mercoledì 25 settembre 2013

Che bel libro, mettilo in un tweet

di Emilio Fabio Torsello
I poeti che si studiavano a fatica solo sui banchi di scuola, tornano a nuova vita su Facebook e Twitter. Le fondazioni letterarie si  promuovono in 140 caratteri. Fioriscono hashtag su scrittori e titoli di grandi romanzi. E l'editoria punta sui social. Che diventano così la nuova risorsa per chi scrive ma soprattutto per chi legge
Dante Alighieri, Dino Buzzati, Cesare Pavese, Gabriele d'Annunzio, Luigi Pirandello. Twitter è affollato di grandi scrittori che cinguettano in 140 caratteri. Citazioni, passi di libri, ma anche giudizi sulla realtà odierna con le parole d'un tempo. E se qualcuno si dovesse chiedere cosa direbbe Dante se oggi fosse qui, sarebbe sufficiente seguirlo su Twitter (dove @DanteSommoPoeta vanta oltre 19.300 followers). Sull'Imu, ad esempio, il vate fiorentino twitta: "la bufala dell'IMU cancellata\ realtà diviene con l'addizionale\ che da ciascun Comune è stata alzata".

A parte gli scherzi, proprio su Twitter nascono iniziative in 140 caratteri vòlte a far riscoprire la figura di poeti altrimenti dimenticati nei libri di scuola o si creano community attorno a giornali come Critica Letteraria (@CLetteraria, oltre 10mila followers) o Finzioni Magazine (@finzioni, oltre 22mila followers), che prende le mosse dall'omonima opera di Jorge Luis Borges. I social divengono così un'opportunità per creare luoghi di espressione letteraria e le sottolineature che un tempo di facevano a matita sulle pagine dei libri, adesso sono tweet di 140 caratteri condivisi, commentati e diffusi nella rete.

La Fondazione Cesare Pavese. 
Tra le esperienze più interessanti, le attività e i tweet promossi dall'account della Fondazione Cesare Pavese (@PaveseCesare) che proprio grazie a Twitter - e al sitoTwitteratura.it - è riuscita a creare una comunità letteraria attorno alla figura dello scrittore: "L'account della Fondazione Cesare Pavese - spiega il direttore Pierluigi Vaccaneo (@piervaccaneo) - è nato per divulgare il pensiero pavesiano e le sue opere, attraverso un social network che prediligesse le caratteristiche essenziali dello stile di Pavese: la sintesi, la rapidità, l'immediatezza e l'acutezza di linguaggio. Il mestiere di 
vivere, il diario di Pavese, caratterizzato, essenzialmente, da brevi motti, è vicinissimo alle metriche di comunicazione tipiche del social network. In questo senso, l'obiettivo principale è stato quello di avvicinare allo scrittore un nuovo target di utenti misurando le potenzialità del nuovo media (Twitter)". 

"Dopo i primi mesi - prosegue Vaccaneo - si è pensato di stimolare la comunità di Twitter con un "gioco" cui avrebbero potuto partecipare tutti gli utenti del social", ed è così che sono nati gli hastag #LunaFalo', #Leuco' , #Corsari, #Paesituoi, con cui sono stati riscritti, commentati e ridiffusi i contenuti delle maggiori opere di Pavese. Solo l'hastag #Leucò, ad esempio, ha visto 270 riscrittori, 800 utilizzatori dell'hashtag e 44.924 tweet (24.000 originali e 20.924 retweet). "Pavese - conclude Vaccaneo - è stato letto e riletto da persone che lo amavano già o addirittura non ne avevano mai sentito parlare. Uno dei tweet più interessanti prodotti in questi anni recitava: "Se fossi andata a un convegno sui Dialoghi con leucò di Cesare Pavese, non avrei mai letto I dialoghi con Leucò, ma soprattutto non lo avrei mai fatto per 5 volte consecutive in tre mesi".

Scrittori al tempo di Twitter. 
Ma i social - e Twitter in particolare - sono una risorsa anche per gli scrittori contemporanei che così possono interagire in modo immediato con i lettori, ricevendo opinioni e valutazioni fulminee ed efficaci, in 140 caratteri. Luca Ricci (@LuRicci74), autore del romanzo "Mabel dice sì" pubblicato di recente per i tipi Einaudi, spiega: "La comunità culturale su Twitter è molto coesa e attiva: i social sono anche un piccolo censimento di un certo mondo, nella fattispecie quello legato ai libri, un automatico Who's Who. Credo - prosegue - che il limite dei 140 caratteri sia un esercizio di scrittura fantastico. Soprattutto per quegli scrittori affetti da logorrea: magari grazie a Twitter impareranno a scrivere". Ma a cambiare è anche la dimensione stessa in cui vive lo scrittore: "non essendo un performer - spiega ancora Ricci - non aveva mai "sentito" i suoi lettori come oggi. Può essere bellissimo o tremendo, però è cosi: oggi chi ti legge lo senti vicino, in certi casi addosso".

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