Lavorava in Germania
Dopo 42 anni
«Ecco la pensione»
Carlo Balbinot era restato otto mesi alla Siemens
«Ora mi arrivano 21 euro al mese»
di Gianluca Lettieri
CHIETI - Lavora per pochi mesi alla Siemens di Monaco e, 42 anni dopo, gli arriva una lettera dalla Germania: «Ecco la sua pensione». È la storia di Carlo Balbinot, pensionato 66enne di Chieti. Mai se lo sarebbe aspettato, perché quel breve periodo di fatica lontano dall'Abruzzo non era che un'esperienza quasi dimenticata. Così, quando nei mesi scorsi riceve un plico da Berlino, è lo stupore a prendere il sopravvento. Il contenuto della comunicazione è più o meno questo: «Avendo lei compiuto 65 anni di età, ha diritto a ricevere il trattamento pensionistico relativo al periodo di lavoro prestato in Germania dal 12 gennaio al 10 dicembre del 1971». Poi, il conteggio: 21 euro e 11 centesimi al mese. A dire il vero era stato Carlo, qualche mese prima, a inviare una lettera in Germania: «Siccome dovevo andare in pensione dopo aver lavorato quasi 35 anni in Italia, volevo sapere se nel conteggio potevano essere considerati anche i mesi in cui ero stato a Monaco di Baviera - racconta -. Quel che è certo è che non mi aspettavo una risposta così veloce». La sorpresa, infatti, arriva pochi giorni dopo il 65° compleanno. Superato lo stupore, il pensionato mostra il documento alla moglie e ai due figli: «Erano riportate anche le condizioni e le modalità per incassare i soldi». Così Carlo va all'Inps e completa le pratiche burocratiche. Il primo pagamento arriva con un assegno circolare. Ed ecco un'altra bella notizia, l'ennesima: nell'importo sono compresi anche gli arretrati che si erano accumulati a causa della procedura che si segue in questi casi. «Considerando che si tratta di poco più di 21 euro, l'accredito sul conto corrente bancario arriva ogni tre mesi. Altrimenti le spese sarebbe superiori alla pensione», sorride Carlo. Che apre l'album dei ricordi: «Mi ero diplomato da qualche anno come perito meccanico e decisi di andare all'estero per lavorare nell'enorme stabilimento della Siemens, dove c'erano ben 3.500 addetti. Venivano prodotte delle stampanti per grandi centri di calcolo e mi occupavo del controllo di pezzi meccanici di alta precisione». Tanti abruzzesi, soprattutto teatini, seguirono la strada di Balbinot: lavorando nella fabbrica di Monaco, era possibile sostenere un corso di formazione che avrebbe poi permesso di ricoprire il ruolo di capotecnico negli stabilimenti italiani dell'Aquila e di Avellino. D'accordo, 21,11 euro al mese non cambieranno certo la vita. Ma la storia di Carlo mette in evidenza l'inevitabile raffronto tra la proverbiale lentezza e inefficienza della burocrazia italiana e l'incredibile precisione di quella tedesca.
http://www.ilmessaggero.it/abruzzo/pensione_germania_balbinot_lavoro_chieti/notizie/642216.shtml
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