venerdì 4 febbraio 2022

LA CAMPAGNA D’AFRICA DI PUTIN

 

LA CAMPAGNA D’AFRICA DI PUTIN – SE LA CINA SI STA PAPPANDO IL CONTINENTE NERO GRAZIE AI RICATTI DELLA VIA DELLA SETA, LA RUSSIA MANDA I SOLDATI MERCENARI DELLA WAGNER – DOMENICO QUIRICO: “DALLA LIBIA AL MOZAMBICO, DAL CENTRAFRICA AL SUDAN AL SAHEL, ORMAI I RUSSI SPUNTANO OVUNQUE, IN BATTAGLIA E NEI PALAZZI PRESIDENZIALI, HANNO LACCHÈ NEI MINISTERI CHE CONTANO, CHE IN AFRICA SON QUELLI CHE CONTROLLANO LE MATERIE PRIME. E GLI AMERICANI SI DISINTERESSANO…

 

Domenico Quirico per “La Stampa”

 

LA SPARTIZIONE DEL CONTINENTE AFRICANO LA SPARTIZIONE DEL CONTINENTE AFRICANO

C'è l'Africa dei cinesi, tutta materie prime e contratti con qualche ambizione imperialistica ma ancora timida, per metà sì e per metà ni; c'è l'Africa francese ormai decadente e azzoppata da penurie di bilancio impegnata a perderla, si spera, con un certo garbo; c'è l'Africa jihadista efficacemente votata all'andirivieni del convertire, destabilizzare e nuocere.

 

E poi c'è l'Africa della «Wagner», compagnia privata di mercenari russi e armato fantasma di Putin, tutta baccano di kalashnikov e luccichio di miniere, che sta silenziosamente riempiendo gli spazi lasciati in bianco dai vecchi padroni del continente. Un'altra pista, con Siria e Ucraina, del revival imperiale sovietico.

 

Perché si cura del saccheggio di risorse ma anche del controllo politico dei piccoli caudilli locali. I veri-falsi mercenari della Wagner non assomigliano certo ai politicamente ottusi mastini della guerra delle ultime convulsioni dell'Africa bianca. Dalla Libia al Mozambico, dal Centrafrica al Sudan al Sahel, ormai i russi spuntano ovunque, in battaglia e nei palazzi presidenziali, hanno lacchè nei ministeri che contano, che in Africa son quelli che controllano le materie prime.

 

soldati mercenari russi in africa soldati mercenari russi in africa

Attenti: il soft power di Putin, dalla forma molecolare, impressionista e diffratta è già ingombrante, offre una alternativa ai piccoli despoti africani con cui un tempo bastava una telefonata da Parigi o Washington perché si dileguassero ammansiti.

 

Il Mali è un esempio: ufficialmente i russi non ci sono, sono un fantasma. Ma in realtà sono lì da ottobre chiamati dalla giunta al potere per fronteggiare i jihadisti e garantire «sicurezza». Si dice che il capo dell'aeronautica li preferisca a quegli arroganti dei francesi. Un dispetto a Parigi che sta ritirando l'Armée.

Yevgeny Prigozhin Vladimir Putin Yevgeny Prigozhin Vladimir Putin

 

La fattura sarà pesante: dieci milioni di dollari al mese per mille uomini. Ma a Bamako, come sempre con la Wagner, è arrivata anche la intendenza: ovvero un gruppo di geologi che fanno prospezioni nella promettente zona aurifera di Menankoto, nel Sud. Sotto le concessioni ci saranno le firme di società minerarie russe, legate ovviamente alla Wagner. Parigi ha fatto scorrere molta saliva diplomatica e inchiostro militare minacciando ritorsioni.

 

Poi si è rassegnata a coabitare coi russi. Gli americani si disinteressano. Forse bisognava analizzare meglio quanto è accaduto in Centrafrica. A maggio del 2020 lo stadio «Boganda» di Bangui è stracolmo, non per una partita di calcio. Migliaia di persone aspettano di vedere in film: «Touriste».

 

xi jinping e la colonizzazione della cina xi jinping e la colonizzazione della cina

L'azione non manca: battaglie, agguati, sparatorie nella savana, gli eroi «salvatori dell'Africa», sono i russi della Wagner, i cattivi sono neri e indigeni, i ribelli del Centrafrica, feroci, bruttissimi e per di più musulmani. Muoiono a migliaia tra gli applausi e le maledizioni del pubblico.

 

Anche qualcuno degli amici russi muore: ma eroicamente come nelle tavole di Achille Beltrame, fino all'ultimo respiro da una mano ai volenterosi soldatini del presidente Toudéra. Cinema patriottico staliniano ed effetti speciali. Successo. Il film è stato prodotto per il Centrafrica da un personaggio tipico dell'era putiniana, autoritario e opportunista, violento e carrierista, Evgeni Prigojine.

 

soldati mercenari russi in africa soldati mercenari russi in africa

Se si evoca il nomignolo, «il cuoco del Cremlino», gli si fa torto. Non c'è nulla da ridere sulla sua gastronomia autocratica: l'uomo che ha fatto i soldi nella Mosca malavitosa degli anni Novanta con fast food e hot dogs (ma è anche finito in galera per truffa e sfruttamento della prostituzione) è un intimo di Putin. Al Cremlino entra non certo dalle cucine per il catering, che gli rende contratti di miliardi. È lui che ha preso in mano la gestione imprenditoriale della Wagner, all'inizio affidata a happening muscolari di ottusi ex militari delle forze speciali e barbe finte del Gru.

 

Yevgeny Prigozhin Vladimir Putin Yevgeny Prigozhin Vladimir Putin

Con Prigojine la Wagner è diventata un successo politico e imprenditoriale, l'Africa è il suo esotico businnes, una occasione da non perdere. A Bangui ha salvato il presidente ma cura anche l'immagine: è un posto dove metter radici, le guerre si vincono prima di tutto nelle teste di quelli che stanno a guardare. Fa infatti distribuire una rivista gratuita, «Il foglio volante del presidente», ha creato una radio e distribuito per i bambini un cartone animato di successo: la storia di un simpatico orso russo che viene a salvare gli animali della foresta messi in pericolo dalle iene.

 

bambini in miniera per estrarre cobalto bambini in miniera per estrarre cobalto

Anche i pargoli congetturano l'allusione. Non è sfuggita al «cuoco» nemmeno la ghiotta sponsorizzazione del concorso di miss Centrafrica. A Bangui ormai mancano solo i soviet per respirare il remake degli anni Sessanta. Quelli della Wagner sul campo di battaglia funzionano? Hanno ricacciato i temibili ribelli della Coalizione dei patrioti. Non fatevi ingannare, sono banditi anche loro, fanno capo all'ex presidente Bozizé. Il copione africano: tribù, politici canaglie, potere e appunto miniere.

soldati mercenari russi in africa soldati mercenari russi in africa

 

La Wagner ha solo copiato un ordito di buon tessuto: quello della Cia che usava soldati privati per eliminare nel cortile di casa presidenti e regimi antipatici. I metodi dei russi sono brutali. Li inseguono accuse di requisizioni abusive, stupri, sequestri, torture esecuzioni sommarie. Fabbricano vedove e orfani, sono un incubo senza sonno. In fretta hanno adottato i metodi delle guerre africane. Il governo di Bangui non può permettersi di indagare sulle accuse.

 

l'invasione cinese in africa l'invasione cinese in africa

Le candeggia attribuendo violenze e delitti ai ribelli. La Wagner mette paura anche alle sgangherate fanterie alleate: se sono poco combattive i russi le spingono all'attacco con raffiche di mitra. Chi non si presenta in caserma in orario è considerato disertore: son cose mai viste in Africa, neppure al tempo dell'Empire. I russi giorno dopo giorno stringono i bulloni del controllo politico.

 

Al vecchio palazzo dove Bokassa, paranoico Nerone equatoriale copiava le follie napoleoniche e conservava in frigorifero gli avversari fatti a pezzi, comandano i discreti ma autoritari manager delle società russe. Piazzano ai ministeri i loro simpatizzanti locali come nei bei tempi dell'Urss. Sono già passati alla «stabilizzazione» ovvero al controllo delle dogane e dell'esercito dove sono loro che distribuiscono decorazioni e saccheggi. Lo stesso modello è applicato nei Paesi che hanno chiesto aiuto alla Wagner (e al Cremlino). In Sudan dove i mercenari hanno dato una mano nel 2013 a tenere a bada le piazze in rivolta. Tre società russe sono state pagate con vaste concessioni minerarie.

 

vladimir putin vladimir putin

In Libia i mercenari a fianco di Haftar (tra i 600 e i duemila nel periodo della fallita offensiva contro Tripoli) hanno impiegato armamenti pesanti come droni, carri armati e cacciabombardieri. Hanno costruito la Maginot di sabbia che, esaurita la commedia delle elezioni democratiche, segnerà il nuovo confine cirenaico.

 

Un investimento in geopolitica e petrolio. Scenario più complesso in Mozambico dove i mercenari sono stati chiamati nell'agosto del 2019 dal governo per liberare la provincia di Cabo Delgado invasa da un gruppo jihadista. Bisognava salvare le succulente vene petrolifere che imbottiscono le prospezioni delle grandi compagnie, compresa l'Eni.

 

Anche qui la mandibola mineraria ha attirato i guerrieri a contratto. I jihadisti si sono rivelati però un avversario troppo duro: i russi, mal organizzati, hanno subito perdite. Ma ad uccidere alcuni mercenari sarebbero stati i soldati mozambicani per vendicare violenze e saccheggi.

la colonizzazione cinese in africa la colonizzazione cinese in africa miniera di cobalto miniera di cobalto 

https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/campagna-rsquo-africa-putin-ndash-se-cina-si-sta-pappando-294783.htm

Putin71

 

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