lunedì 18 giugno 2012

CDA RAI (TERZA PARTE)


UGL News


RAI: TOSINI (UGL), IN NUOVO CDA SIEDA ANCHE UN RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI
LETTERA APERTA A NAPOLITANO, MONTI E ZAVOLI
Roma, 15 giu. (Adnkronos) - Il Segretario Nazionale dell'Ugl
Rai, Fabrizio Tosini , chiede che nel prossimo Cda della Rai sieda
anche "un rappresentante dei lavoratori" dell'azienda. Tosini
indirizza la richiesta, in una 'lettera aperta', al Presidente della
Repubblica, Giorgio Napolitano, al Presidente della Commissione
Parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi
radiotelevisivi, Sergio Zavoli, ed a Mario Monti in quanto Ministro
dell'Economia e delle Finanze.
"In occasione dell'approssimarsi del rinnovo del Consiglio di
Amministrazione della concessionaria del Servizio Pubblico
Radiotelevisivo, l'Ugl Rai, in rappresentanza degli utenti e dei
lavoratori dell'Azienda, auspica -esordisce Tosini- che tutti i
soggetti interessati vogliano collaborare fattivamente per garantire a
quella che e' la prima agenzia culturale del Paese una governace
efficace e competente, in grado di ricondurla nel solco della
qualita', dell'efficienza, del pluralismo e, non ultimo, della
competitivita'".
Tosini esorta quindi i destinatatari della sua 'lettera aperta'
a "sfruttare appieno quest'occasione di cambiamento, osando. Osando
finalmente, e dopo oltre sessant'anni dalla sua formulazione,
applicare il principio costituzionale della partecipazione dei
lavoratori alla gestione dell'impresa, favorendo l'indicazione quale
componente del nuovo Consiglio di Amministrazione Rai di un
rappresentante dei lavoratori del Servizio Pubblico Radiotelevisivo,
tra i quali certamente non mancano soggetti provvisti di tutti i
requisiti previsti dalla Legge". (segue)
(Spe/Col/Adnkronos)
15-GIU-12 13:12
RAI: TOSINI (UGL), IN NUOVO CDA SIEDA ANCHE UN RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI (2)
(Adnkronos) - "Se, come da sempre si dice, la Rai e' specchio
del Paese, questa potrebbe essere l'occasione -sottolinea Tosini- per
proporre un nuovo modello sociale, una nuova direzione d'impresa che
punti sulla collaborazione tra capitale e lavoro per raggiungere una
sintesi efficace tra profitto e pubblica utilita'. Non crediamo sia
possibile uscire dalla crisi utilizzando gli stessi algoritmi ed
equazioni contabili che l'hanno generata".
"Crediamo invece che dalla crisi si debba, ma soprattutto si
possa uscire rimettendo il lavoro e la sua economia al centro del
sistema. Il lavoro degli operai, degli impiegati, dei quadri, dei
funzionari, dei dirigenti, dei manager, degli imprenditori, dei
consulenti, del liberi professionisti, degli artigiani, di tutte le
donne e gli uomini che producono valore, insieme, per la loro
legittima soddisfazione personale e per il bene del Paese", conclude
Tosini.
(Spe/Col/Adnkronos)
15-GIU-12 13:15
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Corriere Nazionale 15-giu-2012 pag.8
La Rai e l'incognita nuovi consiglieri
Il 21 giugno assemblea rinnovo del Cda Tra chi sgomita e chi si chiama fuori
Governo tecnico e nuovi equilibri politici rendono le nomine complesse
Una nuova pagina di storia dell'impero delle lottizzazioni. La commissione di Vigilanza sulla Rai ha fissato per il 21 giugno il voto dei sette componenti del consiglio di amministrazione di sua competenza, mentre l'assemblea degli azionisti ha rimandato a13luglio la discussione sul rappresentante del Tesoro nel cda. Un ginepraio: le nomine avverranno nel mezzo di un governo tecnico, con i partiti in liquefazione (Lega, Terzo Polo e Pdl) oppure impegnati in regolamenti di conti tra "vecchi compagni" (Pd). Con attori emergenti (Sel, Idv, e soprattutto Movimento 5 Stelle) che potrebbero cambiare le carte in tavola nel Parlamento che verrà. L'altro problema è che dal nuovo cda ci si aspetta molto, così come da Monti ci si aspettava molto quando rimpiazzò Berlusconi. Si chiede loro, nientemeno, di sanare il bilancio delle emittenti nazionali, garantire corretta informazione, porre un freno all'intrattenimento scadente, risanare il prestigio del nome "Rai" presso gli italiani (metà dei quali rifiutano di pagare il canone). Si tratta di un compito improbo. Chiunque essi siano, finiranno bersagliati di polemiche, messi in croce da destra e sinistra, trafitti dalle pallottole sparate da chi difende la propria rendita di posizione. Un tema scottante e denso di incognite, che abbiamo anticipato in un editoriale della scorsa settimana. La Rai non è un organismo facile alle riforme, ma una istituzione di poteri feudali. L'hanno creata così i partiti della Prima Repubblica, quando addirittura si poteva assegnare un colore politico alle singole emittenti: democristiana Rai Uno, socialista Rai Due, comunista la Terza Rete. Lo sapevano tutti, lo si vedeva nella scelta dei capi delle redazioni (il Tg3 era un feudo marxista-leninista che nemmeno in Bulgaria), nelle impostazioni dei tg, nel craxismo di certi e nel baciapilismo di altri. La lottizzazione è continuata, con metodi diversi ma simili principi, nella Seconda Repubblica. In base alla logica del pigliatutto: chi vinceva le elezioni cercava di piazzare i suoi uomini nei posti-chiave. Creando, ancora una volta, dei feudi: il salotto nazionalpopolare di Vespa (Berlusconi lo scelse per la firma del contratto con gli italiani) contro quello sinistrorso di Floris, il compianto Enzo Biagi oggi rimpiazzato da Giuliano Ferrara , le fiction buoniste di carabinieri dal cuore d'oro contrapposte ai "Misteri d'Italia" di Lucarelli. Per non parlare delle nomine nei programmi d'informazione, d'intrattenimento, nei tg: un eterno balletto, ogni passo un tentativo di piazzare gente fidata. Perfino regni difesi dalla muraglia d'uno share massiccio e ricchi introiti pubblicitari (l'arena di Santoro) sono caduti sotto la scure della politica. Frattanto, la Rai si trasformava in una imitazione - in peggio - di Mediaset. Più pubblicità, più intrattenimento d'infimo ordine, telegiornali sovente impresentabili. Con un numero di dipendenti da moloch statale d'altri tempi: più di 13mila, di cui 1780 giornalisti circa. Per fare un raffronto, Mediaset ne ha circa 5.100, di cui più o meno 370 giornalisti. Se poi si entra nel dettaglio, si scopre che i giornalisti Rai con qualifica di dirigente sono qualcosa come 340: in pratica come poco meno dell'intera redazione giornalistica di Mediaset. La Rai si serve perdipiù del lavoro di circa 400 precari "diretti" (ossia con un contratto interno) e, già che c'è, subappalta a terzi un gran numero di attività, che vanno dalle riprese in esterno alla sottotitolazione dei programmi per non udenti, dalla collocazione degli arredi di scena al catering. Di questo fitto sottobosco di imprese che ero- gano servizi alla Rai (e che una azienda dotata di pianta organica così vasta potrebbe realizzare in proprio) non si ha un censimento preciso, ma si parla di centinaia di ditte, spesso piccole, e migliaia di lavoratori esterni. Gli stipendi dei giornalisti, peraltro, sono alti rispetto alla media europea (dal 30 al 40% in più circa, senza contare indennità e note spese). I dirigenti, e i volti più noti del video, percepiscono somme che vanno da 150mila a più di un milione di euro lordi l'anno. Ma i compensi non sono proporzionati allo share né al prestigio delle trasmissioni, se si pensa che Milena Gabanelli non ha mai preso più di 200mila euro per la conduzione della pluripremiata "Report", laddove Bruno Vespa ha percepito sistematicamente compensi superiori al milione di euro l'anno. Cosa determina i guadagni, dunque? Spesso l'appartenenza a una fazione politica vincente, la capacità di salire sul carro giusto, nonché la sollecitudine nel soddisfare i desideri dei propri patroni di parte politica. Si veda la fulminante carriera di Gianfranco Comanducci, vice direttore generale per gli acquisti e lo sviluppo commerciale, pidiellino di ferro: nel 2000 percepiva meno di 200mila euro. Sicché, negli anni del potere berlusconiano, i suoi compensi sono rapidamente lievitati oltre i 400mila. Ma oggi a lottizzare non si riesce più. La strana maggioranza di governo Pd-Pdl, e l'incognita delle elezioni nei 2013, mettono la Rai in crisi. Immaginare chi saranno i nove futuri consiglieri è come fare un terno al lotto. Molte le autocandidature degli interessati, spesso con nomi-simbolo: da Michele Santo- ro a Carlo Freccero, da Franco Scaglia a Carlo Rienzi passando per Sabino Acquaviva, Luciano Canfora, Giovanni Sabbatucci. Ma tra gli esponenti dei partiti, parecchi sembrano disorientati, non si sa chi scegliere per candidature che alcuni - visto lo stato penoso della Rai - sentono come autoimmolazioni. Altri invece sgomitano per un posto, perché qualcuno che sgomita nonostante tutto c'è sempre stato e sempre ci sarà. A complicare la già caotica situazione, la linea del Pd è *** stata, fino a l'altroieri, quella di non voler eleggere propri rappresentanti nel nuovo cda, cercando di "forzare la mano" a Monti perché tirasse fuori lui i nomi, e li imponesse con una prova di forza. Per poi cambiare idea solo ieri, quando Bersani ha fatto sapere che sarebbe disposto a sostenere candidati, purché provengano dalla società civile. A tale scopo ha inviato una lettera a quattro associazioni (Libera, Libertà e Giustizia, Se non ora quando e il Comitato per la libertà e il diritto all'informazione) affinché suggeriscano nomi di possibili consiglieri Rai, affermando che il Pd «sarebbe pronto a sostenerle per garantire comunque la voce di liberi protagonisti della società civile».
Corriere della Sera 15-giu-2012 pag.17
Nodo Cda L'incontro tra le associazioni in vista del voto in vigilanza
Rai, ecco gli «alieni» di Bersani Trenta sigle per fare due nomi
Il tratto comune: la richiesta del ritorno di Santoro
Alfano (Pdl) «Noi chiediamo solo: perché è stata sostituita Lorenza Lei?»
«Lo dico con la massima franchezza. Le persone costrette a uscire dalla Rai per ragioni politiche, tra queste per esempio Michele Santoro , dovrebbero rientrare. Le discriminazioni in un regime di libertà sono odiose e inaccettabili». Così dice il professor Gennaro Sasso, filosofo, membro del Consiglio di presidenza di «Libertà e giustizia», una delle quattro associazioni che hanno ricevuto l'invito a presentare due candidature della società civile per il nuovo Consiglio di amministrazione di viale Mazzini da parte del segretario del Pd Pier Luigi Bersani. Ancora Sasso: «Fatta qualche eccezione, l'attuale informazione Rai non è lo strumento di controllo e sorveglianza del potere politico che un servizio pubblico dovrebbe garantire... L'ascolto dei tg Rai è spesso demoralizzante». Lunedì le quattro associazioni coinvolte (appunto «Libertà e giustizia» presieduta da Sandra Bonsanti, «Libera» di don Mario Ciotti , Il «Comitato per la libertà e il diritto all'informazione» e «Se non ora quando?») si incontreranno per cercare una sintesi in vista della Commissione di vigilanza convocata per giovedì 21 giugno. Operazione non facile, sulla carta. Per esempio «Se non ora quando?» non ha una singola coordinatrice. E il «Comitato per la libertà e il diritto all'informazione», che si riunirà sabato, nato il 3 ottobre 2009 in occasione della manifestazione per la libertà di stampa in piazza del Popolo, raduna a sua volta una galassia di ventisette sigle (tra cui, solo per citarne alcune, la Federazione nazionale della stampa, Mediacoop, Artico-1021, Federazione dei settimanali cattolici-Fisc, Confcooperative-cultura, Slc-Cgil, Ugl, Arci, Acli, Tavola della pace, Popolo viola...). In tutto trenta referenti (ventisette per il Comitato più gli altri tre). Trovare un accordo su due nomi non si annuncia operazione semplicissima. Ma già ieri Sandra Bonsanti, per esempio, era al lavoro per organizzare una riunione di «Libertà e giustizia» e per contattare gli altri. Dice l'attrice Lunetta Savinio, di «Se non ora quando?»: «Cosa vorrei da una nuova Rai? Tante cose. Il ritorno di Santoro? Certo, anche. Mi piacerebbe un'azienda più creativa, vitale, capace di scommettere e di osare, di rinfrescare i palinsesti con passione e inventiva Spero che, formulando le candidature, si tenga conto della necessità di indicare persone competenti e di assoluta indipendenza». Aggiunge Roberta Agostini , anche lei di «Se non ora quando?», consigliere provinciale pd a Roma: «Santoro? Una Rai che epuri è inaccettabile. Urge poi che il servizio pubblico abbandoni una rappresentazione schematica e spesso volgare della donna». L'associazione «Libera» immagina «un servizio pubblico che sappia interessarsi alle storie, alle fatiche, alle speranze delle persone, delle fasce deboli, del volontariato». Anche la politica tradizionale continua a occuparsi di Rai. Angelino Alfano, segretario pdl, difende il direttore generale uscente Lorenza Lei: «Noi chiediamo solo: perché è stata sostituita? La Rai è un'azienda, e un'azienda si valuta dai risultati aziendali: come direttore generale Lorenza Lei ha portato risultati soddisfacenti sia dal punto di vista dei conti sia del regolare funzionamento dell'azienda». Il leader dell'Italia dei valori Antonio Di Pietro ricorda che sono possibili anche le autocandidature. Infatti c'è il curriculum spedito alla Commissione di vigilanza da Aldo Forbice, 4o anni di lavoro alla Rai: «Ora che si è deciso di contenere l'eccessiva ingerenza dei partiti nel servizio pubblico e di valorizzare le professionalità, io rientro in questo modello». Autocandidatura alla vigilanza anche da Alessandro Campi, politologo dell'università di Perugia.
Paolo Conti
La Repubblica 15-giu-2012 pag.16
Rai, i nomi della società civile in pole Zanardo e De Zulueta
Lunedì incontro tra le associazioni citate da Bersani
LORELLA ZANARDO Autrice di "II corpo delle donne", fa parte dell'Advisory Board di Win
TANA DE ZULUETA Giornalista, è stata deputata e vicepresidente Commissione Affari esteri
Sono quattro i movimenti invitati dal segretario pd a indicare due nomi per il cda
La protesta di Alfano: "Noi chiediamo solo, perché Lorenza Lei è stata sostituita?
ROMA — La mossa di Bersani sulle nomine Rai ha spiazzato tutti. Il Pdl innanzitutto, ma anche le associazioni della società civile a cui il segretario del Pd ha chiesto due nomi: «Dateceli voi per il cda, e noi Democratici li voteremo in Parlamento». È stata ieri la giornata delle riunioni, e del tam tam sui "papabili". Lorella Zanardo, tra le più gettonate. L'autrice del "Corpo delle donne", impietoso documentario su come nella televisione italiana le donne sono rappresentate, è in pole position. Anche "Se non ora quando", importante movimento delle donne, si è riunito ieri sera per vedere il da farsi: riconvocazione lunedì. Domani si vede il Comitato per la libertà, il diritto all'informazione, alla cultura e allo spettacolo (che raccoglie associazioni come Articolo 21, Fnsi, Cgil, Usigrai e altre sigle) e che organizzò la mega manifestazione contro la legge bavaglio nell'ottobre del 2009. Il comitato ha mandato una lettera a Bersani: «Abbiamo apprezzato la tua decisione di scrivere ad associazioni che da anni si battono per una informazione libera e plurale in Italia...». Chiedono in generale un impegno perla riforma della governance Rai. Riflettono sui nomi, meglio una "rosa" che due. Articolo 21 in una consultazione online di qualche settimana fa, ne aveva tre: oltre alla Zanardo, Tana de Zulueta e il giurista Roberto Mastroianni. Nessuno per ora si vuole sbilanciare. "Libera", l'associazione antimafia di Don Ciotti, ammette di essere sorpresa: «Siamo rimasti sorpresi dall'invito ricevuto con le altre associazioni. E con queste associazioni insieme, lunedì, ci confronteremo portando il nostro contributo e la nostra riflessione sui terni dell'informazione». Lunedì appunto, ci dovrebbe essere l'incontro comune (Libertà e Giustizia, Comitato per la libertà e il diritto d'informazione, Se non ora quando, Libera) delle associazioni a cui il segretario Pd si è rivolto. Rilancia Di Pietro: «Bene la proposta di Bersani ma ci vogliono anche le autocandidature». A mandare il suo curriculum per il Cda Rai a Sergio Zavoli, il presidente della Vigilanza, è Alessandro Campi, politologo, finiano. Entro lunedì sera i curricula perla Rai dovrebbero essere sul tavolo di Zavoli. La Vigilanza poi è convocata per giovedì, però la seduta potrebbe slittare. Vincenzo Vita, pd, fa un appello al centrodestra: «Accetti la sfida lanciata dalla bella proposta di Bersani e cambi i metodi». Non sembra trovare ascolto. Il segretario del Pdl, Alfano torna anzi sullo stesso punto, ovvero la difesa della Lei: «Noi chiediamo solo, perché Lorenza Lei è stata sostituita? La Rai è un'azienda, e un'azienda si valuta dai risultati aziendali. Come direttore generale la Lei ha portato risultati soddisfacenti». (gc.)

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