“In Campania non passa settimana senza
che si registrino episodi di palese malasanità come quello che ha
portato alla morte del 68enne", dice il consigliere regionale Nappi
Un'ambulanza
Napoli, 31 luglio 2021 – Spunta un nuovo caso di presunta
malasanità a Napoli, la Lega denuncia un decesso in ambulanza perché “la
bombola dell'ossigeno era esaurita”. Troppi i casi registrati in città,
il Carroccio chiede subito una “commissione di inchiesta sul servizio del 118”.
"Fare chiarezza immediata sul decesso di Aniello Vicedomini, avvenuto a bordo di un mezzo di soccorso, perché la bombola dell'ossigeno era esaurita”, chiede Severino Nappi, consigliere regionale e coordinatore cittadino della Lega a Napoli.
“In Campania non passa settimana senza che si registrino episodi di palese malasanità come quello che ha portato alla morte del 68enne.
Non intendiamo, certo, colpevolizzare una intera categoria che si
distingue per sacrifici, abnegazione e impegno, ma non possiamo più
permettere che la vita delle persone sia affidata a operatori
incompetenti. Chiediamo una commissione di inchiesta sul servizio del 118 e sulle modalità che portano all'affidamento degli appalti", conclude il consigliere del Carroccio.
E’ morto il Cardinale Albert Vanhoye, gesuita, Rettore emerito del
Pontificio Istituto Biblico e già Segretario della Pontificia
Commissione Biblica. Era nato il 24 luglio 1923 ad Hazebrouck, nel Nord
della Francia: ad oggi era il porporato più anziano del Collegio
Cardinalizio. Entrato nella Compagnia di Gesù nel 1941, è stato ordinato
sacerdote nel 1954. Ha studiato presso la Sorbona e successivamente si è
specializzato in filosofia scolastica, teologia e Sacra Scrittura
presso il Pontificio Istituto Biblico. Il 24 marzo 2006, ad 83 anni, è
stato creato cardinale da Papa Benedetto XVI per "i servizi che ha reso
alla Chiesa con fedeltà esemplare e zelo ammirabile".
Fu tra i primi artefici del successo del design made in Italy. È
morto ieri l’architetto Sergio Asti, nato a Milano il 25 maggio di 95
anni fa: a dare l’annuncio della sua scomparsa sono stati i responsabili
dell’Associazione per il disegno industriale, di cui Asti era stato
fondatore e socio onorario. Laurea al Politecnico, si accorse prima di
altri dell’importanza del disegno industriale. Asti ha progettato nel
corso della carriera oggetti caratterizzati dalla sapiente scelta dei
materiali: basti citare la lampada da tavolo in vetro soffiato Daruma, i
vasi Mapan e Marco (che gli valse il Compasso d’Oro nel 1962), le
maniglie Tizianella e le posate Boca, ideate con Inao Miura.
Molte delle sue opere sono state ammirate in spazi espositivi
prestigiosi come il London Design Museum, il MoMa di New York e il
Philadelphia Museum. Inoltre, Asti ha ricevuto una medaglia d’oro e una
d’argento alla XI Triennale.
Fu tra i primi artefici del successo del design made in Italy. È morto
ieri l’architetto Sergio Asti, nato a Milano il 25 maggio di 95 anni fa:
a dare l’annuncio della sua scomparsa sono stati i responsabili
dell’Associazione per il disegno industriale, di cui Asti era stato
fondatore e socio onorario. Laurea al Politecnico, si accorse prima di
altri dell’importanza del disegno industriale. Asti ha progettato nel
corso della carriera oggetti caratterizzati dalla sapiente scelta dei
materiali: basti citare la lampada da tavolo in vetro soffiato Daruma, i
vasi Mapan e Marco (che gli valse il Compasso d’Oro nel 1962), le
maniglie Tizianella e le posate Boca, ideate con Inao Miura.
Una vita dedicata alla teoria sociale dell'apprendimento
Psicologia mondiale è in lutto per la perdita di uno dei suoi maggiori esponenti
Davide Di Giovanni
Psicologo
Si è spento a 95 anni, uno degli studiosi più influenti nel panorama della Psicologia, Albert Bandura. Ha elaborato molte teorie, da quella dell'apprendimento sociale, alla teoria sociale cognitiva e ha introdotto concetti che, tutt'oggi, sono motivo di dibattito.
Uno di questi è l'autoefficacia percepita considerata come la consapevolezza di essere in grado di gestire eventi e situazioni.
Secondo la teoria di Bandura, la percezione che abbiamo di noi stessi e
delle nostre capacità, deriva da convinzioni e credenze che ci
permettono di stabilire mete e obiettivi. Pertanto, le
aspettative proprie e altrui in merito alle prestazioni, esercitano
un'influenza non solo sui comportamenti ma anche sulla valutazione degli
obiettivi raggiunti. Molte delle tecniche cognitive e comportamentali che utilizziamo coi nostri pazienti, derivano proprio dagli studi di Bandura.
Spesso infatti, ciò che impedisce di raggiungere un obiettivo, non sono
le difficoltà oggettive e gli ostacoli effettivamente presenti, ma la
convinzione di non essere in grado di affrontare una determinata
situazione o non avere le qualità necessarie per fronteggiare certi
eventi.
Le aspettative di autoefficacia possono derivare da vari fattori: le esperienze positive passate, che ci consentono di riportare alla memoria fatti e situazioni che abbiamo affrontato abilmente; i modelli,
in quanto osservare persone a noi simili che attraverso l'impegno hanno
raggiunto i propri scopi, aumenta la convinzione di avere le medesime
capacità; la persuasione verbale, che consolida la convinzione di possedere ciò che serve per riuscire nel proprio intento; infine, gli stati fisiologici innescati dall'ansia e dallo stress
che, se male interpretati, possono essere considerati come la prova
della nostra scarsa efficacia. Per esempio, se una persona ritiene che
il risultato della propria performance (un esame universitario, un
colloquio di lavoro ecc…) vari in base a un elemento controllabile come
l'impegno, avrà una maggiore aspettativa di avere successo rispetto a
chi, invece, è convinto che il raggiungimento dello scopo dipenda da
cause esterne come la fortuna.
Ecco che allora, smantellare i pregiudizi su noi stessi e
incrementare le nostre potenzialità e abilità, è il primo passo per
innescare un cambiamento profondo e duraturo.
SE N'È ANDATA LA BARBA BIONDA PIÙ FAMOSA DEL ROCK
- È MORTO A 72 ANNI DUSTY HILL, IL BASSISTA DEL GRUPPO ZZ TOP: FACEVA
PARTE DELLA BAND DAGLI ANNI 70 - IL SUO VISO BARBUTO ERA DIVENTATO COSÌ
ICONICO CHE LA GILLETTE FECE A TUTTO IL GRUPPO UN'OFFERTA INDECENTE, CIOÈ UN MILIONE DI DOLLARI PER RADERSI IN UNA RÉCLAME:
PROPOSTA CESTINATA - LA BAND, ACCOLTA NELLA ROCK AND ROLL HALL OF FAME,
HA VENDUTO 50 MILIONI DI DISCHI VINCENDO ANCHE TRE MTV VIDEO MUSIC
AWARDS - VIDEO
Dusty
Hill è morto: il bassista del gruppo blues-rock ZZ Top aveva 72 anni.
Lo ha annunciato la stessa band. «Ci mancherà e mancherà ai nostri fan»,
si legge sul sito del gruppo. Popolare per la sua lunga barba bionda e
per i suoi occhiali da sole, Hill faceva parte della band dagli anni 70.
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«Ci
rattrista apprendere che il nostro amico Dusty Hill è morto nel sonno
nella sua casa di Houston, Texas», hanno scritto gli altri due membri
del gruppo Billy Gibson e Frank Beard.
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Di
lui restano brani immortali come Tush. La sua lunga barba, così quella
Billy Gibbons, era diventata così famosa che Gibbons ha ricordato la
favolosa offerta che la Gillette avanzò alla banda: un milione di
dollari per radersi in una réclame. Offerta cestinata.
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La band, accolta nella Rock and Roll Hall of Fame, ha venduto 50 milioni di dischi vincendo anche tre MTV Video Music Awards.
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Martedì
è morto a 77 anni Jean-François Stévenin, prolifico attore e regista
della Nouvelle Vague, il movimento cinematografico nato in Francia tra
gli anni Cinquanta e Sessanta. Stévenin lavorò molto con François
Truffaut, in film come Gli anni in tasca (1975), in cui era tra i protagonisti, oltre a Effetto notte (1973) e Il ragazzo selvaggio (1970). Ebbe ruoli secondari in decine di film, tra gli altri anche in Passion (1981) di Jean-Luc Godard e Fuga per la vittoria (1981) di John Houston.
Diresse anche tre film che Le Mondeha definito «di culto»: Passe-montagne (1978), Double messieurs (1986) e Mischka (2002). L’ultimo film che aveva interpretato, Illusions Perdues,
è tratto dall’omonimo romanzo di Honoré de Balzac, è stato diretto da
Xavier Giannoli e verrà presentato alla Mostra del Cinema di Venezia il
prossimo settembre. Nel 2018 vinse il prestigioso premio cinematografico
Jean-Vigo d’onore.
Grave lutto nella musica latina: morto Johnny Ventura, star del merengue, aveva 81 anni e ha reso grande un genere musicale.
(screenshot video)
È morto il famoso musicista dominicano di merengue Johnny Ventura.
Secondo i media dominicani, il musicista di 81 anni è morto nella
giornata di ieri dopo un improvviso attacco di cuore nel suo paese
d’origine. La notizia è stata poi confermata dal figlio di Ventura sui
social. Il suo vero nome era Juan de Dios Ventura Soriano, ed è
diventato famoso come El Caballo Mayor.
Il suo soprannome derivava dal fatto che sia la sua voce roca che lo
stile afro-caraibica molto ballabile della sua musica scelta sono
diventati popolari in tutta l’America Latina. A partire dagli anni ’60,
Ventura ha pubblicato una serie di successi che sono diventati dei
classici (“Patacon Pisao”, “Pitaste”, “Merenguero Hasta La Tumbadora”).
Sono brani che hanno anche trasformato il merengue da musica folk a
internazionale.
Chi era Johnny Ventura, il re della musica merengue
Johnny Ventura ha ulteriormente modernizzato la musica aggiungendo
complessi arrangiamenti di fiati e persino elementi di rock and roll,
che sono diventati una tela utile per l’elaborata coreografia teatrale e
gli arrangiamenti musicali di Ventura. Poco prima della sua morte,
Ventura aveva pubblicato un post sui social network su quanto non
vedesse l’ora di esibirsi davanti ai suoi fan dopo il lungo blocco della
pandemia.
La carriera di Ventura coincise con un rinnovato interesse per la
musica afro-caraibica, grazie in gran parte all’etichetta discografica
Fania Records con sede a New York. Questa etichetta ravvivò l’interesse
per la musica proveniente da Cuba, Porto Rico e Repubblica Dominicana
alla fine degli anni ’60 e per tutto il anni ’70. Il merenguero ha
guadagnato il rispetto e l’ammirazione delle star della salsa come Celia
Cruz, che ha registrato diverse canzoni con lo stile hip-swinging.
Grande il cordoglio per la sua scomparsa in tutto il panorama musicale
latino americano.
Il
club olandese ha reso nota la tragica notizia attraverso i suoi canali
social. Il suo idolo era Robert Lewandowski, che lo aveva ispirato nel
passare dalla difesa all'attacco
Stefano Carnevale Schianca
Milano
Lutto
nel mondo del calcio. Nella giornata di oggi l'Ajax ha reso nota la
prematura scomparsa di Noah Gesser. La giovane promessa olandese, 16
anni, ha perso la vita insieme al fratello dopo uno scontro frontale con
un taxi avvenuta la scorsa notte. Per il talento dell’academy non c'è
stato nulla da fare, mentre il conducente del taxi è uscito senza danni
rilevanti dalla collisione, avvenuta nei pressi di Utrecht, sulla United
Nations Road.
GRAZIE A LEWANDOWSKI
—
Acquistato
dall'Ajax tre anni fa dall'Alphense B. Jgd, nel 2018, Noah Gesser, come
molti giovani insieme a lui, era passato dalla difesa all'attacco
grazie all’esempio di Robert Lewandowski. Il bomber polacco, come più
volte sottolineato dal giovane, è sempre stato il suo idolo calcistico e
un punto di riferimento imprescindibile nella suo percorso nelle
giovanili. Tanto da volerlo emulare fin dalla gavetta fra i giovani:
l'anno scorso, in soli sei partite, aveva realizzato 13 gol, attirando
su di sé l'attenzione dei talent scout di tutta Olanda.
Con un comunicato sui propri canali social la società olandese ha
comunicato la tragica notizia: "L'Ajax è profondamente rattristato
dalla tragica scomparsa del giocatore delle giovanili, Noah Gesser. I
nostri pensieri sono con la sua famiglia, i suoi amici e i suoi cari".
In occasione dell'amichevole contro il Lipsia (match terminato con un
pareggio per 1-1) il club olandese è sceso in campo col lutto al
braccio, osservando prima del fischio d'inizio un minuto di silenzio in
memoria della scomparsa di Gesser. Per l'occasione, inoltre, le bandiere
del centro sportivo dove si è tenuto l'incontro, il 'Toekomst Sport
Complex', sono state issate a mezz'asta, in segno di lutto.
31 luglio 2021 (modifica il 31 luglio 2021 | 21:44)
Dopo una lunga malattia è morto Alessandro Cordelli, ex attaccante del Cerveteri negli anni della serie C
Cerveteri piange un mito del calcio verdazzurro: è morto l’ex attaccante Alessandro Cordelli –
Dopo una lunga malattia è morto Alessandro Cordelli, ex attaccante del Cerveteri negli anni della serie C.
Il bomber verdeazzurro, tanto amato, quanto innamorato dei colori
verdeazzurri, si è spento dopo aver combattuto una malattia rara che
aveva avuto il sopravvento, colpendone gli organi vitali.
Cinquantacinque anni, di lui si ricordano le meravigliose stagione
del Cerveteri, dal 1990 al 92 a Cerveteri, due stagioni in cui fu eletto
il miglior attaccante della storia del calcio verdeazzurro.
Di Cordelli, i tifosi, ricordano il goal vittoria nel derby con il
Ladispoli nel 1991, e poi tanti importanti come quello in casa contro
il Viareggio che valse il primato in classifica.
Per Cerveteri è una giornata triste, perde un beniamino che aveva giurato fedeltà e amore verso i suoi tifosi.
A pochi
giorni dall'estremo gesto di Williams Martinez, vittima della
depressione, un altro calciatore si è tolto la vita. A febbraio il
suicidio dell'ex bomber Santiago Garcia
Adriano Seu
Milano
Ancora un suicidio nel calcio uruguaiano. A una settimana dallo choc
per il fatale gesto del 38enne Williams Martinez, difensore del Villa
Teresa, sulle rive del Rio La Plata si piange la scomparsa di un altro
calciatore, il 27enne terzino Emiliano Cabrera, toltosi la vita nella
notte tra giovedì e venerdì. È il terzo caso di suicidio registrato nel
calcio charrùa negli ultimi sei mesi, da quando l'ex attaccante Santiago
Garcia pose bruscamente fine a una lunga lotta contro la depressione
con due colpi d'arma da fuoco.
SITUAZIONE PREOCCUPANTE
—
Nel
caso di Cabrera, terzino cresciuto nel Boston River con una carriera
spesa prevalentemente nelle serie minori tra Uruguay e Spagna, restano
ancora sconosciuti i motivi dell'estremo gesto. Ma, anche stavolta, la
stampa locale parla di una "complessa e problematica situazione
famigliare che - spiega Ovacion - avrebbe spinto il giocatore in un
profondo stato depressivo". Al proposito, il sindacato calciatori già
espressosi dieci giorni fa dopo il suicidio di Martinez ha ribadito
"l'allarme per un triste fenomeno sempre più frequente negli ultimi
tempi".
Stava effettuando dei lavori di manutenzione al suo camion, quando è stato schiacciato dal suo mezzo. È morto così, praticamente sul colpo, Davide Deboli, un autotrasportatore di 47 anni. La tragedia è avvenuta all'alba di oggi, nella filiale della Zobbi Autotrasporti di Nogarole Rocca (Verona).
Davide Deboli, residente a Sant'Ambrogio di
Valpolicella, è rimasto schiacciato tra una ruota e il telaio del suo
camion mentre stava eseguendo una manutenzione. Inutili i soccorsi
allertati dall'azienda e dai colleghi poco dopo le 6.30 di questa
mattina. La dinamica dell'incidente è al vaglio dei Carabinieri e dei
tecnici dello Spisal dell'Ulss 9 Scaligera.
LA “SVOLTA GREEN” CI COSTERÀ MOLTO CARA –
IL GREEN DEAL EUROPEO STABILISCE CHE ENTRO IL 2035 LE AUTO A MOTORE
ENDOTERMICO VERRANNO MESSE FUORI MERCATO, MA SENZA LE TASSE SULLA
BENZINA LO STATO FARÀ UN BUCO DI CIRCA 37 MILIARDI - L'INCASSO DELLE
ACCISE SUI CARBURANTI FINANZIA L'INTERO SISTEMA SANITARIO NAZIONALE E
PER COMPENSARE, LE IMPOSTE FINIRANNO ALTROVE – E POI C’È LA QUESTIONE
COLONNINE: PER RAGGIUNGERE GLI OBBIETTIVI POSTI DALL’UE...
Con
l'auto elettrica lo Stato rischia di restare al verde. Chi è in
«emissione per conto del pianeta» e vuole mandarci a piedi non se ne
cura, ma è uno degli interrogativi più pesanti e oscuri. Può lo Stato
rinunciare agli incassi sui carburanti? E una volta che nessuno più
comprasse benzina e gasolio dove va a prenderli i soldi? In Italia il
fisco incassa circa un euro per ogni litro di carburante acquistato alla
pompa. Il Green deal concepito a Bruxelles già stabilisce che il
prelievo minimo fiscale passa per la benzina da 0,359 a 0,385 euro e da
0,35 a 0,419 euro per il gasolio. Sono altri 5 centesimi in più al
litro.
general motors auto elettrica
Ma
tutto questo dura fino al 2030 quando poi le auto a motore endotermico
saranno una specie in via di estinzione perché nel 2035 verranno messe
fuori mercato. È inquietante pensare quanto costerà circolare dopo
quelle date per chi non si sarà potuto comprare quattro ruote a
batteria. È bastato un anno di pandemia per far perdere all'erario circa
8 miliardi tra Iva e accise.
Se
nessuno facesse più il pieno il buco sarebbe attorno ai 37 miliardi.
Andando più nello specifico si scopre che dai prodotti petroliferi lo
Stato incassa, oltre a quelle sui carburanti che sono il 75% della voce
accise, un altro 10% delle accise sul gas naturale e un ulteriore 8%
sull'energia elettrica prodotta con combustibili fossili. Il 99,3% degli
incassi da accise dello Stato è assicurato dal petrolio: sono 33,7
miliardi a cui va aggiunta l'Iva.
aumenti carburanti 6
Giusto
per saperlo in tempo di virus cinese: l'incasso delle accise sui
carburanti finanzia l'intero sistema sanitario nazionale. Sempre dalla
pompa lo Stato incassa le tasse su reddito dei gestori dei distributori e
sui profitti delle imprese petrolifere e di distribuzione. Se facciamo
50 euro di gasolio si ripartiscono così: il 58% e cioè 29 euro vanno
allo Stato che si prende 27 euro di accise e Iva e 2 euro di gettito
fiscale sulle attività, 40 % cioè 20 euro lordi alla compagnia
petrolifera, 2% cioè 1 euro lordo al gestore dell'impianto. Stando così
le cose l'evasione sui carburanti in Italia si aggira attorno ai 3
miliardi all'anno attraverso soprattutto le cosiddette «pompe bianche»,
cioè gli impianti di rifornimento no logo.
aumenti carburanti 4
Ma
il capitolo dello sconvolgimento fiscale non è finito. Dal prossimo
anno tutti i carburanti saranno tassati: non ci saranno più esenzioni
per il cherosene degli aerei, per il greggio delle navi, per il gasolio
agricolo e dei motoscafi. Siccome delle loro emissioni nulla si sa è
possibile che questi mezzi anche dopo il 2030 continueranno a viaggiare.
A
finanziare lo Stato ci penseranno probabilmente in parte loro anche se
giganti come Lufthansa hanno già detto che non intendono pagare perché
l'Ue consentirà a vettori di altri continenti di viaggiare generando di
fatto un dumping contro le compagnie continentali. A Bruxelles hanno
fatto sapere che per navi e aerei gli Ets (sono i certificati che
consentono di inquinare pagando una tassa) saliranno a 50 euro a
tonnellata di CO2 emessa.
IL PIANO UE PER DIMEZZARE LE EMISSIONI
Un
volo Roma-New York e ritorno emette una tonnellata di gas a passeggero.
La transizione verde per lo Stato non è un pasto gratis, ma il conto lo
pagherà sempre il cittadino. Tornando alle automobili c'è da
considerare il capitolo Iva sull'acquisto delle auto. Nel 2020 solo per
l'effetto pandemia il settore auto ha fatturato circa 10 miliardi in
meno per minori vendite: lo Stato ci ha rimesso 2 miliardi di Iva e
circa 300 milioni di tasse d'immatricolazione, senza contare il minor
gettito sui redditi.
emissioni co2
C'è
poi il capitolo tasse di circolazione. Come incentivo all'acquisto di
auto elettriche (in Italia siamo fermi al 7,9% del mercato di cui solo
il 36% è di elettriche pure) 18 Regioni su 20 non fanno pagare il bollo
per cinque anni. E c'è anche da capire se possa resistere il bollo auto
applicato alle quattro ruote a carburante fossile avendo decretato per
legge che sono un bene non più commerciabile.
E
qui si apre un'altra falla. Sono 6,6 miliardi all'anno che mancheranno
alle Regioni. L'incasso complessivo che lo Stato fa ogni anno dal
settore auto e affini è di circa 73 miliardi all'anno. È probabile che
dagli oli lubrificanti fino ai meccanici nell'era del tutto elettrico
tre quarti di quel gettito sparirà: sono 55 miliardi di entrate. Dopo il
lucro cessante c'è la spesa emergente. La Commissione europea impone
che si istallino stazioni di ricarica ogni 60 chilometri.
RICARICHE PER LE AUTO ELETTRICHE
La
Corte dei conti europea ha già detto che per cogliere gli obbiettivi
posti da Ursula von der Leyen bisognerebbe installare 3.000 colonnine al
giorno considerando (è uno studio dell'Acea) che a oggi il 70% degli
impianti di ricarica è concentrato in soli tre Paesi. La spesa? Una
colonnina domestica che ricarica l'auto in una giornata costa 9.000 euro
più Iva, una pubblica non meno di 40.000. Chi paga? Ah saperlo!
"SEI VECCHIA E MI DEVI MANTENERE" -
A ROMA UN 27ENNE GHANESE PICCHIA LA MOGLIE, UNA 54ENNE ROMANA, CON LA
PRETESA DI FARE LA BELLA VITA: "PERCHÉ PENSI CHE TI ABBIA SPOSATO. SEI
PIÙ ANZIANA DI MIA MADRE" - DOPO IL MATRIMONIO, CELEBRATO TRE ANNI FA,
IL RAGAZZO E' DIVENTATO UN AGUZZINO: LE IMPONEVA DI PARLARLE DA INGINOCCHIATA,
LA OBBLIGAVA A FARE SESSO E PER RICATTARLA SI ERA APPROPRIATO DELLE
PASSWORD USATE DA LEI PER IL LAVORO, FINO A FARLA LICENZIARE - QUANDO
LEI HA MINACCIATO IL SUICIDIO, LUI...
Pensava
che anche per lui fosse amore invece era solo interesse. Una 54enne
romana innamorata di un cittadino ghanese più giovane di 25 anni ha
scoperto l'inganno solo dopo il matrimonio. Dal giorno delle nozze,
celebrate tre anni fa, lo sposo ha messo da parte le attenzioni e ha
iniziato coi pestaggi e le mortificazioni: «Sei vecchia, mi devi
mantenere. Perché pensi che ti abbia sposato. Sei più anziana di mia
madre». Nell'ultima aggressione sul pianerottolo di casa, a Tor Vergata,
qualche settimana, fa la donna ha riportato la frattura di due costole.
violenza domestica 5
Per
il marito manesco, Omar P., 27 anni, ora è scattato l'arresto. Nella
misura cautelare, richiesta dal pm Eleonora Fini, ed eseguita l'altra
sera dai carabinieri, si contestano i reati di maltrattamenti in
famiglia, le lesioni aggravate, violenza sessuale e l'accesso abusivo a
un sistema informatico. Non solo botte, l'imposizione di parlarle da
inginocchiata, e intimità estorte, per ricattare meglio la consorte,
impiegata in un call center, si era appropriato delle password usate da
lei per accedere al sistema informatico aziendale fino a farla
licenziare per le sue continue intrusioni. Il giovane pretendeva una
paga per il suo ruolo da marito, costringendo se necessario anche la
suocera a sborsare soldi.
violenza domestica 4
Umiliava
lei e il figlio senza motivo. La donna si è decisa a denunciare solo
quando era stata lasciata agonizzante sul pianerottolo. In ospedale le
fratture sono state ritenute guaribili non prima di un mese. Lei ha
raccontato le sevizie: «Mi costringeva a mantenerlo, a dargli una
paghetta giornaliera», ha ricordato la donna. «In un momento di
disperazione ho tentato di tagliarmi le vene, non mi ha soccorso». «Vuoi
ucciderti? Mi prendo l'eredità», le rispose l'uomo.
Ripropongo la risposta di un'amica al giornalista...
Gentile Claudio Messora, non puoi nemmeno immaginare la desolazione provata da tantissime persone nell’ascoltare l’intervista al signor Maurizio Sarlo (sempre spacciatosi per “dottore”, ma questa è solo una delle sue menzogne). È vero che il giornalismo libero dà spazio a tutti; ma c’è una bella differenza tra fare giornalismo e fare propaganda ad un’associazione che ha rovinato centinaia di persone e di famiglie.
Ascoltare l’intervista è stato come fare un replay di due, tre, cinque anni: la stessa identica pappardella, le stesse identiche parole, lo stesso tono cantilenante con il quale questo signore ha circuito, impoverito, deriso. Facile ottenere il consenso parlando di cose evidenti: l’app immuni, il vaccino assurdo, il governo inadempiente, la moneta e bla bla bla. Ignobile usare questi temi per portare per l’ennesima volta acqua al proprio mulino, stavolta addirittura con il sostegno di Byoblu!
La prossima volta che intervisti costui, prova a chiedergli com’è andata la faccenda della vice presidente Coemm Grazia Canuto, detta “la Dama di mezzo” in una vicenda che la vedeva accettare mazzette dalla Camorra per un bel traffico di rifiuti. Per capirci, quella che diceva «Se i soldi sono sporchi di sangue non è un problema: facciamo la lavatrice!». C’è pure il video, se vuoi vederlo. Chiedigli in quale carcere si trova il finto dr. Claudio Ferraresi, spacciato sui palcoscenici Coemm come portavoce dei Salesiani, colui che garantiva un milione di voti al novello partito PVU grazie all’appoggio della Fondazione San Giovanni Bosco (che naturalmente ha smentito tutto). Chiedigli in quale solaio è finito il combustore, fantasmagorico bruciatore di rifiuti casalingo ad emissioni zero presentato dal finto ingegner Petrecca, in realtà un ladro d’auto reduce dalle patrie galere. Chiedigli dove aveva comprato il suo ruolo di Console ONU il signor Bacchin, l’altro vice presidente Coemm. Chiedigli qual è la banca che ha già deliberato da tre anni di sovvenzionare il Coemm con 300 miliardi di euro, che verranno regalati agli adepti senza alcuna condizione. Chiedigli dov’è finito il falso banchiere Ricciardelli, che insieme a Sarlo raccontava di banche cinesi che finanziavano il progetto. Chiedigli delle condanne per truffa, per traffico internazionale di stupefacenti, per riciclaggio di denaro sporco, per spaccio di cocaina eccetera eccetera, comminate ai suoi collaboratori più stretti, scelti tutti con la candelina. Chiedigli come mai un edificio abbandonato è stato indicato per anni come sede ufficiale del Coemm. Chiedigli come mai non si produce più il fantastico Notoxx, integratore acquistato a 10 euro la boccetta e venduto dallo stesso Sarlo a 83 euro, spacciandolo per prodotto approvato dal Ministero della Sanità che teneva lontano l’Alzheimer e tante altri mali. Chiedigli come ha fatto a rilevare quella Ditta di mode fiorentina, rovinando l’ormai ex proprietaria. Chiedigli dove sono andate a finire le offerte raccolte per il dr. Montanari durante il convegno di Grado. Chiedigli come mai anche Scardovelli ha preso subito le distanze da lui, dopo esersi avvicinato per breve tempo. Chiedigli come mai lo ha mollato pure Nino Galloni, a cui il Coemm ha comunque fruttato tanto. Chiedigli come mai è finito ai ferri corti anche con Silvio Aparo, direttore del Corriere Quotidiano. Chiedigli che fine ha fatto il grande amicone Fincati, quello che si è ritrovato il socio morto in un dirupo per cause misteriose. Chiedigli chi si è tenuto i soldi dei farlocchi “corsi di formazione” pagati in anticipo e poi mai tenuti. Chiedigli come mai i 356 milioni di africani, da lui sempre citati, non hanno mai versato l’euro mensile per finanziare i progetti degli italiani (!!!). Chiedigli delle tessere pagate e mai consegnate ai blogger CQ24. Chiedigli come mai il logo del Partito Valore Umano, che gli ha “chiesto il programma”, era stato depositato anni prima della fondazione dallo stesso Sarlo. Chiedigli quante persone sono state minacciate e calunniate all’interno del grandioso progetto Coemm, ogni volta che scoprivano qualcosa che non doveva venire alla luce. Chiedigli un solo nome dei tanti “finanziatori esterni” che si sarebbero interessati al Coemm. Chiedigli che fine hanno fatto la società SEI, la Ceida, la White Tiger, il DVD di Madre Teresa di Calcutta, i Villaggi IDEMM, la carta-punti, il celeberrimo Quid! Soprattutto – e basterebbe questo – chiedigli quante delle mille promesse fatte ha mantenuto. Ne basterebbe una, una soltanto.
Facile poi intortare un giornalista coi soliti “noi faremo”, “noi diremo”, “noi realizzeremo”. Facile vantarsi a parole di avere 100.000 seguaci. Chiedigli che te lo dimostri! Certo, nel 2017 c’erano 120.000 iscritti sulla Piattaforma Coemm. 120.000 persone che donavano un euro al mese, più il biglietto d’ingresso agli innumerevoli convegni. Solo che, guarda caso, a un certo punto la piattaforma è rimasta aperta per diversi giorni, lasciando a disposizione di chiunque i dati personali e i documenti di tutti gli aderenti. Le fotocopie delle carte di identità potevano essere scaricate con un clic. Sono dovute intervenire le Forze dell’Ordine, perché i responsabili non si sprecavano nemmeno a rispondere quando qualcuno diede l’allarme.
Ora sono rimasti accanto a Sarlo quattro polli (e qualche faina), e ben pochi di loro conoscono tutte queste vicende. Ma di sicuro il loro numero aumenterà grazie a questa bella intervista.
Gli oppositori principali del progetto Coemm non sono certo Moreno Morello e il Sistema. I suoi avversari sono coloro che lui ha truffato, derubato, minacciato. In diversi lo hanno denunciato. Ma, in Italia, per non finire in galera è sufficiente avere certe protezioni.
La Turchia è ancora in fiamme: sono quattro finora le vittime dei roghi. Per il terzogiorno consecutivo, le forze di emergenze turche stanno combattendo contro gli incendi che devastano sempre di più le foreste di varie aree del Paese.
Come scrive su Twitter il Ministro dell'Agricoltura e delle forteste, berkirPakdemirli, i roghi attivi sono ancora dieci, di cui tre nella regione dell'Antalya, una delle zone più turistiche della Turchia.
Dei 98 incendi che da mercoledì hanno colpito varie province turche, 88 sono sotto controllo. Gli incendi sono stati particolarmente gravi lungo la costa mediterranea, dove i forti venti hanno reso difficile l'opera dei vigili del fuoco. Evacuati anche molti alberghi in diverse regioni e i turisti tratti in salvo via mare.
Le
cause degli incendi sono ancora incerte ma le autorità turche non
escludono l'opera di piromani. Nei prossimi giorni, ad aggravare la
situazione nelle zone interessate dai roghi, sono attese temperature di
oltre 40 gradi.
Il cadavere dell'uomo ritrovato ieri sera nella zona della riserva
del Pino d'Aleppo, tra Vittoria e Santa Croce Camerina, in provincia di
Ragusa in Sicilia, è di Giuseppe Sarzana. L'uomo, 52 anni originario di Palermo,
era scomparso un mese fa, esattamente il 30 giugno. Di lui, uscito di
casa, più nessuna notizia, nonostante gli appelli dei familiari.
Sarzana si trovava all'interno della propria autovettura in
una stradella di non facile accesso all'interno di un'area utilizzata
spesso come campo scout. potrebbe essere morto per cause naturali.
Sarzana A scoprire il corpo sono stati alcuni addetti della riserva, che
hanno avvertito i carabinieri.
Sarzana si trovava all'interno dell'abitacolo,
sul sedile di guida. L'auto era chiusa dall'interno, non c'erano segni
di effrazione. I carabinieri hanno dovuto forzare l'auto per poter
aprire lo sportello. La morte, stando a quanto
stabilito dalla prima ispezione cadaverica, eseguita dal medico legale
Giuseppe Algieri, risale ad almeno dieci giorni fa, ma potrebbe essere
antecedente; sul corpo nessun segno di violenza. Le indagini sulla
scomparsa sono coordinate dal sostituto procuratore Marco Rota che,
sulla base delle risultanze, ha già autorizzato la restituzione della
salma ai familiari. Non sarà eseguita autopsia.
E' giallo sulla morte di FrancescoPantaleo, lo studente universitario 23enne di Marsala ritrovato carbonizzato il 25 luglio a San Giuliano Terme, Pisa. Grazie alla comparazione del Dna dei campioni biologici, ieri è arrivata la triste conferma del suo decesso. La tac eseguita nei giorni scorsi non avrebbe rivelato ferite precedenti agli effetti delle fiamme: ora, si attende l'esito dell'autopsia.
Scomparso da Pisa lo scorso sabato, 24 Luglio, del
ragazzo si erano perse le tracce una settimana fa. All'improvviso è
sparito: senza più una telefonata ai genitori, niente biglietti o
messaggi via social. Nella sua stanza aveva lasciato portafoglio,
bancomat, telefono, computer e gli occhiali da vista.
Dopo due giorni il padre, Tonino Pantaleo, aveva un appello disperato sui social: «Se qualcuno l'ha visto, mi contatti».
Rimane, dunque, ancora irrisolto il quesito sul suicidio o omocidio di Francesco.
Addio Petra Lucca, si sono tenuti a Cesiomaggiore, venerdì 30 luglio 2021, alle 14.30 nella chiesa parrocchiale di Soranzen (Belluno), i funerali della bambina di dieci anni residente a Toschian, investita sabato scorso. La bambina lascia la mamma Chiara “Doriana” Turrin, papà Carlo, il fratello Sebastiano e le sorelle Teresa ed Alessandra.
Molte le persone presenti per salutarla, a cominciare dai compagni di
classe e di bicicletta. Tra i primi banchi anche la donna che
sfortunatamente l'ha investita, insieme alla sua famiglia, la stessa che
aveva fatto da baby sitter ai fratelli di Petra.
La bara bianca è
stata portata in chiesa da alcuni dirigenti della Winnerbike di Santa
Giustina, gruppo sportivo con il quale Petra correva in bici. E sono
state proprio le sue compagne di squadra e amiche a leggere alcune
lettere dove hanno descritto questa ragazzina forte e determinata, alla
quale è stato doloro e difficile dire addio in questa triste giornata.
Alla fine della cerimonia, i presenti hanno preso una rosa bianca e
hanno accompagnato Petra in cimitero.
La
regione al confine con il Pakistan è stata colpita da forti
precipitazioni nei giorni scorsi, che hanno causato l'ingrossamento dei
corsi d'acqua e delle forti inondazioni.
Tra
le 40 e le 150 persone sono state uccise gravi inondazioni nella
provincia settentrionale del Nuristan, nell'Afghanistan settentrional,
secondo quanto riportato giovedì dalle emittenti locali, citando le
autorità.
Le improvvise inondazioni hanno colpito il villaggio di Meherdish nella regione di Kamdish secondo Ariana News.
Esondando,
i corsi d'acqua hanno demolito almeno 100 abitazioni e hanno causato
gravi danni all'agricoltura e all'allevamento colpito anche il bestiame.
Gravi fenomeni alluvionali avevano colpito in queste stesse ore l'India, ed in particolar modo la Regione del Kashmir.
Stando a quanto riportato dalle autorità di New Delhi, nella regione al
confine con il Pakistan sono stati riportati almeno quattro morti e
centinaia di dispersi.
La Cina è sempre più vicina a controllare l’Afghanistan e l’Asia centrale. Nell’incontro avvenuto il 28 luglio 2021 tra il ministro degli esteri cinese Wang Yi e il leader talebano Abdul Ghani Baradar è emersa l’influenza cinese sul Paese dei grandi altopiani.
Pechino si è impegnata a sostenere i talebani nella ricostruzione dell’Afghanistan dopo il ritiro delle truppe americane e di quelle Nato. In cambio, la Cina
ha chiesto al gruppo islamista di tagliare ogni collegamento con i
miliziani uiguri attivi nello Xinjang, provincia autonoma in territorio
cinese.
Le autorità di Pechino guardano con attenzione
all’avanzata dei talebani in Afghanistan dopo il progressivo ritiro dei
militari Usa che lasceranno il Paese entro il 31 agosto.
Mettere le mani sul Paese significa estendere la propria influenza su un’area vasta che include Afghanistan e Pakistan.
Islamabad
è il più importante alleato cinese in Asia centrale e antagonista
dell’India, avversario storico di Pechino e ostacolo all’influenza
cinese nella regione. Il ritiro americano farebbe dunque cadere il
territorio afgano nell’orbita pakistana e quindi cinese. Sullo sfondo
c’è il controllo del gas del vicino Kazakhstan e Turkmenistan. Gli
equilibri geopolitici dell’Eurasia rischiano quindi di essere rovesciati
a scapito di altri equilibri.
Almeno
18 milioni di persone che vivono in Afghanistan stanno affrontando
estremi bisogni umanitari, ha affermato la rappresentante speciale del
segretario generale dell'ONU e il capo della Missione di Assistenza
delle Nazioni Unite in Afghanistan (UNAMA), Deborah Lyons.
"Attualmente
circa 18 milioni di afgani stanno affrontando estremi bisogni
umanitari. Questo numero è raddoppiato rispetto allo scorso anno ed è
già pari alla metà della popolazione del Paese. Mentre stiamo seduti in
questa stanza oggi, prima di tutto dobbiamo pensare a questi 18 milioni
di afgani che, nel mezzo di un'estate calda, stanno vivendo una quarta
ondata di COVID (come tanti altri Paesi in tutto il mondo) una siccità
persistente, e l'intensificarsi dei combattimenti che hanno ucciso il
numero più alto di afgani mai visto", ha dichiarato il capo dell'UNAMA
alla seduta della Commissione per il coordinamento e il monitoraggio
svoltasi oggi.
“We all need to rethink hardened political positions we may have… the Afghan people deserve more from us,” Secretary-General’s Special Representative for #Afghanistan@DeborahLyonsUN tells #JCMB today in Kabul. Read full statement at https://bit.ly/375ZEAY
In Afghanistan prosegue uno scontro tra le forze governative ed i
talebani*, che hanno conquistato vasti territori nelle zone rurali e
lanciato un'offensiva contro le grandi città.
L'instabilità
in Afghanistan sta crescendo nel contesto dei piani annunciati
dell'amministrazione statunitense di completare il ritiro delle sue
truppe dal Paese entro l'11 settembre. Nel 2020, funzionari di
Washington e talebani hanno firmato a Doha il primo negli 18 anni di
guerra accordo di pace. Il documento prevedeva il ritiro delle truppe
straniere dall'Afghanistan in 14 mesi e l'avvio di un dialogo
infra-afghano a marzo dopo l'intesa sullo scambio di prigionieri.
*I talebani sono un'organizzazione estremista bandita in Russia ed in altri paesi
È un'avanzata che le forze regolari afgane non riescono a frenare: oltre la metà dei distretti in Afghanistan è ora controllato dai talebani, che non trovano argine dopo il ritiro delle truppe statunitensi, quasi completato.
Nel frattempo, attorno alla polveriera Afghanistan, le potenze si posizionano. Il ministro degli Esteri cinese, Wand Yi, ha ospitato mercoledì una delegazione talebana:
la Cina condivide un piccolo confine con l'Afghanistan e ha una
partnership storica con il Pakistan che dà a Pechino un vantaggio
competitivo rispetto ad altre potenze rivali.
Con i talebani al potere, la Russia teme un rinnovamento delle minacce terroristiche.
Il
ministro della Difesa russo, Sergey Shoigu, ha dichiarato che il Paese
userà la sua base militare in Tagikistan, alleato di Mosca.
"In caso di minaccia al nostro alleato, membro del trattato di sicurezza collettiva, la Russia reagirà", ha detto Shoigu.
Dal canto suo, il presidente americano, Joe Biden, ha annunciato lo stanziamento di 100 milioni di dollari per l'ondata di profughi
e rifugiati dall'Afghanistan: si tratta delle forze militari afgane,
che retrocedono o scappano oltre confine, e dei civili in fuga dalle
violenze dei talebani.
"C'è solo una strada ed è quella del tavolo
dei negoziati per risolvere il conflitto in modo pacifico e far
emergere un Afghanistan governato in modo veramente inclusivo e
rappresentativo di tutto il suo popolo", ha sottolineato Il segretario
di Stato americano Antony Blinken durante la sua visita in India.
L’avanzata dei talebani in Afghanistan ha innescato un doppio processo geopolitico
che potrebbe avere importanti ripercussioni nella regione asiatica (e
non solo). Con l’ormai imminente ritiro delle forze americane dallo
scenario afghano, la Cina sta lavorando per stringere
sempre di più la presa su Kabul. Il segnale più nitido che Pechino ha
inviato a Washington è giunto da Tianjin, dove nelle ultime ore il
ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, ha incontrato il capo dell’ufficio politico dei talebani in Qatar, Abdul Ghani Bardar.
Questo è stato il primo confronto diretto tra le parti dopo la più
recente offensiva sferrata dagli stessi talebani in Afghanistan, che ha
consentito loro di prendere il controllo di vari distretti chiave
situati nelle province di Badakhshan e di Kandahar, e rafforzare la
propria presenza lungo i confini settentrionali e orientali del Paese
(pare controllino il 90% delle frontiere nazionali). Il meeting,
inoltre, è avvenuto nello stesso luogo dove solo pochi giorni prima il
signor Wang aveva accolto la vicesegretaria di Stato Usa, Wendy Sherman,
e nello stesso momento in cui il segretario di Stato americano, Antony
Blinken, era impegnato in una visita ufficiale in India (altro Paese
profondamente preoccupato dagli sviluppi in Afghanistan).
C’è dell’altro, perché la Cina dà l’impressione di giocare la partita afghana su due fronti. Il primo è, come raccontato, il confronto diretto con i talebani, mentre il secondo coinvolge il Pakistan, Paese alleato di Pechino e coinvolto in molteplici progetti infrastrutturali legati alla Belt and Road Initiative, e per questo altamente strategico.
Ebbene, lo scorso fine settimana il ministro cinese Wang ha avuto modo
di parlare con il suo omologo pakistano, Shah Mahmood Qureshi.
Il triangolo Pechino-Islamabad-Kabul
Il Pakistan è un attore chiave per la strategia di penetrazione della Cina in Afghanistan.
Il motivo è presto detto: Islamabad ha una storica influenza sui
talebani, e in più conosce molto bene quel teatro. Non solo. Bisogna
anche considerare che i rapporti sino-pakistani sono talmente buoni – nonostante alcune piccole recenti crepe – che Pechino potrebbe utilizzare al meglio l’influenza dell’alleato per “addomesticare” i talebani, fondamentalisti islamici e sostanzialmente nemici giurati degli Stati Uniti.
Suhail Shaheen, portavoce del gruppo, ha spiegato al South China Morning Post che la Cina è considerata un'”amica benvenuta” e che i colloqui sulla ricostruzione dell’Afghanistan con il Dragone dovrebbero iniziare “il prima possibile”. No, neppure lo spinoso tema degli uiguri sembra impensierire i talebani, visto che un altro portavoce del gruppo spiegava al Wall Street Journal
che nessuno di loro ha intenzione di interferire negli affari interni
cinesi, anche se c’è una certa preoccupazione per “l’oppressione dei
musulmani” nello Xinjiang.
I talebani, non a caso, sono stati più volte accusati di aver
indottrinato e radicalizzato i cittadini appartenenti alla minoranza
turcofona uigura. Il problema, almeno per il momento, non sembra essere
vitale. Per la Cina, semmai, è più importante creare una ragnatela diplomatica
tale da evitarle eventuali passi falsi in caso di inaffidabilità
pakistana o talebana. Pechino ha infatti avuto un contatto con un altro
Paese interessato direttamente dal dossier afgano: il Tagikistan.
Il ministro della Difesa della Repubblica popolare, Wei Fenghe, è stato
ricevuto a Dushanbe dal presidente tagico Emomali Rahmon e dall’omologo
Sherali Mirzo. Sono inoltre in programma esercitazioni militari
congiunte tra Cina e Russia, un altro attore interessatissimo allo scenario afghano.
La Cina in Afghanistan
Come riportato dall’agenzia cinese Xinhua, Wang Yi ha
descritto i talebani come una “forza militare e politica cruciale” in
Afghanistan, e per questo il gruppo dovrebbe svolgere un “ruolo
importante” nel processo di pace, riconciliazione e
ricostruzione del Paese. La Cina ha quindi chiesto ai talebani di
mettere al primo posto gli “interessi nazionali”, per portare la pace, e
adottare una “politica inclusiva”. Certo, Pechino ha intenzioni serie e
– così pare – sembra desideroso di collaborare con i talebani, forse
anche per rimarcare il fallimento americano nella regione afghana.
Dal canto loro i talebani hanno elogiato la Cina come “un amico degno
di fiducia” del popolo afghano e ne apprezzano “il ruolo giusto e
attivo nel processo di pace e riconciliazione” nel Paese
centro-asiatico, ma chiedono un “ruolo maggiore” di Pechino nella ricostruzione
dell’Afghanistan. I talebani, prosegue la nota di Pechino, “sono
pienamente sinceri nello sforzo del raggiungimento della pace e sono
disposti a lavorare con tutte le parti per costruire una struttura
politica in Afghanistan inclusiva e accettabile per tutto il popolo
afghano per proteggere i diritti umani e delle donne e dei bambini”.
Pechino è pronta a investire in loco, ma a una condizione: il movimento
islamista deve tagliare i ponti con i militanti uiguri.
Negli scorsi mesi Islamabad è stata spesso accusata di sostenere i talebani in funzione antigovernativa.
Martedì
il primo ministro pakistano Imran Khan ha affermato che gli Stati Uniti
"hanno davvero incasinato tutto" in Afghanistan, cercando di trovare
una "soluzione militare" al conflitto, nonostante a suo modo di vedere
una simile prospettiva non sia mai esistita.
“E
le persone come me che continuavano a dire che non c'è soluzione
militare, che conoscono la storia dell'Afghanistan, venivano chiamate
antiamericane. Mi chiamavano Taliban Khan", ha detto il primo ministro
pakistano durante un'intervista televisiva all'emittente americana PBS.
Khan,
parlando della gestione da parte di Washington della questione afghana,
si è lamentato del fatto che quando gli Stati Uniti sembravano pronti
per una risoluzione politica nella nazione dell'Asia centrale, avevano
già perso il loro "potere contrattuale" poiché il numero delle truppe
della NATO era già stato ridotto a circa 10.000.
Khan ha
confermato all'emittente americana che, dal momento in cui la "soluzione
militare" al conflitto era fallita, un governo inclusivo che prevedeva
un accordo di condivisione del potere con Kabul sarebbe stato il
"miglior risultato" per il futuro.
"Quindi,
i talebani* si siedono con l'altra parte e formano un governo
inclusivo. Questo sarebbe il miglior risultato. Non c'è altro che
possiamo fare, tranne spingerli il più possibile per una soluzione
politica. Questo è tutto", ha detto ancora Khan.
Il
primo ministro pakistano ha anche respinto le accuse secondo cui il
Pakistan starebbe fornendo supporto militare, logistico e finanziario
agli insorti talebani nella lotta contro le forze di sicurezza nazionali
afghane (ANSF), come affermato dall'amministrazione del presidente
Ashraf Ghani, che ha fatto notare come negli ultimi giorni circa 10.000
combattenti abbiano attraversato il confine tra i due Paesi per andare a
dare manfrte ai talebani.
Da parte sua, Khan ha affermato che le autorità afghane devono ancora fornire prove a sostegno delle loro affermazioni.
“Quando
dicono che il Pakistan ha dato ai talebani rifugi sicuri, santuari,
dove sono questi rifugi sicuri?", si è chiesto il premier.
Il ritiro degli americani dall'Afghanistan
Gli
Stati Uniti si sono impegnati a ritirare le proprie forze armate
dall'Afghanistan entro il 31 agosto di quest'anno, con il processo che
ha avuto inizio il 1° maggio scorso. All'inizio di questo mese, il
Comando centrale degli Stati Uniti (CENTCOM) ha annunciato che il 90%
delle forze era già stato ritirato dalla regione.
Il processo di
ritiro delle truppe straniere, tuttavia, è stato accompagnato da
un'offensiva nazionale da parte dei talebani, con gli insorti islamici
che affermano di controllare quasi l'85 percento del territorio
dell'Afghanistan e il 90 percento dei suoi confini, compresi quelli con
Tagikistan, Uzbekistan, Turkmenistan e Iran.
*I talebani sono un gruppo terroristico vietato in Russia e in altri Paesi