giovedì 3 ottobre 2013

Parabeni fa rima con tumori. Occhio all’etichetta!

Attenti agli ingredienti dei cosmetici – Foto: livelloalfa.com
Parabeni. A molti la parola non suona affatto familiare, anche se i parabeni sono sostanze che fanno parte del nostro quotidiano. Si tratta di una classe di composti organici aromatici, esteri dell’acido 4-idrossidobenzoico, utilizzati comeconservanti a basso costo nell’industria alimentare, farmaceutica e cosmetica. Fino a qui, niente di sospetto.
Anzi, qualcosa di sospetto in verità c’è. Nonostante il nome possa trarre in inganno, i parabeni sono estremamente pericolosi e, come recenti ricerche sostengono, favoriscono l’insorgenza di tumori, soprattutto nelle donne. Queste sostanze hanno infatti la capacita di interferire con le nostre ghiandole e sono in grado di simulare l’attività endocrina degli estrogeni, ormoni che hanno un ruolo centrale nello sviluppo, nella crescita e nella progressione del cancro mammario.
Come riportato da Terra Nuova, uno studio pubblicato nel gennaio dello scorso anno sulJournal of Applied Toxicology, ha messo in evidenza rapporti allarmanti di causa-effetto tra parabeni e cancro al seno. Analizzando infatti i tessuti tumorali di 40 donne, nel 99% sono state rilevate alte e preoccupanti concentrazioni di parabeni. Ma non è stato l’unico studio ad accendere i fari su queste “coincidenze”. Dal 1998 una serie di ricerche ha sollevato serie preoccupazioni circa il potenziale ruolo dei parabeni nello sviluppo del cancro al seno. L’aspetto più inquietante messo in luce dagli esperimenti effettuati risulta essere il collegamento individuato con l’uso di prodotti cosmetici: le zone dove il cancro viene per lo più diagnosticato sono quelle prossime all’incavo ascellare, area appunto dove si applicano i deodoranti. Si pensi che dopo appena un’ora dall’applicazione di una crema o più in generale di un prodotto contenente parabeni già si possono rilevare nel sangue tracce significative di queste sostanze. Quando diciamo quindi che questi composti chimici fanno parte del nostro quotidiano significa che, se prendete un deodorante, una crema o un dentifricio qualsiasi che avete in casa, a meno che non siate consumatori attenti e cultori dei prodotti biologici, vegani e certificati, troverete con ogni probabilità che contengono parabeni.
In attesa di dimostrazioni più stringenti, se mai ce ne fosse bisogno, cosa possiamo fare per tutelarci ed evitare di utilizzare prodotti dannosi per la nostra salute? Fortunatamente sono molti gli strumenti che ci vengono in aiuto e a cui possiamo facilmente accedere per cautelarci e, per lo meno, per conoscere quello che andiamo ad acquistare e ad utilizzare sul nostro corpo. E non è sicuramente un argomento “per sole donne”.
Primo passo: occorre conoscere qualcosa in più dell’INCI, cioè dell’International Nomenclature of Cosmetic Ingredientsun sistema di nomenclatura internazionale degli ingredienti cosmetici basato sui loro nomi scientifici, latini e inglesi. Acquisire maggiore confidenza con la terminologia INCI (Greenme.it dedica a “questo sconosciuto” un interessante articolo) significa saper leggere le etichette dei prodotti che acquistiamo. A cominciare dall’ordine in cui gli ingredienti vengono elencati, ovvero dal primo (che costituisce circa il 90% del prodotto) all’ultimo in base alla quantità in cui sono impiegati. Ciò significa ad esempio che, se compriamo a caro prezzo una crema in profumeria convinti che la qualità sia così garantita, ma ci accorgiamo poi che il primo ingrediente della lista è “aqua” e il secondo è “paraffinum liquidum”…. Ecco, forse dobbiamo stare più attenti, non solo al nostro portafoglio, ma prima ancora alla nostra salute. Label Watch ci fornisce una serie di interessanti spunti, ma per aiutarci a decifrare le sigle e i nomi spesso impronunciabili dell’INCI, possiamo fare riferimento al Biodizionario, una guida al consumo consapevole dei cosmetici frutto del prezioso lavoro di FabrizioZago, chimico industriale, consulente Ecolabel, obiettore di coscienza quando ancora per una scelta di questo tipo si rischiava il carcere e ora consulente per molte catene di distribuzione sensibili all'ecologia. Come si legge sul sito, sono 6205 le sostanze conosciute che possono essere impiegate nella produzione di cosmetici, di cui 4947 catalogate nel biodizionario, un sito consultabile online e nato per identificare, attraverso un sistema intuitivo di “semafori”, quali tra queste siano “sicure”, “accettabili”, “problematiche” (ma trascurabili se in piccole dosi) oppure “sconsigliate” e “inaccettabili”.
Un’altra interessante opportunità per tenersi informati e acquistare con cognizione di causa la troviamo grazie alle nuove tecnologie. Si tratta di un’applicazione per il biologico, scaricabile qui e utilizzabile sui cellulari di ultima generazione. Si chiama ICEA Check ed è stata lanciata dall’Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale per valutare il grado di “naturalità” di prodotti alimentari e cosmetici. Come si usa? Basta inserire il nome degli ingredienti contenuti nel prodotto e verificarne l’affidabilità e la sicurezza tramite i bollini visualizzati: di colore verde se sono buoni, cioè ammessi Reg. CE 834/07 per la produzione biologica oppure eco e dermocompatibili; di colore rosso per gli altri che, pur essendo a norma di legge, vengono evitati dalle aziende più sensibili ai bisogni e alla salute dei consumatori oppure non sono ammessi dai criteri della certificazione bio-eco cosmetica.
Per approfondire ulteriormente, vale la pena consultare anche la Guida all’Eco-Cosmesi, che oltre a costituire un percorso formativo e divertente nel campo della cosmesi naturale fornisce anche una serie di utili consigli e soluzioni da utilizzare in alternativa alla cosmesi industriale.
Per chi, infine, avesse meno confidenza con le tecnologie e volesse tenere in borsa un rapido prontuario con le principali sostanze da evitare, è possibile scaricare dal sito di Environmental Working Group una mini guida con alcuni suggerimenti utili per l’acquisto di prodotti più sicuri.

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