martedì 28 gennaio 2014

28 settembre. “Buongiorno, Santo Padre”
I segreti del giorno in cui morì Papa Luciani


28 settembre. “Buongiorno, Santo Padre” <br/> I segreti del giorno in cui morì Papa Luciani

Un sorriso. Uno sguardo mite e pulito. Questa è l’immagine che è passata alla storia di Albino Luciani. Papa Giovanni Paolo I. 33 giorni di pontificato. Uno dei più brevi della storia.In occasione del giorno della sua scomparsa, Rai 2 prova a fare nuovamente luce su questo mistero con “la Storia siamo noi” in onda questa sera.Noi di Gialli.it vogliamo invece provare a raccontare una storia e i suoi protagonisti.
di CLAUDIA MIGLIORE
Infarto mio-cardico acuto. Sono le 7.30 del mattino del 29 settembre 1978. In un comunicato stampa il Vaticano annuncia al mondo la morte di Albino Luciani, papa Giovanni Paolo I. Il primo pontefice figlio di muratore che siede sulla Sedia del figlio di un falegname. L’unico, papa per 33 giorni. L’unico morto in circostanze misteriose.
La nostra storia vogliamo cominciarla da quel comunicato. Unica fonte ufficiale.
“Questa mattina, 29 settembre 1978, verso le cinque e mezzo, il segretario privato del Papa, non avendo trovato, diversamente dal solito, il Santo Padre nella cappella del suo appartamento privato, lo ha cercato nella sua stanza e lo ha trovato morto nel letto con la luce accesa, come se fosse intento a leggere. Il medico, dottor Renato Buzzonetti, che è accorso nella stanza del Papa, ha confermato la morte, che è avvenuta presumibilmente verso le undici di ieri sera, asserendo che si è trattato di morte improvvisa che potrebbe essere stata causata da infarto mio-cardico acuto”.
I fattiVenerdì 29 settembre 1978, ore 4.30. Suor Vincenza come faceva tutti i giorni, da 33 giorni, lascia sulla scrivania dello studio, comunicante con la stanza dove dorme Papa Giovanni Paolo I, un bricco di caffè. Come tutti i giorni bussa alla porta della stanza da letto. Come tutti i giorni pronuncia una frase altrettanto usuale: “Buongiorno, Santo Padre”.  Ma accade qualcosa di diverso dagli altri giorni. Il bricco del caffè non viene toccato. Sapendo che mai, in quasi vent’anni, da quando era al suo servizio, Luciani si era alzato dopo le 4.30, Suor Vincenza bussa ancora alla porta e poi preoccupata entra.  Sono le 4.45. Il Papa è sdraiato sul letto, la testa reclinata a destra, le labbra dischiuse, gli occhiali poggiati sul naso e con in mano delle carte. Sul comodino la lampada è ancora accesa. Giovanni Paolo I è morto ed è suor Vincenza ad averlo trovato per prima. Non il suo segretario.
L’ora della morte non è nota. Si può solo supporre.
Il Vaticano non richiederà mai l’autopsia sul corpo di Papa Luciani. E ciò che avrebbe potuto fugare ogni dubbio resta invece uno dei principali motivi di sospetto.
Successivamente alla scoperta del corpo senza vita di Papa Luciani, scompaiono le medicine che il pontefice era solito tenere sul comodino. Spariscono le carte che il papa aveva ancora in mano. Sparisce il suo ultimo testamento. Non c’è più traccia né delle pantofole che era solito calzare, né degli occhiali che aveva indosso al momento della morte.
Diviene oggetto di discussione persino il libro che aveva sul comodino. “L’Imitazione di Cristo” dice il suo segretario. Ma quel libro, il libro preferito di Papa Luciani, era rimasto nella sua residenza di Venezia e non ce n’era una copia in Vaticano.
L’annuncio della morte viene dato con un ritardo di quasi tre ore.
E’ una strana storia questa. Che ha un unico grande interrogativo. Perché? Perché mentire sull’ora, sulle circostanze. Perché mentire sugli effetti personali. Sulle letture del papa. Perché? Si domandano tanti da anni. Perché?. Oggi tutti i protagonisti sono morti. Oggi non ci sono più voci per rispondere. Restano gli atti processuali, le testimonianze, i libri. Parole scritte sui principali protagonisti di uno dei più grandi misteri del XX secolo.
Marcinkus e lo IORArcivescovo americano. Numero di matricola 43/649. Soprannome “Marpa”. Massone. Come tanti in Vaticano. Il 6 gennaio 1969 viene nominato segretario della Curia romana. Stringe amicizia con l’uomo d’affari americano David Matthew Kennedy, allora presidente della Continental Illinois National Bank di Chicago e, attraverso quest’ultimo, conosce Michele Sindona. Poi Roberto Calvi. Poi Licio Gelli. Dal 1971 al 1989 Marcinkus è presidente dell’Istituto per le Opere di Religione (IOR), la banca del Vaticano. E’ in quel ruolo che, nel 1981, l’arcivescovo verrà coinvolto nel crac del Banco Ambrosiano Veneto. A causa delle compromissioni economiche e giuridiche tra lo IOR e il Banco. Nel 2003 Marcinkus verrà indicato, da Vincenzo Calcara pentito, come il personaggio di raccordo fra l’”entità vaticana” e quella di Cosa Nostra per le attività di riciclaggio di denaro.
Ma dopo quel 28 settembre 1978 su Marcinkus ricadranno i maggiori sospetti per la morte di Papa Luciani. A Marcinkus quei 33 giorni devono essere sembrati un’eternità. 33 giorni in cui Luciani aveva tracciato le linee di un profondo rinnovamento della chiesa nel tentativo di riportarla agli ideali originari di umiltà e semplicità. 33 giorni in cui Luciani aveva deciso di sottrarre allo IOR tutte le prorietà mobiliari e di sostituirne i vertici.
Oggi lo IOR ha 130 dipendenti, un patrimonio stimato (nel 2008) di 5 miliardi di euro, 44 mila conti correnti, riservati a dipendenti vaticani, ecclesiastici e ad una ristretta quantità di enti privati.
Il cardinale CodyDi Chicago. Notoriamente corrotto. Paolo VI era stato riluttante a ordinargli di dimettersi, limitandosi a chiedere che si facesse da parte. Lui si era rifiutato. Nel giugno 1970, mentre era tesoriere della Chiesa americana, investì illegalmente due milioni di dollari in azioni della Penn Central. Pochi giorni dopo, il prezzo delle azioni crollò e la società andò in bancarotta. Il Cardinale sopravvisse a quello scandalo e iniziò a vendere gran parte dei beni della diocesi di Chicago, che contava 2,4 milioni di persone. Era stravagante, bugiardo patologico e paranoico. Mescolava fondi che secondo la legge non aveva il diritto di toccare con altri che erano legalmente sotto il suo controllo. Questo e molto altro trovò Albino Luciani nel suo dossier e decise che il Cardinale Cody doveva andarsene.
Il Cardinale VillotSegretario di stato di Paolo VI. Numero di loggia 041/3. Massone. Come tanti in Vaticano. Alla morte di Paolo VI viene riconfermato da Giovanni Paolo I. Rappresenta la vecchia guardia. La chiesa radicale. E mantiene fede ai modi e ai principi con cui Paolo VI ha guidato la chiesa fino alla sua morte. E all’“Humanae vitae”, l’enciclica di Paolo VI che ribadisce l’illiceità di qualsiasi metodo contraccettivo. L’humanae vitae e Albino Luciani. L’acqua e l’olio. Luciani è un innovatore. Forse lo è troppo. Luciani si occupa dei problemi del mondo prima di quelli della Chiesa. Aveva già scritto e inviato un documento sul controllo delle nascite proprio a Paolo VI. Ma oggi che il papa è lui deve fare qualcosa. Papa Luciani stabilisce dei contatti con il Dipartimento di Stato americano che studia il fenomeno e il problema della crescita della popolazione mondiale. E’ il primo passo verso un radicale cambiamento. Ma può la chiesa cambiare rotta così radicalmente? Papa Luciani nei suoi 33 giorni decide di sostituire Villot con il cardinale Gantin.
Roberto CalviIl banchiere di Dio. Presidente del Banco Ambrosiano Veneto e responsabile del suo crac finanziario. Per anni mantiene relazioni con Marcinkus e con lo IOR. Massone. Ha amicizie con molti membri della loggia massonica deviata P2, con la mafia e con il mondo degli affari. Nel 1968 conosce Michele Sindona, banchiere e massone, divenendone socio in affari. Nel 1975 Sindona gli presenta Licio Gelli e Calvi entra nella loggia P2. Negli anni precedenti al pontificato di Albino Luciani, Calvi, insieme a Gelli e Sindona ha relazioni radicate con il Vaticano. Albino Luciani viene presto informato. Delle questioni economiche. Della massoneria. Della mafia. Calvi morirà impiccato sotto il Ponte dei Frati Neri sul Tamigi. Anche la sua morte resterà un mistero.

http://www.gialli.it/il-giorno-in-cui-mori-papa-luciani

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