Confindustria: -539mila posti, rischio altri tagli
Confindustria, la crisi brucia 539.000 posti di lavoro e non è finita ''ma carte da giocare''
Industria manifatturiera
Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi
Industria tessile
ROMA - Nel manifatturiero il numero di occupati è sceso di circa il 10%", e "le imprese italiane saranno probabilmente costrette a tagliare ulteriori posti di lavoro nei prossimi mesi": così il Centro studi Confindustria: la caduta "ha già raggiunto le 539mila persone 2007-2012", e "rischia di superare" le -724mila del periodo 1980-1985.
"L'Italia - per lo studio - rimane la settima potenza industriale ma la sua base produttiva è messa a rischio dalla profondità e dalla durata del calo della domanda. La crisi ha già causato la distruzione del 15% del potenziale manifatturiero italiano. L'industria manifatturiera italiana - prosegue - é messa in pericolo dalla durata e dalla profondità della crisi. Ma l'Italia ha ottime carte da giocare": la lezione dei "migliori Paesi avanzati e emergenti" è "più manifatturiero uguale più crescita", sottolineano gli economisti di viale dell'Astronomia.
Nel manifatturiero, ed escluse le ditte individuali, è di -32mila (-8,3%) il saldo tra nuove imprese e aziende che hanno cessato l'attività. Emerge dal rapporto sugli scenari industriali del Centro studi di Confindustria. Nel quadriennio 2009-2012 sono 55mila le imprese cessate. Per lo studio, il credit crunch, che ha colpito in particolare l'industria, minaccia la sopravvivenza di un numero sempre più vasto di imprese. Nel marzo 2013 lo stock di prestiti era inferiore del 5,5% rispetto al settembre 2011, e corrispondente a una perdita di 50 miliardi di euro".
Per Il leader di Confindustria, Giorgio Squinzi, "cresce chi è determinato a crescere, e chi si inserisce nei mercati globali e fa dell'industria la colonna portante del suo sistema economico: è la lezione che dobbiamo imparare. L' Italia ha bisogno assoluto di crescere, di puntare sul manifatturiero che può dare slancio e forza alla nostra economia".
Confindustria rilancia in cinque punti le proposte degli industriali al governo per il rilancio economico del Paese. Il vicepresidente per il centro studi, Fulvio Conti, sintetizza così le misure che "un governo responsabile dovrebbe tradurre tempestivamente in linee d'azione", garantisce che è "una missione per la quale il nuovo governo può contare sul sostegno" degli industriali ", e che richiede scelte coraggiose e una strategia di rilancio della crescita attraverso una solida politica industriale". Cinque punti che fanno riferimento al "progetto per l'Italia già presentato da Confindustria". A partire, dice Conti, dalla "madre di tutte le riforme" sul fronte di semplificazioni e sburocratizzazione; Poi tagliare i costi per le imprese, sul costo del lavoro e con "un fisco più leggero": per gli oneri sociali Confindustria chiede un taglio di 11 punti; Quindi "ridare liquidità all'economia, pagando i debiti della P.a e sostenendo l'accesso al credito delle pmi; quarto punto correggere la riforma del mercato del lavoro per renderlo "meno vischioso e inefficiente", anche con "un patto generazionale", "incentivazione all'esodo", e sgravi fiscali per giovani, donne e Sud; Quinto punto, "detassare gli investimenti in ricerca e innovazione e favorire gli investimenti pubblico-privati in infrastrutture materiali e non", anche ricorrendo allo strumento del credito d'imposta".
(ANSA)
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