LA BANCA D’ITALIA SVELA ALTARI E ALTARINI
Il Report
della Banca d’Italia sull’economia della Sicilia fra gli altri pregi ha
quello di fotografare il rapporto fra le banche e la Sicilia. Se i
siciliani non hanno nemmeno gli occhi per piangere è dovuto anche
all’irrigidimento delle banche che opera nell’Isola nell’erogazione del
credito. Una parte rilevante nei guai siciliani, ma non è una novità, ce
l’ha anche l’alto tasso di interesse sui prestiti, che da sempre incide
negativamente sulla competività delle imprese isolane nel mercato
nazionale e internazionale.
Se in
tempo di pace pagare di più il denaro fa lievitare i costi aziendali in
modo considerevole a spese, spesso, della qualità del prodotto e della
salute generale dell’impresa, in tempo di crisi il tasso d’interesse più
alto stringe la cannula dell’ossigeno in modo da impedire una
erogazione di sopravvivenza.
Nonostante
le banche vivano della loro clientela, questo aspetto – le conseguenze
dell’irrigidimento e delle condizioni di erogazione dei prestiti e dei
finanziamenti – non entra nell'agenda delle priorità degli istituti di
credito, che privilegiano, naturalmente, l’impiego delle risorse in
settori più remunerativi e diversi.
Andiamo
nel dettaglio. Nel mese di dicembre dello scorso anno la crescita dei
prestiti nell’arco di dodici mesi è scesa del 3 per cento, dal 5,4 della
fine dell’anno precedente. Durante i primi mesi del corrente anno la
decelerazione è proseguita e ha interessato sia le famiglie che il
settore produttivo. “Il tasso di interesse sui prestiti a breve termine
praticato alla clientela regionale , riferisce il Report, è salito nel
corso dell’anno di 1,4 punti percentuali, attestandosi in dicembre al
7,4 per cento.
Il costo
del denaro, già alto, nell'Isola si è ulteriormente alzato ed è
superiore di un punto rispetto alla media nazionale, le condizioni di
finanziamento sono peggiorate soprattutto sul medio e lungo termine. Nel
primo trimestre dell’anno in corso i tassi d’interesse, in particolare,
hanno subìto un’altra brusca impennata in concomitanza con la
difficoltà di reperimento di liquidità da parte delle banche, che,
tuttavia, hanno potuto contare su un ingente afflusso di denaro da parte
della Bce a tasso dell’1 per cento.
Le
condizioni dell’offerta, rileva il Report, sono peggiorate anche in
termini di garanzie richieste, rating minimo e costi accessori. Per la
prima volta, inoltre, dalla fine del 2008 la quantità dell’offerta è
diminuita. Una tendenza che potrebbe proseguire anche per tutto il corso
dell’anno.
Al calo
dell’offerta fa da specchio il calo della domanda. Si tratta, tutto
sommato, di due facce della stessa medaglia. Il fabbisogno di fondi per
il finanziamento del capitale e la ristrutturazione del debito è
cresciuto in modo considerevole.
Le
difficoltà nell'erogazione del credito non ha colpito solo le imprese.
Anche le famiglie sono in braghe di tela. Il credito al consumo ha
ristagnato con un meno 0,1 per cento a fine 2011 “per effetto della
contrazione della componente bancaria”.
Un dato,
tuttavia, ci sembra illuminante. Riguarda le nuove erogazioni per i
mutui casa. Ebbene, sono stati finanziati acquisti di immobili di
maggiore valore. Significa che i siciliani si sono arricchiti? No,
esattamente il contrario: significa che le banche prestano soldi a chi
ha garanzie importanti, cioè a chi possiede grandi patrimoni. La
politica bancaria, di fatto dunque, aiuta chi ha meno bisogno. Vecchia
storia anche questa. È la stessa logica che presiede all’irrigidimento
del credito. Se la Sicilia è sfavorita dalle banche rispetto al resto
del Paese per via della criusi, i siciliani meno abbienti sono più
sfavoriti degli altri.
Naturalmente,
il livello d’indebitamento in Sicilia è più elevato che altrove. Nel
2011 il livello del reddito dei siciliani era pari al 55,2 per cento
della media nazionale; due terzi del debito riguarda il mutuo casa, la
restante parte credito al consumo, secondo una indagine Eu-Silc.
Governare
le politiche bancarie non è mai riuscito ad alcun governo, ma vigilare
su di esse, usando tutte le leve di cui le istituzioni dispongono, per
condurle entro recinti accettabili, è stato un bisogno dei governanti
più illuminati. Che siano riusciti a modificare le cose, è un altro
problema.
Impossibile
attendersi dai governanti siciliani un intervento risolutivo sugli
sportelli isolani, ma una riconsiderazione delle risorse affidate agli
istituti di credito per aiutare le imprese e le famiglie, è nelle loro
corde. Le risorse regionali non sono quelle della Bc, consegnarle alle
banche vita natural durante – anche in modica quantità – sarebbe
imperdonabile.
Economia - Sicilia Informazioni
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