venerdì 7 dicembre 2012

Gaza: l'italiana Rosa Schiano racconta dei tre giornalisti palestinesi uccisi da Israele





Gaza: l'italiana Rosa Schiano racconta dei tre giornalisti palestinesi uccisi da Israele
GAZA - Da Gaza la giornalista italiana Rosa Schiano scrive un'altra storia della Striscia di Gaza, martedi' 4 Novembre, alle 23:30 e chiede di pubblicare e diffondere il piu' possibile. Cosa che facciamo perche' il mondo, italiani compresi, ha il diritto di sapere.

"Tra le vittime della recente guerra israeliana contro Gaza, denominata "Pillar of cloud" (14 novembre 2012-21 novembre 2012) , vi sono anche tre giornalisti uccisi intenzionalmente e brutalmente in due attacchi giovedì 20 novembre 2012. I giornalisti uccisi sono Hussam Mohammed Salama, 30 anni, Mahmoud Ali al-Koumi, 29 anni, uccisi in Gaza city, e Mohammed Mousa Abu Eisha, 24 anni, ucciso in Deir El Balah.
 
Ho fatto visita alle famiglie di Hussam Mohammed Salama  e Mahmoud Ali al-Khoumi.
Quel pomeriggio di giovedì 20 novembre 2012, verso le 17.45, un aereo militare israeliano ha attaccato l'auto su cui i due viaggiavano. I due non erano solo colleghi di lavoro, entrambi cameramen del canale televisivo al-Aqsa, erano anche amici. L'auto era chiaramente contrassegnata dalla scritta "TV", visibile anche agli aerei. I due si stavano dirigendo allo Shifa hospital per filmare l'arrivo in ospedale delle vittime degli attacchi israeliani. Proprio come io e molti fotografi/giornalisti palestinesi abbiamo fatto durante quei terribili giorni. Stessa strada, stessa voglia di testimoniare quell'orrore.

Hussam Mohammed Salama, 30 anni, Mahmoud Ali al-Koumi, 29 anni

Mohammed, il padre di Hussam, aveva gli occhi lucidi di pianto raccontando dell'attacco all'auto dove viaggiava il figlio. "Gli israeliani li hanno uccisi perché stavano testimoniando tutta la situazione. Dapprima hanno lanciato un missile, poi un secondo missile ha bruciato ogni cosa nell'auto, facendo in modo così che nessuno potesse rimanere vivo", racconta il padre di Hussam.
Sembra che l'aviazione militare israeliana abbia usato armi proibite dalla legge internazionale.
Il padre di Hussam racconta che il secondo missile era "silenzioso", non ha provocato alcun suono mentre arrivava sull'auto. I vigili del fuoco tentavano di spegnere il fuoco, hanno impiegato mezz'ora per estrapolare i corpi dall'auto. Il padre di Hussam racconta che quando poi ha posto una mano sul corpo del figlio, la sua mano era quasi bruciata. 
Il corpo del figlio era nero per le bruciature. "Non ho mostrato il suo viso alla madre ed alla moglie, ho coperto il suo corpo ed ho iniziato a piangere", continua il padre di Hussam.
 
"Voglio chiedere ad ogni persona di coscienza di giudicare chi ha li ha uccisi nelle corti di tutti il mondo, e mi rivolgo anche alle organizzazioni per i diritti umani, dove sono i diritti umani?", conclude il padre di Hussam.

Hussam Salama aveva 4 figli, Ayaa (4 anni), Hamza (8 mesi), Khitam (5 anni) e Mohammed (2 anni e mezzo). Bambini ora rimasti senza padre, ucciso perché testimoniava. Al figlio più grande, la famiglia ha detto che suo padre ora è andato in paradiso. La famiglia di Hussam non si aspettava una simile tragedia, non se l'aspettavano proprio perché Hussam era solo un giornalista. 
 
Quel giorno, Hussam era tornato a casa per prendere la batteria della videocamera, racconta suo padre. Due giorni prima era andato a girare un video presso l'abitazione della famiglia Al Dalu, distrutta da un bombardamento. "Era stato il primo ad arrivare sul posto - racconta il padre - per cercare di filmare quanto era avvenuto".
 
Tutte le organizzazioni per i diritti umani hanno visto quello che è successo. "In ogni paese, anche in America, quando uccidono qualcuno, non bruciano il corpo", continua Mohammed ricordando il corpo del figlio.
 
Ho fotografato il report dello Shifa hospital ed un certificato legale con i dati di Hussam. Sul suo corpo vi erano bruciature di 4°grado.
 





















Due missili hanno colpito l'auto su cui viaggiavano i due giornalisti.  Il secondo missile infatti, serviva solo a "bruciare" ciò che era all'interno dell'auto. Lanciare acqua provocava fuoco. Supponiamo siano state utilizzate armi proibite, armi all'uranio impoverito, armi probabilmente al fosforo bianco, durante quest'operazione militare.
A questo proposito voglio invitare équipes di specialisti a condurre analisi per verificare le armi utlizzate.
Credo sia arrivato il momento di dire basta. Il silenzio internazionale non è che una vergognosa approvazione che consente Israele ad utilizzare queste armi.

Successivamente sono salita al piano superiore dell'abitazione per salutare le donne della famiglia. Erano presenti anche mogli e madri di altre vittime di attacchi israeliani. La loro forza ed il loro coraggio è ammirevole. Ho incontrato anche i 4 bambini di Hussam, ora rimasti senza padre.
Ayaa (4 anni) ed Hamza (8 mesi)
 
Khitam (5 anni) e Mohammed (2 anni e mezzo)

Mohammed Salama, il padre di Hussam Mohammed Salama
 
Successivamente ho fatto visita alla famiglia di Mahmoud Ali al-Khoumi
Uno dei fratelli di Mahmoud , Belal, 24 anni, è infermiere presso lo Shifa hospital.
Si trovava nel reparto di Terapia Intensiva quando il corpo del fratello è stato portato in ospedale.
 
"Mahmoud era un fotografo. Nella sua vita lavorava come giornalista per la televisione Al-Aqsa - inizia a raccontare Belal - Durante l'ultima guerra, era tornato a casa solo 3-4 volte. Gli israeliani sapevano che l'auto sulla quale viaggiava era un'auto della televisione, c'era la scritta "TV" sull'auto".
Le autorità israeliane hanno comunicato di aver colpito l'auto dei due giornalisti perché i due sarebbero stati responsabili di lanci di missili verso Israele. Quando però è stato chiesto di fornire loro le prove di una simile accusa, non hanno fornito alcuna prova. Menzogne usate per giustificare i crimini contro l'umanità continuamente perpetrati dall'esercito israeliano.
 
Mahmoud aveva 3 figli piccoli, Hamza (5 anni), Ali (4 anni), Sohaib (2 anni), e sua moglie è incinta.
Hamza ha lo stesso nome della figlia del suo collega ucciso Hussam Salama. I due erano molto amici, oltre che colleghi, e per questo Mahmoud aveva chiamato sua figlia come la figlia di Hussam.
 
Suo fratello era un giornalista e "dovevano essere rispettati i suoi diritti come quelli di ogni giornalista", afferma Belal, che appellandosi ai paesi europei afferma che possiamo rivolgerci alle corti internazionali per giudicare gli assassini di suo fratello.
Conclude affermando che le organizzazioni locali per i diritti umani sono deboli, e c'è bisogno dell'intervento di organizzazioni internazionali per i diritti umani, che possano aver maggior peso.
 
 
Questi crimini hanno l'obiettivo di far tacere la stampa ed impedire ai giornalisti di riportare le violazioni dei diritti umani commessi dall'esercito israeliano contro i civili della Striscia di Gaza.
 
Due giorni prima dell'attacco sull'auto dei due giornalisti, il 18 novembre, 10 giornalisti erano rimasti feriti in un bombardamento che ha colpito gli uffici del canale al-Quds e della televisione al-Aqsa
Durante i giorni della guerra, molti sono stati gli attacchi contro televisioni, centri media, uffici stampa e stazioni radio per impedire la comunicazione.
 
Questo è il prezzo per la verità. A volte, per essere più sicuri, muovendoci verso o dallo Shifa hospital, abbiamo utilizzato una di quelle macchine marcate dalla scritta "TV", credendo erroneamente che la scritta "TV" ci avesse protetti dai bombardamenti... non sapendo che essere giornalisti significa costituire un target per l'esercito israeliano. 
Nel vostro ricordo, noi continueremo, sempre.

Belal Ali al-Khoumi, 24 anni, fratello di Mahmoud Ali al-Khoumi

 

Hussam Mohammed Salama, Mahmoud Ali al-Khoumi, Mohammed Mousa Abu Eisha

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