sabato 19 aprile 2014

Telecom, suicida il capo della sicurezza: era stato il braccio destro di Giuliano Tavaroli











di Marco De Risi

Lo hanno trovato davanti all'entrata dei garage del grande palazzo della Telecom, alla Magliana. Quando i carabinieri sono arrivati sul posto, chiamati da un dipendente Telecom poco dopo le 11, non pensavano di trovarsi di fronte a quello che da li a poco si sarebbe trasformato da un caso di suicidio a un vero e proprio giallo.

La vittima infatti si chiama Emanuele Insinna, ha 54 anni, ma soprattutto è il capo della sicurezza della sede della Telecom, ex collaboratore di Giuliano Tavaroli, il protagonista della nota inchiesta su spionaggio e dossieraggio.

Dalle prime indiscrezioni Emanuele Insinna, sposato, padre di due figli, da oltre 15 anni in Telecom, ultimamente sembra fosse molto depresso anche per motivi familiari. La procura di Roma ha aperto un fascicolo sul suicidio. Il pm di turno ha già disposto l'autopsia.

L'inchiesta Telecom ha avuto inizio alla fine del 2005 con una prima tornata di 21 arresti. Un materiale inedito e scottante quello che riguarda le ipotesi di reato secondo la Procura di Milano. In pratica i magistrati sono convinti che per anni alcuni soggetti all’interno di Telecom Italia, fra i quali l’allora capo della sicurezza Giuliano Tavaroli (che ha patteggiato la pena) ma anche investigatori privati e graduati delle forze dell’ordine, avrebbero messo in piedi un sistema di intercettazioni illegale all’interno di Telecom svolgendo un’attività di dossieraggio.

L’ipotesi degli investigatori è anche quella che gli spioni erano in contatto con settori dei servizi segreti. Ecco che l’inchiesta Telecom si apre in altri rivoli fino a toccare il sequestro di persona avvenuto nel 2003 a Milano dell'Imam di Milano Hassan Mustafa Osama Nasr. Un sequestro che sarebbe stato illegale e sarebbe stato gestito dalla Cia ma anche da spioni italiani.

Non solo: il caso Telecom riguarda anche lo strano suicidio di Adamo Bove, l’ex poliziotto che fu messo a capo della sicurezza della Telecom dopo lo scandalo. Il funzionario si gettò da un cavalcavia a Napoli e morì sul colpo. Un suicidio contestato dai famigliari e che, forse, è ancora da chiarire. In questa matassa di misteri, ora, si inserisce anche la morte di Emanuele Insinna (mai indagato nell'inchiesta).

L’uomo era stato infatti solo citato da Giuliano Tavaroli. In un passaggio dell'inchiesta, quando il gip contesta a Tavaroli il possesso di atti riservati dei servizi segreti, lo stesso Tavaroli dichiara: «Lo escludo - replica Tavaroli alle accuse del gip - Cattive interpretazioni, cattivissime... Si tratta di documenti redatti da Emanuele Insinna, mio collaboratore nell'ufficio Telecom che si occupa del segreto di Stato».


http://www.ilmessaggero.it/ROMA/CRONACA/parco-de-medici-suicidio-palazzo-telecom-inchiesta-intercettazioni-tavaroli/notizie/638025.shtml

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