Situazione tesa nella capitale cambogiana Phnom Penh nel secondo dei tre giorni di protesta organizzati dall’opposizione al governo guidato da Hun Sen. Ieri, almeno 20.000 manifestanti avevano sfidato divieti e sbarramenti alle vie d’accesso al parco centrale che porta il nome del premier per ribadire il disconoscimento del risultato delle elezioni del 28 luglio, che ritengono falsate da brogli e irregolarità.
L’8 settembre la Commissione elettorale nazionale aveva confermato i 63 seggi in parlamento per il Ppc e 55 per i rivali. Questi ultimi però sono certi di avere ottenuto la maggioranza con 63 seggi contro 60 e hanno chiamato i parlamentari al boicottaggio dell’apertura della nuova assemblea il 23 settembre.
Contemporaneamente alla manifestazione principale a cui ha partecipato Sam Rainsy, leader del Partito per la salvezza nazionale della Cambogia e avversario storico del premier in carica quasi ininterrottamente da un trentennio a capo del suo Partito del popolo cambogiano, in diverse aree cittadine si sono registrati scontri tra polizia e oppositori. Le forze di sicurezza hanno usato fumogeni, gas lacrimogeni e cannoni ad acqua contro manifestanti che cercavano di smantellare le barriere di filo spinato sulle strade che danno accesso al Palazzo reale. Qui come altrove, i manifestanti hanno risposto alle cariche con lanci di pietre, in un crescendo di violenza durato fino a notte. Decine di feriti e un morto in serata hanno approfondito la crisi e accresciuto la rabbia dei manifestanti che si riconosce in un’alternativa al regime autocratico.
Oggi, nel tentativo di alleviare la tensione che rischia di sfociare in nuovi scontri di piazza, è previsto un incontro tra Hun Sen e Sam Rainsy all’Assemblea nazionale (parlamento) come chiesto da re Norodom Sihamoni.
[CO]
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