venerdì 13 settembre 2013

«La politica non aiuta le imprese»

MUSSOLENTE. Alcuni dei maggiori imprenditori del paese analizzano il caso dell'azienda decisa a trasferirsi in Carinzia
«Qui non ci sono le condizioni per essere competitivi. È un atto di accusa verso il sistema ma non fa bene alla nostra economia»

Zoom Foto

Lo stabilimento della Bifrangi a Mussolente

«Biasion ha ragione». Sul caso Bifrangi, gli industriali di Mussolente non possono fare a meno di ammettere che il collega, annunciando il trasferimento della sua azienda in Carinzia, ha colpito nel segno. Un mercato del lavoro rigido, troppe tasse e burocrazia: gli imprenditori misquilesi condividono appieno gli attacchi di Biasion, il quale denuncia che in Italia le condizioni per investire e rimanere competitivi sono pressoché assenti. Nonostante ciò, stando alle dichiarazioni degli imprenditori interpellati, all'orizzonte pare non esserci alcuna nuova previsione di trasferimento, almeno per quanto riguarda due tra le più grosse realtà aziendali del Comune: l'Api e la Cma. Una terza ditta, la Fiore Technologies, ammette invece che, probabilmente, sarà costretta a spostare parte della produzione all'estero, senza comunque diminuire l'organico della sede di Mussolente, che attualmente conta 32 dipendenti. Tra i titolari delle tre imprese, però, c'è anche chi spera che quella di Biasion sia stata soltanto una provocazione, un grido di rabbia per smuovere le acque stagnanti della politica. È il caso di Carlo Brunetti, amministratore delegato dell'Api, azienda che opera nel settore delle materie plastiche e dà lavoro a un centinaio di persone. «Conoscendo Biasion e la travagliata storia della sua azienda non sono rimasto sorpreso dalle sue affermazioni - spiega - Credo che le abbia fatte sostanzialmente per stimolare la politica a “remare” a favore delle imprese e non contro di esse. Dal punto di vista sociale, l'annuncio di Biasion lascia l'amaro in bocca, perché i trasferimenti di aziende non vanno sicuramente a favore della nostra economia. È innegabile, però, che in Italia manchino gli interlocutori politici adatti e che sia assente una cultura d'impresa a tutti i livelli». Agostino Saretta, presidente della Cma, azienda metalmeccanica con un centinaio di dipendenti, condivide in sostanza le affermazioni di Biasion. «È innegabile che in Carinzia ci siano diversi vantaggi - spiega - In primo luogo non c'è una burocrazia asfissiante come in Italia, inoltre il mercato del lavoro è molto più flessibile e le tasse sono decisamente inferiori. In Italia, stiamo pagando le mancate scelte della politica. Purtroppo, qui l'imprenditore non viene agevolato, per cui a volte è costretto a prendere delle decisioni drastiche, scelte che sono “dovute” e non “volute”. È un vero peccato che alcuni imprenditori, dopo tanti anni di lavoro durante i quali, assieme ai dipendenti, sono riusciti a far crescere il Paese, siano costretti a valutare delle alternative per continuare ad investire e produrre». Per Angelo Pellanda, amministratore delegato della Fiore, la scelta di Biasion è simbolica per un motivo ben preciso. «Biasion ha scelto di spostarsi all'interno dell'Ue e non come si faceva un tempo nei Paesi dell'Est Europa o in Cina - sottolinea - Questo ci dà l'idea di quanto sia difficile lavorare, in un mercato globale, con l'handicap di rispettare le leggi italiane, che sono fin troppo penalizzanti all'interno persino della stessa Ue».

Enrico Saretta

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