Non è normale nè inevitabile
di Maria G. Di Rienzo
La “cultura dello stupro” crea ambienti in cui la violenza contro le donne è alta o prevalente: la parola che di solito si usa per descrivere questo stadio è normalizzazione. La violenza è talmente diffusa dall’essere descritta e persino vissuta come “normale”. L’Italia è uno dei (troppi) paesi che hanno questo problema.
La cultura dello stupro si perpetua tramite il linguaggio misogino e sessista, l’oggettificazione dei corpi delle donne e la definizione della violenza sessuale come attraente, accettabile, desiderabile, espressione di scelta e di libertà personale, eccitante in modo magnifico e supremo. Un ambiente immerso in questa cultura dà di conseguenza ben poco valore ai diritti delle donne, alla loro partecipazione democratica, alla loro autonomia e al loro benessere.
Non occorre aver violentato qualcuna o essere stata violentata per essere immersi nella cultura dello stupro. Non occorre aver violentato qualcuna o essere stata violentata per perpetuare la cultura dello stupro. Le sue componenti principali sono elencate di seguito:
IL BIASIMARE LA VITTIMA – Com’era vestita, dove si trovava, a che ora era fuori di casa, provocava/umiliava/irritava il suo aggressore o lo aveva lasciato/voleva lasciarlo, era promiscua, era una prostituta, ha resistito (aizzando l’aggressore ad agire peggio) o non ha resistito (allora ci stava)… tutto questo ha il solo effetto di segnalare allo stupratore che la società lo scusa, gli perdona l’eventuale raptus, lo compatisce per quel che ha dovuto sopportare e che domani può violentarne un’altra, perché come si sa sono tutte troie: “Io di ingenue non ne ho mai conosciute, di esibizioniste tante.” E: “Lo dice lei che è stata stuprata, ma le donne…”, sono anche bugiarde e inaffidabili.
IL BANALIZZARE E RENDERE TRIVIALE LA VIOLENZA SESSUALE, TRAMITE LE BATTUTE E GLI SCHERZI E QUALSIASI ALTRO TIPO DI “IRONIA” SULLO STUPRO – “Anche se noi fossimo tutti potenziali stupratori tu non corri nessun rischio”: solo le belle meritano di essere stuprate. “Io le spaccherei il culo, magari le piacerebbe pure”: le donne godono della violenza sessuale. “La fai trombare con un capo rom oppure un nordafricano. Si chiama integrazione.”: le donne devono essere punite sessualmente per i concetti che esprimono, se essi non sono graditi, o per i loro errori.
LA TOLLERANZA NEI CONFRONTI DELLE MOLESTIE SESSUALI – “A una palpatina si sopravvive.”, “Voleva essere carino con te.”, “Gli piaci.”, “Sotto sotto è lusingata dall’attenzione nei suoi confronti.” Perciò, in presenza di episodi di molestie, i presenti non intervengono o, peggio ancora, strizzano l’occhio realmente o simbolicamente ai molestatori.
LA DEFINIZIONE DELLA MASCOLINITA’ COME DOMINIO E AGGRESSIONE SESSUALE – La fotto – la trombo – la spacco – me la faccio – la metto a 90° gradi – glielo ficco di qua e di là… eccetera.
LA DEFINIZIONE DELLA FEMMINILITA’ COME SOTTOMISSIONE E PASSIVITA’ SESSUALE – Vedi sopra. Nessuna delle frasette precedenti contempla consenso, attività reciproca e piacere reciproco. Ci sono solo un UOMO e un BUCO.
LE INFINITE RAPPRESENTAZIONI DI VIOLENZA SULLE DONNE, DI DEGRADO ED UMILIAZIONE DELLE DONNE CHE SI RIPETONO GRATUITAMENTE (nel senso che sono inutili, ridondanti, morbose, sovraesposte e fuori luogo rispetto allo sviluppo della trama o al contesto della trasmissione/dell’argomento discusso, al concetto attorno a cui ruota la performance/il prodotto) NEI FILM, NEI VIDEO MUSICALI, NELLE PUBBLICITA’, NEI PROGRAMMI TELEVISIVI. – Non c’è bisogno che vi faccia degli esempi, vero? Se abbassi la mutanda si alza l’auditel.
IL FAR APPARIRE LO STUPRO COME INEVITABILE, ETERNO, NATURALE – “Gli uomini sono uomini, non possono trattenersi.”, “Lo stupro c’è sempre stato, le donne devono starci attente e basta.”, “Se le donne sono irresponsabili questo è quel che succede, perché l’istinto maschile è naturale.” La scienza deve ancora individuare il “gene dello stupro” o la composizione chimica/ormonale che innesca lo stupro, o quante sinapsi siano bruciate nei cervelli dei violentatori: ma forse alcune lo sono nei cervelli degli autori di queste frasette false e complici.
IL CONTINUARE A FARE PRESSIONE SULLE DONNE AFFINCHE’ RESTRINGANO I LORO SPAZI E MOVIMENTI, CAMBINO COMPORTAMENTI, ADOTTINO UNA MENTALITA’ DA “PREDE” AL FINE DI EVITARE LO STUPRO, ANZICHE’ L’INSEGNARE AGLI UOMINI CHE STUPRARE E’ SBAGLIATO. – Ed è per contribuire a questo scopo ultimo che oggi ho scritto cose da me già scritte 1.000 volte, e che voi avete letto 10.000 volte, perché i miei articoli non sono ovviamente i soli che leggete, e perché le fonti – studi ricerche testimonianze dati cifre analisi – sono pubbliche e accessibili.
Quindi, voi signori (e anche signore) che non sapevate, e non vi rendevate conto, e stavate solo scherzando, e non volevate offendere: ora sapete qualcosina di più, vi rendete conto un po’ meglio e potreste scherzare in modo differente e smettere di offendere in ogni senso. Così:
EVITATE DI USARE UN LINGUAGGIO CHE OGGETTIFICA E UMILIA LE DONNE.
PROTESTATE QUANDO QUALCUN ALTRO LO FA.
PRENDETE SUL SERIO QUEL CHE LE DONNE DICONO, CHE SI TRATTI DI UN “SI’” O DI UN “NO”, CHE VI PIACCIA O MENO.
COMINCIATE A RIFLETTERE IN MODO CRITICO SUI MESSAGGI CHE RICEVETE E MANDATE IN MERITO A DONNE, UOMINI, RELAZIONI E VIOLENZA.
RISPETTATE GLI SPAZI E LE ESPERIENZE ALTRUI.
Normalizzazione non significa normalità. Che l’ambiente sia così ora, non vuol dire che lo è stato da sempre e che sempre sarà così. L’unica costante nelle nostre vite è il cambiamento.
Maria G. Di Rienzo, femminista, giornalista, formatrice e regista teatrale, è autrice del bloghttp://lunanuvola.wordpress.com
http://comune-info.net/2014/02/non-e-normale-ne-inevitabile/
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