mercoledì 18 settembre 2013

Spie spioni e chiacchiere: si anima il parlamento italiano. L'errore tragico che va evitato: impedire la diffusione della "sindrome di Jago".



di Sergio Di Cori Modigliani

"Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Siate il peso che inclina il piano. Siate sempre in disaccordo perché il Dissenso è un’arma. Siate sempre informati e non chiudetevi alla conoscenza perché anche il sapere è un’arma. Forse non cambierete il mondo, ma avrete contribuito a inclinare il piano nella vostra direzione e avrete reso la vostra vita degna di essere raccontata. Un Uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai."

                                                                                                          Sir BERTRAND RUSSELL

 

Spie, spioni, agenti dei servizi segreti, doppiogiochisti di varia natura.

Non è certo una novità.

E’ il segreto di Pulcinella, la notizia che siamo un paese di spie e di spioni. Ne abbiamo anche in Parlamento, alcune conosciute perché ormai in pensione o perchè denunciate o perchè sbugiardate o perchè scaricate in pasto al pubblico; altre, invece, tuttora attive. 

Si chiamano "agenti segreti". E così in tutto il mondo. Operano nell'anonimato e nessuno sa chi siano. 

E’ probabile che sia una delle ragioni per cui è stato deciso a tavolino il “porcellum”, per far eleggere personale della sicurezza con adeguata copertura, finta professione, leggenda esistenziale costruita per poter mantenere il controllo assoluto del paese nei settori strategici che interessano all’oligarchia: ordine pubblico, attività militari, banche, finanza, sovvenzioni a pioggia alle fondazioni private “garantite”, quelle che si trovano sulla lista giusta. 

Il potere oligarchico, in Italia, funziona così. Personalità politiche che presiedono fondazioni, garantite da uno specifico partito, il cui membro protettore si fa carico dell'applicazione dei protocolli della sicurezza: l'ufficio comunicazione della Loggia P2 ne aveva spiegato molto bene il funzionamento e le modalità di esecuzione. Grazie a quei fondi aprono università, finanziano riviste, siti web, convegni, seminari, uffici studi che -a loro volta- lanciano imprese, gestiscono la formazione (inutile per gli studenti) con i soldi dello Stato e dell'Europa, godendo di un flusso finanziario continuo e garantito che arriva dalle banche. Assumono persone garantendo ai loro protettori la gestione di una specifica clientela nel territorio. E' il modello italiano dello Stato di Polizia, mutuato in fotocopia aggiornata dalla Spagna franchista e dal regime mussoliniano. Le fondazioni culturali hanno soppiantato la funzione che un tempo veniva svolto dal federale, potente figura che poteva esercitare la propria mansione se la sua persona veniva accettata dal ministero degli interni.

Tutto ciò con l’obiettivo di mantenere il paese in un perenne status quo.

E' la ragione principale per cui, nel nostro paese, dove il disagio esistenziale è "in apparenza" ai massimi livelli, non esiste nessun conflitto sociale. Ce n'è molto di più in Corea del Nord, visto che nelle gigantesche carceri speciali nella periferia di Pyongyiang si trovano circa 300.000 reclusi, tra sindacalisti, personalità politiche, intellettuali, artisti, soggetti politici attivi, cittadini antagonisti. Da noi non c'è bisogno di tale modalità primitiva, basta emarginarli, garantendosi in tal modo un doppio risultato: nessuno sa che esistono e non esiste dolo nè penale nè legale, nè quantificabile nè verificabile: si uccidono le esistenze senza colpo ferire. 
Ad alzare lo sbarramento d'accesso (proprio come nel Castello di Kafka) ci pensa l'attività delle fondazioni, delle università, delle televisioni, dei centri culturali privati, della cupola mediatica. E i partiti e anche i sindacati operano, a volte anche inconsapevolmente,  per garantire quella cinghia di trasmissione soporifera e narcolettica tra le istituzioni e la cittadinanza creando proteste virtuali, contestazioni immaginarie, opposizioni finte, antagonismi surreali, ma in realtà devono far sì che in Italia non succeda nulla.
Penso, ad esempio, alla gigantesca manifestazione di due anni fa in difesa della Costituzione, dove sono finiti tutti? Torneranno il 12 ottobre?
Quando sta per accadere qualcosa che l'oligarchia ritiene possa essere pericolosa per se stessa e per gli interessi del gruppo che la compone, allora passa all'azione.
A questo servono i servizi segreti.
E' il motivo per cui non abbiamo mai saputo, nè sapremo mai, la verità sulle innumerevoli stragi terroriste compiute in Italia dal 12 dicembre 1969 fino al 1993.
Allora, i servizi operavano usando le bombe, uccidendo civili innocenti scelti a caso, usando a seconda dell'obiettivo l'estrema destra, l'estrema sinistra o il centro moderato estremo. Con la scusa della guerra fredda. Ciò che contava era spaventare le persone, obnubilarle, creare una situazione di stress psicologico perenne sottoponendole a una tensione socialmente insostenibile. Ci pensavano poi i partiti a far passare la paura, regalando sovvenzioni a pioggia a clientele selezionate.
Si chiamava, per l'appunto "strategia della tensione".
Funzionò alla grande.
Oggi, in epoca post-moderna, essendo l'Italia membro fondatore dell'Unione Europea che raggruppa 28 nazioni, quella modalità è impossibile da applicare e inconcepibile.
Ringraziamo l'Europa.
Se non fosse per l'esistenza dell'Unione Europea dovremmo andare a fare la spesa al supermercato portandoci appresso l'elmetto e il giubbotto antiproiettile, come accade in Messico. 
La "strategia della tensione" è stata trasformata nella "strategia della pensione", variante attuale che ne consente una piacevole esecuzione, senza colpo ferire nè danni collaterali. 
Un paese vecchio, gestito da un grande vecchio, con istituzioni vecchie, politiche vecchie, notizie e informazioni vecchie, ma soprattutto: una opinione pubblica moribonda. Il fine è addormentare la nazione con intelligenza e abilità accompagnando la cittadinanza verso la condizione terminale, come fanno quei mascalzoni che gestiscono alcune  case di riposo per anziani, dove li rimpinzano di farmaci per farli schiattare quanto prima. 
Dalle bombe vere siamo passati alle bombe mediatiche.
E' la nuova strategia della tensione mutuata da Licio Gelli.
La "tensione" è stata sostituita dal "sospetto", l'arma mentale più micidiale che esista.
Il sospetto, come concetto emotivo, è l'anticamera della tragedia, una vera bomba a orologeria. E' simile alle bombe umane dei martiri della Jihad islamica. Una volta piazzato dentro la mente di un individuo, quella persona diventa (a sua insaputa) un terrorista ambulante, pronto a far saltare tutto in aria al momento buono.
Tornare a casa di sorpresa e trovare la propria compagna a letto con il proprio socio d'affari è un evento terribile, ma non  è detto che debba, per forza, essere tragico. Tant'è che viene usato molto spesso nelle barzellette, nelle commedie degli equivoci, nelle farse, e l'esito può addirittura essere esilarante, come accade in diversi film comici. Dipende da come si mettono le cose.  Comunque vada a finire, i partecipanti all'evento emotivo sono in presenza di una verità oggettiva e se la giocano alla pari sulla base della loro caratterialità, scelta, gusto, opinione. In teoria, quindi, sono liberi, anche se sofferenti. Ma ricevere in ufficio una telefonata da voce anonima che dice "guarda che il tuo socio in questo momento sta a letto con tua moglie" è l'annuncio di una tragedia imminente. Non c'è scampo. Da quel momento in poi il sospetto lievita come pane al forno, si insinua, s'incunea, e l'individuo entra in una dimensione mentale dove la conquista della "prova" diventa l'ossessivo refrain della propria esistenza. Il sospetto ha a che vedere sempre, e soltanto, con il concetto di potere: dimostra la propria impotenza perchè si ha la certificazione oggettiva (al di là del tradimento) di essere "vittima di una mancanza fondamentale di informazione". Si incorpora l'idea di non sapere.
E' la sindrome di Jago, l'arma letale dei servizi segreti, oggi.
Otello, è probabile, se avesse trovato lo squallido Jago alle prese con la gonnella di Desdemona in camera da letto, dopo averlo decapitato, avrebbe placato la sua furia e si sarebbe accordato con lei. Ma Shakespeare non voleva descrivere una situazione sentimentale. Voleva parlare di come funzionano le dinamiche e i meccanismi del potere nella mente dell'essere umano. Per questo, tutt'oggi, rimane il numero uno. Nessuno, meglio di lui, ce lo ha spiegato, da Giulio Cesare a Cleopatra, da Amleto a Romeo. Non a caso, tutte tragedie. E Otello è giustamente una tragedia. E' Jago che fa diventare pazzo Otello, senza di lui non sarebbe accaduto nulla.
La mente umana funziona così.
E adesso veniamo al punto. Applicando la sindrome di Jago, i servizi segreti, dal 26 febbraio 2013, a mio modo di vedere, hanno iniziato la saggia costruzione delle bombe mediatiche di massa, con l'esclusivo obiettivo di polverizzare il M5s, l'unica entità politica potenzialmente in grado  di distruggere l'intero sistema polverizzandolo senza sparare neppure un colpo, senza cortei, senza violenze, senza traumi. Dalla descrizione delle attività speculative in Costa Rica di Beppe Grillo alle interminabili discussioni sulla diaria, dai mega guadagni di Casaleggio grazie alla pubblicità sul blog agli accordi sottobanco tra eletti in parlamento e membri del PD. Che siano fatti veri o siano falsi, per i servizi è irrilevante. Loro non fanno informazione, non danno notizie: non è il loro compito.
Quando il sospetto alligna, la mente parte e costruisce castelli giganteschi costruiti con mattoni di fantasia fatti delle proprie proiezioni interiori.
E' quello che sta accadendo, in questi giorni, sulla decadenza di Berlusconi. 
La bomba del sospetto per costruire un castello di ambiguità tale per cui, comunque vada a finire la votazione in Senato, si sarà creata una situazione dove a vincere sarà solo e soltanto il sospetto che i senatori pentastellati abbiano votato a favore. Basta quello.
Se passa la sindrome di Jago, per il M5s sarà una ecatombe.
I senatori hanno chiesto a gran voce subito "elezioni palesi". Ingenui.
Il PD, inventore dell'ipocrisia italiana, ha fatto sapere "noi siamo d'accordo".
Subito dopo, il Presidente del Senato, Piero Grasso (PD), ha detto "il voto segreto corrisponde alla formalità istitutiva; mi dispiace ma la costituzione va rispettata; non ci posso fare niente, deve rimanere segreto, queste sono le leggi, io non le ho fatte ma le devo far applicare in quanto presidente del Senato: è il mio compito", in tal modo raccogliendo la richiesta di Renato Schifani (PDL) per mantenere il segreto. Ma il PD si è ben guardato di far pubblicare sui suoi giornali la notizia con il titolo "Grasso dà ragione a Schifani".
Come fare? Non sono un esperto in materia e quindi ignoro gli aspetti tecnici che riguardano l'assetto formale delle votazioni in Senato. Ciò che so per certo è che i senatori di M5s hanno il dovere di far brillare nel deserto delle menti italiani ottenebrate questa bomba mediatica, per evitare morti e feriti innocenti tra le proprie truppe. Devono investire tutta la propria intelligenza creativa per inventare un sistema che sia in grado di poter provare ai propri elettori e sostenitori come hanno votato, in maniera inoppugnabile. Basta che -magari per un caso- si verifichi un risultato per cui Berlusconi vince per un voto,  potete scommetterci a colpo sicuro "quel voto anonimo" diventerà il cavallo di battaglia del PD che prenderà due piccioni con una fava: avrà salvato Berlusconi e avrà la possibilità di sostenere che è stato salvato da un senatore del M5s perchè loro avevano votato contro.
Si apriranno polemiche a non finire e non serviranno a nulla gli infuocati blog di Grillo.
La bomba di Jago sarà ormai esplosa, ci penseranno i troll di professione a fare il resto.
Lo sanno che la decadenza è inevitabile, ma hanno bisogno di imbrigliare M5s nella sottile ragnatela costruita nelle ultime settimane.
Quarant’anni fa c’erano i servizi d'ordine per evitare le bombe (vere) dei servizi segreti (cosiddetti deviati).
Oggi servono esperti in bombe mediatiche ben schierati sul campo.
Quelle composte dalla ricetta della sindrome di Jago: sono molto più micidiali.

Dobbiamo trasformarci tutti nei nuovi artificieri della Repubblica Italiana.
Shakespeare docet.


Di lui ci si può fidare, era uno che conosceva molto bene la mentalità dei potenti.

 

 


 

Nessun commento:

Posta un commento