sabato 20 novembre 2021

Christian De Sica

 


Mio padre mi ha fatto a 50 anni. Non ho potuto fare con lui quello che poi ho fatto io con i miei figli. Andare al Luna Park, giocare a pallone, rotolarmi per terra dentro casa...

Per giocare con me e mio fratello, ci faceva recitare. Ci sottoponeva a delle prove durissime, di sketch che aveva scritto lui, e io e mio fratello che avevamo 5 e 7 anni recitavamo questi sketch scritti da papà. Lui si divertiva, noi un pò meno. Però mi ha insegnato a fare l'attore.

Io prima di cominciare un film, ho imparato a memoria le battute mie e di tutto il film e di tutti gli altri attori. Ho tutto il film in testa ed è una cosa che non fa nessuno. Questo me l'ha insegnato mio padre che mi diceva: 


"Tu sei uno di quelli che riuscirà per tigna, come me."


Ci sono degli attori che sono geniali, Tognazzi, Mastroianni che arrivano sul set e non sanno una parola a memoria e sono fantastici.

Poi ci sono altri attori invece, che non sono fantastici affatto ma possono diventare fantastici se studiano. Quindi mio padre mi diceva:


" Tu imparati la parte come l'ave maria. Quando la sai come l'Ave Maria, tu sopra ci puoi giocare quanto ti pare. Poi sta al regista frenarti e dirti "Fa un pochino di meno sennò fai troppo"


Perché sei portato a fare troppo, vuoi sempre essere il primo della classe. Io ho sempre fatto così.

Quando è morto mio padre avevo 23 anni e non c'avevamo ‘na lira. Non ci ha lasciato in una situazione economica felice, piano piano ho ricostruito tutto. 

Era uno dei tre più accaniti giocatori del Casinò di Las Vegas insieme a un cinese e a un indiano. Nei casinò perdeva tutto ciò che guadagnava. Una volta a Montecarlo lasciò sul tavolo talmente tanti soldi che Onassis, comproprietario del Casinò, gli disse: “Con quello che lei ha perso ieri sera, noi rifaremo tutte le aiuole intorno al palazzo”.


Ma mi ha lasciato tante altre cose, non i soldi, ma cose più importanti. Lui diceva di goderci ogni istante della nostra vita perché passa. "Goditi ogni istante perché la vita è bella, cerca di godere ogni attimo. Goditi anche l’attesa alla stazione'”.


Io senza mia moglie Silvia non sarei quello che sono: una donna innamorata ti dà il coraggio di fare cose impensabili. Frequentavo casa Verdone perché ero compagno di banco di Carlo. Ho fatto a botte con lui prima di fidanzarmi perché diceva che Silvia era una ragazzina e la dovevo lascia sta'. Ci siamo innamorati quando lei aveva 14 anni e io 21.

Facevamo la fame ed era lei a portare i soldi a casa, pagava l’affitto della casetta in cui vivevamo, perché io, nelle prime apparizioni cinematografiche guadagnavo pochissimo. 

All’epoca saltavamo i pasti, e pensare che vengo da una famiglia all’antica, dove dovevamo stare tutti a tavola e si mangiava dal l’antipasto al gelato. Sempre. Infatti superavo i cento chili, avevo un po’ di pancia, insomma ero grassottello. E da bravo figlio di borghesi andavo a scuola con l’autista. Mentre i primi tempi con Silvia una vera tragedia economica, l’esatto opposto...

Solo quando firmai il primo contratto con Carlo Vanzina detti una gomitata a Silvia dicendole: d’ora in poi mangeremo bene.


C'è della gente che non mi ama, che non mi stima. Ma ci sono anche persone che mi vogliono bene.

Però non possono dire che non sono un professionista. Perché sono uno che si prepara moltissimo, forse troppo.

Ho sempre avuto l'etichetta del figlio di papà e me la porterò nella tomba. 

Non credo di essere un cane, credo di essere un buon attore e una brava persona.


Christian De Sica

Atmosfere del passato

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