lunedì 7 ottobre 2013

Naufragio: la strage coi colori bimbi di Lampedusa

Maestre, sono aperti e solidali. Oscar, sole e' triste



(dell'inviato Ruggero Farkas) - LAMPEDUSA (AGRIGENTO), 6 OTT - E' un racconto di morte, ma con i colori dei bimbi le vittime sembrano non morire, anche quando sono ingoiate dalle onde, ma semplicemente cambiano dimensione: rimangono sospese, nell'acqua, sorridendo. I piccoli lampedusani sanno cos'è la morte in mare, sanno cosa siano i viaggi della speranza. Vedono quasi ogni giorno queste figure di loro coetanei, di uomini e donne esili giungere su barconi e poi scendere sul molo, dove spesso loro calano rudimentali lenze per pescare, avvolti in strane coperte dorate che li proteggono dal freddo. E nei giorni successivi li incontrano per strada, al bar, i più grandicelli giocano anche con loro, somali, egiziani, siriani, eritrei, a pallone nelle piazzette che si aprono lungo la via Roma. I naufragi, anche il più terribile quello con 143 morti accertati e con altre decine di dispersi, forse oltre 200, per loro non sono una novità: la scuola ha messo al centro della propria attenzione questo drammatico fenomeno coinvolgendo tutti gli scolari e gli studenti. Il giorno dopo il lutto cittadino, con gli istituti chiusi, l'inferno degli africani morti sotto la riva dell'isola è al centro dell'attenzione nell'istituto omnicomprensivo ''Luigi Pirandello'' dove 186 bimbi frequentano le classi dell'infanzia, 340 le elementari, 210 le medie e 260 il liceo scientifico, oltre ai 52 scolari e studenti della piccola Linosa. Gli alunni hanno raccontato con scritti e disegni la tragedia. Nelle scene realizzate da bambini di 6 o 10 anni c'è la barca carica di somali ed eritrei con le fiamme sul ponte, le bare con le vittime disposte nell'hangar blu, il mare da cui spuntano le braccia di chi chiede aiuto. Oscar, 11 anni, che frequenta la quinta elementare ha disegnato nuvole che ''piangono lacrime di sangue'' e il sole ha la faccia gialla triste perché - dice il bambino - ''qui da noi a Lampedusa il sole normalmente è sempre contento''. Diego, 9 anni, ha scritto sul suo quadernone: ''Dobbiamo amare loro come se fossero nostri fratelli e dobbiamo evitare che possano succedere simili catastrofi''. La dirigente scolastica Rosanna Genco, 58 anni, che due anni fa ha costretto il marito in pensione a trasferirsi sull'isola di cui si è innamorata spiega: ''L'immigrazione è il filo rosso che lega tutte le nostre attività didattiche. I bambini convivono con gli sbarchi. Sono preparati all'accoglienza, alla solidarietà, sono aperti mentalmente. Come potrebbe essere diversamente quando vedono le loro madri che si tolgono le scarpe e le danno alle donne africane che arrivano coi barconi e che camminano a piedi scalzi?''. ''Le nostre attività - prosegue - pongono al centro l'immigrazione, la solidarietà, l'accoglienza. Facciamo nostri tutti i progetti di enti esterni come Libera o Migrantes sull'argomento. Le notizie degli avvenimenti che coinvolgono Lampedusa diventano articoli sul giornalino scolastico. E poi in questo caledoscopio di gente e di storie che passano sull'isola vengono interessate tutte le discipline: la geografia, la storia, le lingue. Gli insegnati in questi giorni hanno coinvolti gli studenti, hanno preparato con loro gli striscioni, le mamme hanno partecipato alla fiaccolata coi bimbi più piccoli al loro fianco. Poi qui vivono persone che vengono da lontano irlandesi, olandesi. Spesso abitano in barca ma i loro figli vengono a scuola. I piccoli lampedusani crescono cosmopoliti''. Dice la maestra Adele Malrone: ''Sono bimbi impegnati. Quando i loro vestiti o le loro scarpe non entrano più li portano al centro di accoglienza''. E le maestre Iolanda Maggiore e Caterina Caramanno dicono: ''I bimbi hanno sofferto molto per le notizie dell'ultima tragedia. Rappresentano il naufragio come lo vedono loro sia in forma scritta che in disegno e sono toccati specialmente dalla fine tragica dei loro coetanei''. E quando il fotografo non passa da un banco per immortalare qualche disegno si sentono le piccole grida ''Guardi anche il mio, anche il mio''. Sono i bimbi di Lampedusa che trasformano i morti del mare in angeli. (ANSA)

Nessun commento:

Posta un commento