Top manager, stipendi milionari
La classifica nell’anno della crisi
I compensi dei grandi gruppi quotati a Piazza Affari
di Giovanni Stringa
La classifica è provvisoria perché alcune società non hanno ancora pubblicato bilanci e relazioni. Ma i grandi numeri, come negli anni scorsi, non mancano. E’ la lista dei compensi dei presidenti e degli amministratori delegati delle 20 principali società quotate alla Borsa italiana: le super remunerazioni del 2013 si trovano generalmente nei bilanci dell’anno, approvati e pubblicati in queste settimane.
Iniziamo dal podio, anch’esso naturalmente provvisorio, in attesa che tutti i dati siano pubblicati. Al primo posto c’è Franco Bernabè con oltre 8,2 milioni di euro. All’ex presidente esecutivo di Telecom Italia (in carica fino al 3 ottobre dell’anno scorso) sono andati, all’interno degli 8,2 milioni, 5,6 milioni come liquidazione e patto di non concorrenza. Al secondo posto c’è un altro «ex»: Enrico Cucchiani, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo fino al 29 settembre 2013. In totale, Cucchiani nel 2013 si porta a casa 6,1 milioni, inclusi 3,6 milioni - si legge nella tabella preparata da Intesa - «a fronte di recesso unilaterale anticipato». Il terzo posto va a Sergio Marchionne, che tra l’incarico di amministratore delegato Fiat e di presidente Cnh Industrial arriva a quota 5,9 milioni.
Segue Luca di Montezemolo, che di Fiat è «semplice» consigliere ma grazie all’incarico di presidente Ferrari totalizza un compenso di 5,5 milioni. Dietro Montezemolo c’è Paolo Scaroni: all’amministratore delegato dell’Eni vanno 4,5 milioni. Ai quali, in futuro, potrebbe aggiungersi un trattamenti di fine mandato plurimilionario. Il Cane a sei zampe ha infatti calcolato, in caso di addio di Scaroni, un’indennità integrativa fissa di 3,2 milioni, più una parte variabile, più un patto di non concorrenza da 2,2 milioni, oltre ai trattamenti previdenziali/contributivi.
La lista continua con altri 18 compensi milionari, dai 4,4 milioni di Andrea Guerra (amministratore delegato Luxottica) fino al milione di Marco Patuano (alla guida di Telecom Italia). Senza contare naturalmente i nomi che ancora mancano all’appello: come l’amministratore delegato di Terna Flavio Cattaneo a cui, secondo alcune stime, nel 2013 dovrebbero essere stati destinati 2,4 milioni di compenso fisso più una quota variabile. Non vanno poi dimenticate le retribuzioni di alcuni alti dirigenti, o di chi guida aziende al di fuori della «top 20» delle principali quotate. Due esempi: 3 milioni per Sergio Balbinot delle Generali e 6,1 milioni per l’amministratore delegato di Prysmian, Valerio Battista.
In diversi casi, poi, bisogna aggiungere i compensi ricevuti per gli incarichi ricoperti nei consigli d’amministrazione di altre aziende, le stock option e altri piani retributivi. Tuttavia, il segno «meno» che ha caratterizzato un altro anno di recessione per l’Italia (Pil giù dell’1,9%) è arrivato anche ai piani alti delle grandi imprese: in alcuni casi i compensi sono scesi. Pur restando, comunque, a sette cifre.
http://www.corriere.it/economia/14_aprile_10/top-manager-stipendi-milionari-classifica-nell-anno-crisi-839833a2-c0d6-11e3-95f0-42ace2f7a60f.shtml
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