Perché è un uomo di 49 anni palesemente e disperatamente in difficoltà.
Perché quando qualcuno è a terra non lo si prende a calci, gli si tende la mano come ha fatto Irama.
Perché ridere delle disgrazie altrui è la forma più spudorata di meschinità.
E, infine, perché in pochi anni di carriera, prima di perdersi, ha staccato dalla chitarra alcuni brani che sono entrati di diritto tra i classici del cantautorato contemporaneo (tra cui il pezzo di ieri sera), e non so per quanti di quelli in gara a Sanremo si possa dire lo stesso.
Gianluca Grignani è stato un artista a tratti sublime e un abilissimo sabotatore di sé. Vederlo mentre vaga spaesato e confuso per la platea dell’Ariston come se cercasse un’uscita inesistente della sua vita mette tristezza per quello che poteva essere e non è stato.
Ma fa ancora più male la furibonda ondata di commenti dei miserabili che lo hanno deriso sui social senza pietà né dignità.
Proprio oggi, nel momento più buio, voglio ricordare a Gianluca quanto talento ha avuto in sorte e quanta strada ha ancora davanti, sopra e sotto il palco. Perché a dirtelo quando sei il più figo del mondo sono bravi tutti, e c’è la fila.
Lorenzo Tosa
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