Interivista ad Aldo Lazzaretti, editore, che ha aderito al Comitato Tecnico Scientifico “No Lombroso” e la cui casa editrice pubblicherà a breve un libro-diario sulla vicenda del Museo di Antropologia Criminale “Cesare Lombroso”, il Comitato e l'Università degli Studi di Torino.
E' nata per via di un dibattito su Facebook nel 2013. Avevo tra i miei contatti Luca Cassiani, il presidente della Commissione Cultura al Comune di Torino, e un giorno ho visto un suo commento contro la delibera del Comune di aderire al Comitato “No Lombroso”, una proposta fatta dell'assessore Domenico Mangone. Subito gli risponde Domenico Iannantuoni, esponente più in vista del Comitato, e da lì ho avuto una panoramica sulla vicenda. Poi sono intervenuto, spiegando che c'era stato un precedente: larestituzione dei reperti di Davide Lazzaretti, un predicatore italiano del XIX secolo, all'omonima Fondazione. Iannantuoni mi chiese la documentazione. E quell'informazione fu una svolta nella battaglia del Comitato.
Devo dire che quello non è stato il primo contatto con la vicenda di Cesare Lombroso. Nel 2009 fa mi misi in contatto con il Museo Lombroso per organizzare una presentazione del libro che avevo pubblicato su Davide Lazzaretti, un predicatore italiano del XIX secolo, il cui reperto, tra l'altro, era conservato proprio al museo. La segretaria mi rispose qualcosa come: «Ah, Davide Lazzaretti, quello nato come i cavalli – all'undicesimo mese s'intende – anche lei, che è un discendente, è nato così?» Spero mi stesse prendendo in giro, ma ho il sospetto che le teorie lombrosiane abbiano attecchito anche sul personale del museo.
La sua casa editrice pubblicherà entro ottobre/novembre un libro-diario dal titolo “Cento città contro il museo Cesare Lombroso”. Com'è nata l'idea di questa pubblicazione?
Il libro è un diario di lavoro che espone delle indicazioni filosofiche e giuridiche emerse durante il confronto tra il Comitato “No Lombroso” e l'Università degli Studi di Torino. Si è deciso di trattare anche altri casi, oltre i più celebri di Giuseppe Villella e Davide Lazzaretti.
Leggendo il libro emerge chiaramente quella che si potrebbe definire una “richiesta sofoclea”: dare la sepoltura a tutti i resti esposti al museo. “Sofoclea” perché siamo partiti da una tragedia di Sofocle del 442 a.C., Antigone, nella quale Antigone s'impegna a dare sepoltura al fratello Polinice, contro la volontà dello zio Creonte, il nuovo re di Tebe. Ma di certo la questione può essere affrontata da un punto di vista cristiano. Infatti sono numerosi e importanti gli esponenti della Chiesa che si sono impegnati per il Comitato, come l'arcivescovo di Torino Monsignor Cesare Nosiglia.
Chi era Cesare Lombroso?
Un controverso medico e Antropologo, anzi, un malevolo studioso e manipolatore di professione. Un non scienziato a cui hanno intitolato un museo e che all'epoca godeva di credibilità presso il mondo politico e scientifico italiano. Proponeva delle idee, sulla base dell'atavismo crinale, che in fin dei conti erano pura eugenetica.
E pare che venne persino preso in giro. Dalla Francia gli domandarono un consulto. Gli inviarono 10 fotografie di donne presunte criminali. La risposta di Lombroso fu positiva. Ma in realtà quelle donne non erano criminali, bensì persone comuni che non avevano mai commesso reati.
Tolstoj stesso, come viene raccontato in Cento città contro il Museo Cesare Lombroso, lo prese in giro, quando Lombroso gli fece visita nel 1897, dimostrandosi l'esatto opposto di quanto aveva sostenuto il medico di Verona nei suoi saggi in cui avvicinava la genialità alla criminalità.
Come giudica il contributo di Cesare Lombroso alla criminologia?
Ha posto una questione, il campo d'indagine, ma su basi sbagliate, che sono poi state corrette da successivi esponenti della criminologia moderna, come Salvatore Ottolenghi con l'utilizzo delle impronte digitali.
Secondo alcuni esiste un certo interesse verso la morte. Si è parlato di “voyeurismo necrofilo” per la mostra “The Human Body Exhibition”, ad esempio. Se ne può parlare anche per il museo Cesare Lombroso?
Penso che chi vada al museo si aspetti di trovare gli strumenti che un museo di criminologia può esporre, non dei resti umani. Ma al “Cesare Lombroso” tali strumenti non si trovano. Si può vedere il vestito di un indiano d'America, Cervo Bianco, esposto in bella vista. Allora mi chiedo cosa significhi. È criminale chi porta quell'abito? Ma allora sono criminali tutti gli indiani di quella tribù. Oppure è l'abito che fa il criminale? Ma in questo senso è ancora più grave.
Ricordo che, comunque, per il museo ci sarebbe sempre la possibilità di realizzare dei calchi dai reperti che ora conserva. Questa potrebbe essere una via di mezzo, volendo.
Comunque penso che vi sia un'attrazione verso la morte, ma per esorcizzarla. Certo, vi sono modi diversi, come al museo dei Cappuccini di Palermo, dove si trovano degli scheletri di nobili integri. Però non sono esposti in qualità di briganti o di criminali, come a Torino.
La lettera inviata dal Comitato “No Lombroso” ai diversi comuni d'Italia per farli aderire alla propria causa, si chiude con un appello per “un disegno di Legge che metta al bando la memoria di uomini colpevoli direttamente o indirettamente di delitti connessioni con crimini di guerra o di razzismo”. E' una richiesta che si affaccia su un profondo dibattito filosofico e storico come la memoria del Male. Che pensa a proposito di quella richiesta?
Non bisogna dimenticare, ma nemmeno si deve esporre i resti di una persona. Certo, vanno condannati i fatti, se ce ne sia il bisogno, di quella persona, ma bisogna che ilcorpo venga lasciato in pace.
Penso che quella frase voglia in realtà condannare non la memoria del Male, ma chi, con quella scusante, celebra lo stesso. Pensiamo ad un luogo simbolo della Memoria: Auschwitz. Ebbene, là c'è la testimonianza di dove sono stati perpetrati i crimini nazisti; ci sono anche le camere a gas, ma dentro di queste non troviamo gli scheletri dei prigionieri. In quel caso si ricorda, nel caso del museo “Cesare Lombroso” si espongono dei resti umani che sono testimoni di teorie risultate poi false.
http://www.articolotre.com/2014/08/no-lombroso-il-pensiero-di-aldo-lazzaretti/

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