giovedì 21 giugno 2012

La farmacia italiana dalla liberalizzazione alle multinazionali


L'incontro tra l'ex Ministro della Salute professor Ferruccio Fazio e il Ministro della Salute, il professor Renato Balduzzi (17.11.2011 - archivio)
UN ennesimo “biscotto” all’italiana. Questo si sta prospettando ogni giorno di più una delle cosiddette “liberalizzazioni” annunciate in pompa magna per mesi dal governo di Mario Monti, quella delle farmacie. Una serie di provvedimenti che lungo la strada ha perso pezzi, per annullarsi quasi del tutto ora che le telecamere dei media si sono spostate su altri obiettivi. In effetti questa è stato negli ultimi tempi il triste destino dei principi cardini “inviolabili” promessi dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Antonio Catricalà, l’uomo che avrebbe dovuto sconfiggere le lobby, oggi praticamente scomparso dai riflettori della politica, esattamente come le rivoluzioni economiche che avrebbero riattivato il cursore del lavoro in un Paese sottoposto a una recessione profonda, tra le più perniciose tra quelle dei membri dell’Unione Europea.

Le proposte al tavolo erano semplici: aumento consistente del numero di farmacie, maggiore possibilità da parte dei giovani di concorrere per l’acquisizione, assegnazione di tutti farmaci a pagamento (la Fascia C) ai farmacisti titolari di parafarmacia. Risultato: possibilità di risparmio sulla spesa farmaceutica, aumento del numero di posti di lavori, maggiore capillarità di farmacie, plauso corale delle associazioni di consumatori. Gli effetti della più controversa “liberalizzazione” è storia: prima un gruppo di parlamentari titolari di farmacia, guidati dal presidente dell’ordine dei farmacisti della Regione Puglia, il senatore Luigi D´Ambrosio Lettieri coordinatore Pdl Bari, hanno “ammazzato” alle 4 di notte il decreto legge sulla fascia C (articolo 11) già firmato dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, riducendolo a un ridicolo “delisting”. Quest’ultimo, introdotto di recente, ha portato come farmaci da banco (e quindi vendibili anche in parafarmacia) solo alcune specialità di scarsissima richiesta. Giusto per non scontentare qualcuno.

Le altre beffe si stanno consumando in questi giorni, ora che l’onda mediatica delle “liberalizzazioni”, tanto annunciate e mai realizzate, è scemata drasticamente. Il Governo ha portato un disegno di legge che azzererebbe il limite di 40 anni per i laureati di farmacia per concorrere all’assegnazione di sedi farmaceutiche sommando i loro titoli. Se passasse si ridurrebbero praticante a zero le già scarse possibilità per i giovani di vincere un concorso per soli titoli. Un provvedimento pensato per rinforzare ulteriormente la Casta.


Di recente, inoltre, il ministro della Salute Renato Balduzzi ha pensato bene di fare tabula rasa della pianta organica delle farmacie, proponendo di annullare i parametri territoriali che regolano la distanza da una farmacia ad un altra, permettendo di fatto a una farmacia di spostarsi in una zona a un altra in base alla redditività.

In questi giorni si è registrato anche un avvicinamento da parte del presidente della Fofi (Federazione Ordine Farmacisti Italiani) Andrea Mandelli e il presidente del Coordinamento delle parafarmacie, Giuseppe Scioscia che a Quotidiano Sanità.it ha spiegato che: “I provvedimenti del Governo sembrano avere il solo obiettivo di distruggere la farmacia” e “affidare la distribuzione dei medicinali a grandi compagnie”. “L’annunciato decreto correttivo -sostiene Scioscia- che dovrebbe eliminare il vincolo dei 200 metri tra un esercizio e l’altro, hanno finito per dare vita a un sistema selvaggio che anziché creare una sana concorrenza, metteranno farmacie e parafarmacie le une contro le altre per la sopravvivenza. Di fatto questo provocherà il fallimento di numerose farmacie e parafarmacie, aprendo la strada alla grande distribuzione organizzata”. Da qui l’appello a Fofi e Federfarma: “Mettiamo da parte vetusti pregiudizi e resistenze e lottiamo insieme”.


Nel frattempo i Tar di Lombardia e Calabria si sono pronunciati a favore della dispensazione della fascia C da parte dei farmacisti in parafarmacia e si attende a breve le sentenze definitive della Corte di Giustizia e della Corte Costituzionale. Probabilmente la fine dei monopoli di casta verrà sancita dell’Unione Europea e non da parlamentari italiani in conflitto d’interesse.


n.marchitelli@statoquotidiano.it


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