sabato 16 giugno 2012

ECCO COME LE BANCHE INCAPRETTANO IMPRESE E FAMIGLIE IN SICILIA

LA BANCA D’ITALIA SVELA ALTARI E ALTARINI

Il Report della Banca d’Italia sull’economia della Sicilia fra gli altri pregi ha quello di fotografare il rapporto fra le banche e la Sicilia. Se i siciliani non hanno nemmeno gli occhi per piangere è dovuto anche all’irrigidimento delle banche che opera nell’Isola nell’erogazione del credito. Una parte rilevante nei guai siciliani, ma non è una novità, ce l’ha anche l’alto tasso di interesse sui prestiti, che da sempre incide negativamente sulla competività delle imprese isolane nel mercato nazionale e internazionale.
Se in tempo di pace pagare di più il denaro fa lievitare i costi aziendali in modo considerevole a spese, spesso, della qualità del prodotto e della salute generale dell’impresa, in tempo di crisi il tasso d’interesse più alto stringe la cannula dell’ossigeno in modo da impedire una erogazione di sopravvivenza.
Nonostante le banche vivano della loro clientela, questo aspetto – le conseguenze dell’irrigidimento e delle condizioni di erogazione dei prestiti e dei finanziamenti – non  entra nell'agenda delle priorità degli istituti di credito, che privilegiano, naturalmente, l’impiego delle risorse in settori più remunerativi e diversi.

Andiamo nel dettaglio. Nel mese di dicembre dello scorso anno la crescita dei prestiti nell’arco di dodici mesi è scesa del 3 per cento, dal 5,4 della fine dell’anno precedente. Durante i primi mesi del corrente anno la decelerazione è proseguita e ha interessato sia le famiglie che il settore produttivo. “Il tasso di interesse sui prestiti a breve termine praticato alla clientela regionale , riferisce il Report, è salito nel corso dell’anno di 1,4 punti percentuali, attestandosi in dicembre al 7,4 per cento.
Il costo del denaro, già alto, nell'Isola si è ulteriormente alzato ed è superiore di un punto rispetto alla media nazionale, le condizioni di finanziamento sono peggiorate soprattutto sul medio e lungo termine. Nel primo trimestre dell’anno in corso i tassi d’interesse, in particolare, hanno subìto un’altra brusca impennata in concomitanza con la difficoltà di reperimento di liquidità da parte delle banche, che, tuttavia, hanno potuto contare su un ingente afflusso di denaro da parte della Bce a tasso dell’1 per cento.

Le condizioni dell’offerta, rileva il Report, sono peggiorate anche in termini di garanzie richieste, rating minimo e costi accessori. Per la prima volta, inoltre, dalla fine del 2008 la quantità dell’offerta è diminuita. Una tendenza che potrebbe proseguire anche per tutto il corso dell’anno.
Al calo dell’offerta fa da specchio il calo della domanda. Si tratta, tutto sommato, di due facce della stessa medaglia. Il fabbisogno di fondi per il finanziamento del capitale e la ristrutturazione del debito è cresciuto in modo considerevole.
Le difficoltà nell'erogazione del credito non ha colpito solo le imprese. Anche le famiglie sono in braghe di tela. Il credito al consumo ha ristagnato con un meno 0,1 per cento a fine 2011 “per effetto della contrazione della componente bancaria”.

Un dato, tuttavia, ci sembra illuminante. Riguarda le nuove erogazioni per i mutui casa. Ebbene, sono stati finanziati acquisti di immobili di maggiore valore. Significa che i siciliani si sono arricchiti? No, esattamente il contrario: significa che le banche prestano soldi a chi ha garanzie importanti, cioè a chi possiede grandi patrimoni. La politica bancaria, di fatto dunque, aiuta chi ha meno bisogno. Vecchia storia anche questa. È la stessa logica che presiede all’irrigidimento del credito. Se la Sicilia è sfavorita dalle banche rispetto al resto del Paese per via della criusi, i siciliani meno abbienti sono più sfavoriti degli altri.
Naturalmente, il livello d’indebitamento in Sicilia è più elevato che altrove. Nel 2011 il livello del reddito dei siciliani era pari al 55,2 per cento della media nazionale; due terzi del debito riguarda il mutuo casa, la restante parte credito al consumo, secondo una indagine Eu-Silc.

Governare le politiche bancarie non è mai riuscito ad alcun governo, ma vigilare su di esse, usando tutte le leve di cui le istituzioni dispongono, per condurle entro recinti accettabili, è stato un bisogno dei governanti più illuminati. Che siano riusciti a modificare le cose, è un altro problema.
Impossibile attendersi dai governanti siciliani un intervento risolutivo sugli sportelli isolani, ma una riconsiderazione delle risorse affidate agli istituti di credito per aiutare le imprese e le famiglie, è nelle loro corde. Le risorse regionali non sono quelle della Bc, consegnarle alle banche vita natural durante – anche in modica quantità – sarebbe imperdonabile.
   
 

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