed irreversibilmente. La poesia è diventata
impoetica: non più ricerca di musicalità. Già Montale aveva accennato
alla possibilità dell'impoesia come espressione di disagio nella
società. Nella poesia "Le rime" della raccolta "Satura" aveva
scritto: "Le rime sono più noiose delle/dame di San Vincenzo: battono
alla porta/ e insistono. Respingerle è impossibile/e purchè stiano
fuori si sopportano./ Il poeta decente le allontana/(le rime), le
nasconde, bara, tenta/il contrabbando". L'impoesia poi è stata la via
percorsa da Zanzotto: anche se era un'impoesia per pochi lettori.
Un'impoesia davvero complessa, perchè intreccio di svariati campi
semantici(termini medici, termini psicanalitici, citazioni classiche,
linguaggio fumettistico, semiotica). Intendiamoci: Zanzotto ha dato
un notevole apporto culturale alla letteratura moderna, però è
inimitabile, come del resto Amelia Rosselli: ne nascono pochi con
quell'immane talento e chi non ne ha a sufficienza e scrive nel loro
modo rischia soltanto di risultare incomprensibile.
°Deprechiamo il sentimentalismo delle canzonette,
l'autocommiserazione e lo spleen dei crepuscolari quanto il culto
della personalità e la concezione del superuomo, sia quella originale
di Nietzsche sia quella deformata del decadentismo italiano.
°In definitiva le corrispondenze non corrispondono più !!!! Le
epifanie sono sempre più sminuzzate. Il linguaggio della poesia è
diventato prosa e la poesia di conseguenza frammento di prosa. "Ahimè!
Ah vita! di queste domande che ricorrono,/degli infiniti cortei di
senza fede, di città piene di/sciocchi,/di me stesso che sempre mi
rimprovero, (perchè chi più /sciocco di me, e chi più senza fede? )/
di occhi che invano bramano la luce, di meschini scopi,/della
battaglia sempre rinnovata,/dei poveri risultati di tutto, della
folla che vedo sordida/camminare a fatica attorno a me,/ dei vuoti ed
inutili anni degli altri, io con gli altri legato in tanti nodi,/la
domanda, ahimè, la domanda così triste che ricorre-/ Che cosa c'è di
buono in tutto questo, ahimè, ah vita ? / Risposta/Che tu sei qui-
che esiste la vita e l'individuo,/ che il potente spettacolo
continua, e tu puoi contribuirvi/con un tuo verso." Chi oggi sarebbe
più capace di scrivere questi versi di Whitman ? Chi oggi sarebbe più
in grado di scrivere una sola delle poesie di Foglie d'erba ? Certo
esistono poeti capaci tecnicamente, mancherebbe oggi come oggi
l'armonia tra io e mondo, che invece possedeva Whitman.
° Come scrive nelle sue "Ricapitolazioni" Octavio Paz, premio Nobel
per la letteratura nel 1990, "non è poeta chi non abbia sentito la
tentazione di distruggere il linguaggio o di crearne un altro, chi
non abbia provato il fascino della non-significazione e quello, non
meno terrificante della significazione indicibile". Ebbene mai come
in questi ultimi decenni i poeti hanno cercato di distruggere il
linguaggio poetico: forse un tentativo di distruzione per poi
successivamente ricostruire dalle macerie. Personalmente sono contro
questi tentativi di scavi nella parola, perchè possono portare solo
ad un analisi della comunicazione umana grossolana o ad un ingenuo
psicologismo.
°Oggi come oggi una cosa è certa: tutti coloro che scrivono una
poesia non possono non dirsi post-moderni. Anche il grande poeta beat
Ferlinghetti che in una sua celebre poesia intitolata "il trionfo del
postmoderno", ironizza su questa scuola di pensiero, successivamente
riempie i suoi testi poetici di citazioni postmoderne(cita per
l'esattezza: "ho vagato solo come una nuvola", verso di
Wordsworth...."silenzio, esilio, astuzia" di Joyce...."i vecchi
dovrebbero essere esploratori" di Eliot...e per finire intitola una
sua antologia di poesie "Questi sono i miei fiumi", nota poesia di
Ungaretti). Già Pound nei Cantos ed Eliot nella terra desolata erano
stati precursori del postmoderno. Nonostante l'apparente forma
unitaria delle loro opere entrambi avevano disseminato citazioni su
citazioni nei loro testi. La terra desolata di Eliot è in questo
senso proprio "un mucchio di imagini infrante su cui batte il sole"
per dirla alla Eliot: ovvero un insieme di citazioni dantesche, di
riferimenti biblici, il mito greco di Tiresia, la leggenda del Graal.
Nel 900 a detta di molti critici letterari è sorta "la letteratura
della letteratura", così come in teatro con Pirandello è comparso "il
teatro del teatro", ad esempio con la trilogia "Ciascuno a suo
modo", "Questa sera si recita a soggetto", "Sei personaggi".Le
citazioni postmoderne ed il postmoderno in senso lato sono ormai
l'unico modo di raccordare tradizione letteraria e talento
individuale. Almeno nella nostra società occidentale e post-
industriale. Forse in America latina ci sarà qualche manierista di
Borges, che edificherà altre biblioteche di Babele e si volgerà
all'arte combinatoria ed agli infiniti possibili, ma dubito che da
noi tutto ciò sia possibile. Nella società occidentale a dire il vero
c'era stato il tentativo della poesia beat( in Italia i giovani
artisti degli anni '70 avevano coniato lo slogan: toglietemi la
storia, sennò dove ricomincio ?). Ma questo tentativo beat di
dimenticarsi della tradizione letteraria, di rimuovere totalmente le
scuole di pensiero che li avevano preceduti è fallito oramai. Carl
Sandburg ha diciamo così scritto l'epitaffio di questo tentativo: "Ho
visto le più belle menti della mia generazione distrutte dalla
follia, affamate in una nudità isterica, - trascinarsi all'alba per
le strade negre in cerca di droga rabbiosa, - ....con sogni, droghe,
incubi del risveglio, alcool e balli a non finire, - ....fare
settantadue ore in macchina per sentire se io o tu o lui avevamo
avuto una Visione che ci facesse conoscere l'Eternità, -....sognare e
fare spacchi viventi nel Tempo e nello Spazio mediante immagini
giustapposte a cogliere i verbi originari e unire il sostantivo e il
trattino della coscienza con la sensazione del Padre Onnipotente
Eterno Iddio- per ricreare la sintassi e la misura della povera prosa
umana-....".
°Nel corso dei secoli è stata perduta l'originaria funzione
mitopoietica della poesia. Tuttavia la poesia ha ancora oggi una
determinata funzione sociale. Eppure la poesia così come la narrativa
sono necessarie alla società. Come farebbero i bambini ad imparare
l'italiano senza la poesia e la narrativa? Forse con le definizioni
autoreferenti del vocabolario, fatte proprio per chi conosce già
adeguatamente l'italiano ? E non serve solo per i bambini in età
scolare, ma anche per gli adulti, perchè per dirla alla Tondelli
tutti noi(indipendentemente dal fatto di essere nelle veci di chi
legge o di chi scrive) abbiamo bisogno di RITESTUALIZZARE IL MONDO:
mettere cioè ordine al caos del mondo. E non solo, ma spesso
scrittori e poeti hanno la facoltà divinatoria di anticipare i tempi,
di presagire gli sfaceli futuri. Vi ricordate forse di quel pazzoide
di Burroughs, quello che scrisse il Pasto Nudo ? Ebbene in quel libro
parlava di liquefazionisti, di divisionisti, di fattualisti, di
guasti nervosi irreversibili, del demoralizzatore totale. Ebbene
Burroughs allora aveva già previsto l'attuale traffico di organi e
vendita di reni, le nuove droghe sintetiche(tipo l'ectasy), il potere
dei mass-media nello stabilire le categorie di pensiero delle
persone.
° Ma come mai la poesia è in una fase di declino in questa epoca?
Perchè nella civiltà dei consumi è l'unica cosa che non si può
consumare. Come scrive Pasolini nel n°51 del Caos del 14 Dicembre
1968: " La poesia invece non è merce perchè non è consumabile.[...]E
un lettore di poesia può leggere anche un milione di volte una
poesia: non la consumerà mai. Anzi, strano a dirsi, forse, la
milionesima volta, la poesia gli potrà sembrare più strana, nuova e
scandalosa che la prima volta. Inoltre non c'è frigorifero o scarpa
prodotta a Varese, che sia consumabile anche dai posteri." Mai come
oggi è necessario un nuovo umanesimo ed un etica universale.

 

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