Il gigante di Mountain View ha pubblicato sul sito
Transparency Report, pagina creata due anni fa per segnalare tutte le richieste di rimozione dei siti gestiti da
Google,
il semestrale rapporto circa le richieste di rimozione di siti,
articoli, blog o video provenienti da autorità governative. I risultati
non lasciano spazi a dubbi: la censura nel web è in continua crescita e
riguarda sempre più i contenuti politici. Portatori di questi veri e
propri attacchi alla libertà di espressione non sono solo i Paesi
orientali, ma anche gli enti governativi occidentali.
Nel semestre luglio-dicemre 2011, ad esempio, le autorità governative
statunitensi hanno fatto pervenire a Google 187 richieste di rimozione
di contenuti, cifra più che raddoppiata rispetto al semestre precedente.
Il governo americano, inoltre, ha presentato
6.321 richieste di dati personali e il motore di ricerca ha fornito i dati nel 92% dei casi rivelando circa 12.200 account.
Alle spalle degli Stati Uniti in questa classifica si piazzano
India
e Brasile, rispettivamente con 2.207 e 1615 richieste di dati
personali. Seguono Paesi apparentemente insospettabili, quali Gran
Bretagna, Francia e Germania.L'Italia è settima con
844 richieste di dati personali espletate da Google per il 51% dei casi coinvolgendo ben
1.124 account.
I contenuti sgraditi ai governi occidentali sono diversi. Le autorità spagnole hanno chiesto a Google la
rimozione di 270 blog, link o articoli cririci nei confronti di personaggi pubblici locali,
ma la società si è rifiutata. In Polonia è stato chiesto, invece, di
eliminare un articolo critico nei confronti dell'Agenzia polacca per lo
sviluppo delle imprese; anche in questo caso Google si è rifiutata. E
un'ulteriore risposta negativa ad una richiesta di rimozione di
contenuti è arrivata anche alle autorità canadesi le quali pretendevano
da Google l'eliminazione di un video da You Tube nel quale si mostra un
cittadino canadese urinare sul proprio passaporto, prima di buttarlo nel
water. Anche l'Italia aveva chiesto a Google nella prima metà del 2011
di eliminare da You Tube un video satirico nei confronti di
Silvio Berlusconi, ma il gigante americano ha risposto negativamente.
In altri casi Google ha concordato con i governi sulla necessità di
espungere dalla rete determinati contenuti. Ad esempio gli analisti di
Mountain View hanno accettato la richiesta delle autorità britanniche di
eliminare cinque account You Tube che inneggiavano al terrorismo. Per
quanto riguarda gli Stati Uniti, le autorità hanno chiesto la rimozione
di 187 contenuti da You Tube, ma Google ha concordato solo nel 42% dei
casi. Particolare il caso del Brasile. In questo Paese i limiti imposti
dalla legge, come il divieto di fare parodie di candidati politici in
periodo elettorale, hanno indotto i tribunali locali a costringere
Google alla soppressione di diversi account a causa dei loro contenuti
politici.
Dorothy Chou, analista di Google, ha espresso la propria preoccupazione per l'aumentare dei tentativi di censura del web. "
Questo preoccupa non solo perchè si mette in discussione la libertà di espressione- ha spiegato l'esperta-
ma
perchè alcune di queste richieste arrivano da Paesi insospettabili,
democrazie occidentali che solitamente nessuno accosterebbe mai a
comportamenti censori".
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