venerdì 19 dicembre 2025

Lo stronzo ufficiale del 2025

 


È il 20 gennaio 2025.


Donald Trump ha appena giurato come 47esimo Presidente degli Stati Uniti d’America

Per la seconda volta negli ultimi otto anni. A quattro anni dall’assalto del Congresso, da cui sembrano passati secoli.


Ricapitolando.


Il popolo americano ha scelto (per il mondo intero):


Un tale che è stato condannato per 34 diversi capi di imputazione. Ma non farà un giorno di galera.


L’evasore fiscale.


Colui che disseminerà di dazi l’Europa e l’Italia.


Il mandante morale dell’assedio di Capitol Hill.


Il più grande e impunito propalatore di fake news della storia dell’umanità e sostenitore di ogni teoria pseudo e anti-scientifica.


Il Presidente che ha eretto un muro tra Messico e Usa, cancellato ogni diritto umano, sventrato intere famiglie e teorizzato deportazioni di massa di migranti. 


Uno che ha intenzione di prendersi Canale di Panama, Groenlandia e pure il Canada, con la forza se necessario.


Uno che rinominerà il Golfo del Messico “Golfo d’America”.


Il maschio che vorrebbe cancellare il diritto all’aborto e ogni forma di sostegno sanitario pubblico per chi non può permettersi le cure. 


L’uomo che vorrebbe la liberalizzazione totale delle armi in America e si augura che qualcuno spar* ai giornalisti.


L’autodichiarato “Presidente degli Stati Uniti più filo-israeliano della storia”, quello stabilito il diritto all’occupazione da parte dei coloni israeliani ed è l’unico Presidente ad avere una colonia interamente intitolata a lui. 


Il negazionista del clima


Il populista


L’omofobo


Il razzista nei confronti di musulmani, afroamericani, cinesi e chiunque non sia uomo, bianco ed etero.


Molte di queste cose le ha già fatte quando ne ha avuto l’occasione. E non aveva ancora a fianco l’uomo più ricco, potente e pericoloso del pianeta. Persino più di lui.


Ci aspettano i quattro anni più pericolosi, discriminatori ed economicamente disastrosi che il mondo abbia visto.


E lo hanno votato per quello. Esattamente per quello.


Quanto avevamo stramaledettamente ragione.

Lorenzo Tosa 

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