giovedì 19 settembre 2013

La Coppola e le ragazzine ladre di star

Il 26 settembre il film tratto da una storia vera FOTO


Sofia Coppola a RomaSofia Coppola a Roma

Bling ring
The Bling Ring, photocall a Cannes
Sofia Coppola
Emma Watson
Taissa Farmiga
Claire Julien
Katie Chan
The Bling Ring, photocall a Cannes
The Bling Ring, photocall a Cannes


di Alessandra Magliaro
Una storia vera, un caso estremo ''molto significativo degli eccessi cui ci sta portando la società dominata dai social media'', dice Sofia Coppola consapevole che le cattive ragazze di 'The bling ring' che adorano le scarpe di Paris Hilton e non si fanno scrupoli - salvo finire in galera - di intrufolarsi nelle case dei vip per sentirsi parte di quel mondo di luci artificiali, ''non siano rappresentative di una generazione ma solo delle sue derive''. Presentato al festival di Cannes, nella sezione Un certain regard, esce il 26 settembre in Italia da Lucky Red in 300 copie, con un cast di esordienti tranne l'ex Hermione Emma Watson, il film che porta alla luce un caso clamoroso diventato ancora più noto con un articolo di Vanity Fair del 2010 intitolato 'The suspects wore Louboutins', I sospetti indossavano Louboutin, scritto da Nancy Jo Sales. Una gang di 16enni per un anno aveva saccheggiato le ville delle celebrity Paris Hilton, Lindsay Lohan, Orlando Bloom, Kim Kardashian raccogliendo un bottino di oltre tre milioni di dollari in denaro ma soprattutto in oggetti che facevano sentire questi ''ragazzini come le loro star preferite''. Con il culto per i docu-reality che mostrano le vite delle celeb, con la mania di fotografarli, chattare su fb, seguire i gossip che alimentano un intero settore editoriale e televisivo, questi giovani sono diventati criminali.
''Il fenomeno, eccessi a parte, non mi sembra al tramonto, anzi la moda dei reality è in crescita'', racconta Sofia Coppola che è rimasta colpita dalla vicenda perché dopo essere vissuta per un periodo a Parigi rientrando in America ha avuto lo choc per l'impatto con la social media society. La storia vera è in un libro omonimo pubblicato da Sperling & Kupfer, il film ''non è un documentario e per questo utilizza nomi di fantasia'' per quei ragazzi bene con genitori completamente assenti o inconsapevoli. ''In ogni generazione, gli adulti sottolineano che i giovani non hanno i valori dei padri ma qui il tema viene aggiornato dall'ansia moderna di condividere tutto, anche vite che non ci appartengono'', risponde la Coppola. Con lo stile di un videoclip in Bling Ring bruciano le vite di questi ragazzi, il cui unico scopo sembra essere diventare popolari e quando ad una di loro riesce, uscita di prigione, di avere un sito tutto suo con tanto di webmaster, la Coppola spiega ''è un finale horror lo so ma è quel che accade e come la penso io non credo ci siano dubbi''. Questi ragazzi ''non li tratto come eroi mi metto solo dalla loro prospettiva, per questo non ho cercato contatto con le celebrity vittime tranne Paris Hilton''. Entrano con facilità in villoni che nascondono un tesoro di abiti e accessori, ''ad un pubblico europeo magari può fare impressione ma a Los Angeles è così, vivono in comprensori dove una volta entrati puoi mettere la chiave sotto lo zerbino come faceva la Hilton, è un classico atteggiamento cool californiano, a New York non capiterebbe'''. Per questo film, Sofia Coppola che è un'icona di stile (oltre che testimonial), ''ha ripensato il rapporto con la moda. Non sono mai stata ossessionata dalla possessione di oggetti ma ora lo sono ancora meno. Confesso che dopo tutte le settimane di riprese con quei tesori di oggetti, ho un po' la nausea''

(ANSA)

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